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Anelli di Kayser-Fleischer

Gli anelli di Kayser-Fleischer sono degli anelli di color giallo-brunastro che si presentano nella zona della giunzione sclero-corneale e che sono costituiti da depositi di rame, da cui appunto deriva il colore caratteristico. Spesso la loro presenza è un chiaro segno diagnostico che rivela la malattia di Wilson.

 

Quali malattie sono associabili?

La presenza degli anelli di Kayser-Fleischer è un segno specifico della malattia di Wilson. Raramente si possono manifestare in altri disturbi che interessano il fegato.

 

Esistono rimedi?

Gli anelli di Kayser-Fleischer non vengono trattati con una terapia diretta, ma tramite la cura della patologia da cui originano.

 

Con gli Anelli di Kayser-Fleischer quando rivolgersi al proprio medico?

Gli anelli di Kayser-Fleischer sono visibili in linea di massima mediante la lampada a fessura, uno specifico strumento che viene utilizzato nella scienza medica oculistica, e sono dunque osservabili nel corso di una visita, quella oculistica, che già di per sé risulta essere specialistica. A volte ci si ritrova tuttavia in situazioni in cui queste visibili anche a occhio nudo: in questo caso è bene rivolgersi al proprio medico per un consulto.

Amenorrea

L’amenorrea è una situazione di problematica femminile che vede l’assenza del ciclo mestruale. In genere si è in presenza di amenorrea quando le perdite mestruali saltano almeno tre volte di seguito o quando entro i 15 anni non sono ancora comparse le prime mestruazioni. Oltre alla ovvia situazione di gravidanza, tra le possibili cause di amenorrea vi sono eventuali problematiche degli organi riproduttivi o delle ghiandole che dovrebbero regolarmente partecipare alla gestione dei livelli ormonali.

 

Quali malattie sono associabili all’amenorrea?

Le patologie che si possono associare all’amenorrea sono le seguenti:

  • Acromegalia
  • Malattia di Wilson
  • Sindrome dell’ovaio policistico

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro l’amenorrea?

La cura dell’amenorrea non è univoca ed è dettata dalla causa principale del suo insorgere. Spesso può rivelarsi utile l’assunzione di contraccettivi a base di ormoni, in altri casi, quando ad esempio le cause coinvolgono tiroide o ipofisi, occorre sottoporsi a terapie farmacologiche specifiche.

Nel caso in cui, invece, l’amenorrea sia determinata dalla presenza di un tumore o da un problema strutturale potrebbe essere invece necessario intervenire chirurgicamente.

 

Con amenorrea quando rivolgersi al proprio medico?

Se le mestruazioni saltano più di tre cicli consecutivi è bene rivolgersi a un medico. Un consulto è necessario anche per le ragazze che hanno già compiuto 15 anni ma che non hanno mai avuto perdite mestruali.

Alterazioni dell’alvo

Le alterazioni dell’alvo è un disturbo che si presenta attraverso una vera e propria irregolarità della funzione intestinale e si manifesta con scompensi nella quotidianità delle abitudini di defecazione, disturbo di varia natura, come incontinenza, diarrea, stipsi prolungata, occlusione intestinale.

 

Quali malattie sono associabili all’alterazione dell’alvo?

Le alterazioni dell’alvo non sono esclusivamente un indice di un malfunzionamento del corpo umano. Queste problematiche possono essere connesse ad una situazione indefinita e in via di risoluzione che si presenta in seguito ad un aggiornamento o cambiamento delle proprie abitudini alimentari, gestione dello stress, stitichezza o disturbi gastrointestinali. Quando l’alterazione è più grave, di lunga durata, con la presenza di diarrea prolungata, tracce di sangue e blocchi della defecazione è possibile che sia il sintomo di una patologia come:

  • Amiloidosi
  • Diverticolite
  • Cancro al colon
  • Lupus eritematoso sistemico
  • Occlusione intestinale
  • Polipi intestinali
  • Sclerodermia
  • Sclerosi multipla
  • Sindrome dell’intestino irritabile
  • Tumore del colon-retto
  • Tumore dell’ano
  • Tumore dell’ovaio
  • Colite Ulcerosa

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

Esistono rimedi contro l’alterazione dell’alvo?

Le problematiche di squilibri temporanei del transito intestinale possono essere risolti grazie ad un’alimentazione equilibrata, ricca di fibre e con un’idratazione abbondante. In caso di diarrea prolungata o di blocco completo delle abitudini di defecazione è necessario un tempestivo approfondimento diagnostico, che comprende esami di laboratorio, ecografie, colonscopie, radiografie e Tac per appurare la causa del problema e adottare la terapia più adatta al caso.

 

In presenza di alterazione dell’alvo bisogna rivolgersi al proprio medico?

È necessario rivolgersi al medico in presenza di problematiche quali:

  • un’improvvisa stitichezza con interruzione del passaggio di feci e gas
  • dolore addominale acuto
  • sangue nelle feci
  • pus nelle feci
  • gonfiore addominale
  • nausea, vomito
  • feci piccole e dure (fecalomi o coproliti)
  • bambini che non espellono le feci per oltre tre giorni
  • una perdita di peso improvvisa

Alterazioni del ciclo mestruale

Le alterazioni del ciclo mestruale consistono in situazioni in cui le mestruazioni avvengono con cadenze non regolari, ossia non sopraggiungono ogni mese oppure compaiono più volte con flusso abbondante o prolungato anche con perdite improvvise. L’alterazione del ciclo mestruale comprende diverse anomalie:

  • anomalie del ritmo si caratterizzano per l’irregolarità della cadenza, oligomenorrea (cicli che ritardano), polimenorrea (cicli anticipati) e amenorrea (assenza di mestruazioni)
  • anomalie della quantità e durata si distinguono in mestruazioni scarse (ipomenorrea), mestruazioni abbondanti (ipermenorrea), mestruazioni più lunghe (menoragia)
  • anomalie della presentazione si distinguono in metrorragia (perdita anomala inaspettata) e le menometrorragie (perdite tra i cicli e mestruazioni lunghe)

Quali situazioni mediche sono associabili all’alterazione del ciclo mestruale?

Le alterazioni del ciclo mestruale possono essere sintomi di diverse condizioni e patologie.

  • Acromegalia
  • Squilibri ormonali
  • Ipertiroidismo (malattia di Graves)
  • Ipotiroidismo (malattia di Hashimoto)
  • Lupus eritematoso sistemico
  • Meningite
  • Tumori (ovaio, cervice uterine, endometrio)
  • Endometriosi
  • Cisti ovariche
  • Difetti della coagulazione (Malattia di Von Willebrand)
  • Malattia infiammatoria pelvica
  • Sindrome dell’ovaio policistico

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo ed è sempre consigliabile chiedere un consulto al proprio medico di fiducia in caso di persistenza dei sintomi.

 

Esistono trattamenti per curare l’alterazione del ciclo mestruale?

Le alterazioni del ciclo mestruale non sempre indicano un malfunzionamento dell’organismo. In presenza di alterazioni importanti è necessario sottoporsi a visita ginecologica per identificare l’eventuale causa patologica.

Una perdita di leggera entità può essere trattata con l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, come ibruprofene o naprossene. L’anemia conseguente ad una mestruazione abbondante può richiedere l’uso di integratori di ferro. In caso di squilibri ormonali e altre patologie, lo specialista, dopo gli opportuni esami diagnostici, indicherà la terapia farmacologica o chirurgica più adatta.

 

Chi soffre di alterazione del ciclo mestruale quando rivolgersi al proprio medico?

È sempre buona norma sottoporsi ad un controllo ginecologico una volta all’anno. È necessario rivolgersi al medico quando:

  • avviene un sanguinamento o si hanno perdite tra i cicli
  • avviene un sanguinamento o perdite dopo un rapporto sessuale
  • avviene un sanguinamento o una perdita durante la gravidanza
  • avviene un sanguinamento o una perdita dopo la menopausa
  • quando si avverte dolore
  • quando le mestruazioni durano più di 7 giorni o sono eccessive
  • in presenza di perdite anomale o con odori sgradevoli
  • in presenza di febbre
  • in caso di aumento o perdita improvvisa di peso
  • in caso di ridimensionamento del seno

Alterata visione dei colori

Qualora non si tratti di un vero e proprio difetto congenito della vista, l’alterata visione dei colori è una problematica originata per lo più da una lesione improvvisa delle vie ottiche e può allargarsi alle zone di nervo ottico, macula, retina e coroide.

Si tratta di un disturbo che può affliggere un occhio (unilaterale) o tutti e due (bilaterale) in modi anche molto diversi, quali l’insorgere di un affievolimento più o meno grave di alcuni colori, soprattutto il rosso, la visione dei colori sui toni del grigio o comunque meno intensa e accompagnata talvolta da una riduzione progressiva della vista.

 

Quali malattie sono associabili all’alterata visione dei colori?

Le patologie che si possono associare all’alterazione nella visione dei colori sono le seguenti:

  • Ictus
  • Neurite ottica
  • Retinite pigmentosa
  • Retinoblastoma
  • Retinopatia diabetica
  • Ulcera corneale
  • Degenerazione maculare

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi per l’alterata visione dei colori?

Questa problematica della vista può essere trattata solo dopo una diagnosi diretta che possa identificare le origini alla base di essa. In linea di massima la terapia farmacologica viene adottata quando è presente un’infezione o un’infiammazione delle vie ottiche.

In tutti gli altri casi si provvede a curare la patologia principale per cui la visione alterata dei colori è un sintomo secondario. In questi casi la terapia può essere farmacologica, chemioterapica o chirurgica in base alle situazioni specifiche del soggetto che ne soffre.

 

In presenza di visione alterata dei colori quando rivolgersi al proprio medico?

Se ci si ritrova in una situazione in cui la visione dei colori subisce un’alterazione persistente si rende necessario sottoporsi immediatamente a terapie e cure sanitarie perché il sintomo potrebbe essere legato a patologie, come l’ictus, per le quali un rapido intervento è indispensabile per garantire maggiori possibilità di guarigione.

Alopecia

L’alopecia è una problematica che consiste nella diminuzione della quantità o dello spessore dei capelli e che si manifesta generalmente in una perdita graduale che inizia dalla sommità della testa sotto forma di comparsa di chiazze di calvizie di varia misura, ma può anche cominciare senza preavviso. In altri casi è invece associabile alla perdita di peli in altre parti del corpo.

 

Quali malattie si possono associare all’alopecia?

Le patologie associabili all’alopecia sono le seguenti:

  • Alopecia areata
  • Dermatofitosi
  • Ipertiroidismo
  • Ipogonadismo maschile
  • Ipotiroidismo
  • Lebbra
  • Lichen planus
  • Lupus eritematoso sistemico
  • Morbo di Graves – Basedow
  • Psoriasi
  • Scabbia
  • Sclerodermia
  • Sifilide
  • Sindrome dell’ovaio policistico

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e si ricorda che il miglior consiglio possibile è sempre meglio la consultazione del proprio medico di fiducia in caso di persistenza dei sintomi.

 

Esistono rimedi efficaci contro l’alopecia?

A volte l’alopecia può risolversi senza sottoporsi a specifici trattamenti farmacologici o clinici. Altre volte,soprattutto se il disturbo è causato da uno specifico problema di salute, si rende necessaria l’assunzione di specifici medicinali, quali ad esempio i farmaci per ridurre le infiammazioni e i soppressori del sistema immunitario.

In caso di alopecia permanente si può optare anche per il trapianto di capelli o altre procedure chirurgiche. Infine, tra le soluzioni più innovative è incluso il trattamento a base di plasma ricco di piastrine.

 

Con alopecia quando rivolgersi al proprio medico?

È bene rivolgersi al proprio medico nel caso in cui si noti una perdita improvvisa di capelli, magari a ciocche, superiore rispetto alla norma durante azioni quali pettinarsi o si lavarsi i capelli. Alla base potrebbero esserci condizioni mediche che richiedono trattamenti specifici.

Alitosi

L’alitosi, meglio nota con il nome comune di alito cattivo, è una specifica situazione della persona che soffre di un alito dall’odore altamente sgradevole in modo costante, una sorta di impossibilità a rinfrescare l’alito con rimedi consueti quali caramelle mentine, collutori, spray e gomme da masticare. Alla base di questa problematica possono esserci disturbi di salute, cattive abitudini o il consumo di determinati cibi.

 

Quali malattie si possono associare all’alitosi?

Le patologie che si possono associare all’alitosi sono le seguenti:

  • Acetonemia
  • Acidosi metabolica
  • Carie
  • Colite
  • Diverticoli esofagei
  • Fibrosi cistica
  • Gastrite
  • Indigestione
  • Parodontite
  • Polmonite
  • Rinite
  • Sinusite
  • Tonsillite
  • Ulcera peptica

Questo elenco va inteso in maniera sommaria in quanto non è assolutamente un elenco esaustivo: è sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di persistenza del sintomo.

 

Esistono rimedi efficaci contro l’alitosi?

Nella maggioranza dei casi le problematiche dell’alitosi possono essere trattate in modo efficiente grazie all’implemento di una quotidiana e corretta igiene orale. Si rende infatti necessario non solo lavarsi i denti dopo aver mangiato, ma anche affidarsi a pratiche quali l’utilizzare il filo interdentale e bere molta acqua prima, dopo e durante i pasti.

 

Con alitosi quando rivolgersi al proprio medico?

Se non si riesce ad eliminare l’alitosi nonostante i cambiamenti alle abitudine di igiene orale quotidiana e allo stile di vita il consiglio è di rivolgersi ad uno specialista medico come un dentista. Nel caso in cui lo specialista sospetti la presenza di un problema non legato alla cura della bocca, è consigliato eseguire analisi più approfondite.

Vitamine

Che cosa sono le vitamine?

Le vitamine sono nutrienti essenziali la cui assunzione è indispensabile per il organismo umano.

Le vitamine non sono per lo più sintetizzate dall’organismo umano – a parte alcune eccezioni, come la vitamina D – ma si trovano in natura e devono quindi essere assunte regolarmente nella dieta quotidiana, secondo quantità che variano a seconda della tipologia di vitamina.

In particolare, gli alimenti di origine vegetale sono quelli in grado di fornire maggior contributo vitaminico al organismo umano.

Le vitamine sono contenute nei cibi, ma non esiste un cibo che le contenga tutte le vitamine. Per questo, è necessario mantenere un’alimentazione varia e che osservi le giuste dosi è maggiormente in grado di assicurare il corretto apporto vitaminico, piuttosto che un’alimentazione basata su pochi e invariati cibi.

 

A che cosa servono le vitamine?

Le vitamine svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione di molte reazioni chimiche che avvengono nel nostro organismo e che sono fondamentali per la nostra vita. In particolare, forniscono energia all’organismo e ne assicurano il rinnovo cellulare, garantendo protezione a denti pelle, capelli e anche prevenendo alcune malattie.

 

Come si dividono le vitamine?

Le vitamine sono divise in due categorie:

  • Vitamine idrosolubili: vitamine che non possono essere accumulate nel nostro corpo, per cui devono essere assunte con regolarità attraverso gli alimenti. Queste vitamine si trovano in alimenti come la carne, il latte e suoi derivati e gli insaccati.
  • Vitamine liposolubili: vitamine che possono essere accumulate – vengono assorbite in particolare dalla pelle e dal fegato – e non è dunque necessario assumerle con regolarità: il corpo le conserva fino al momento in cui siano divenute necessarie, quando le rilascia a piccole dosi. Le vitamine liposolubili si trovano con prevalenza nella frutta e nella verdura.

 

Vitamine idrosolubili:

 

vitamina B1 (tiamina o aneurina)

vitamina B2 (riboflavina o lactoflavina)

vitamina B3 o Vitamina PP (niacina o acido nicotinico)

vitamina B5 o Vitamina W (acido pantotenico)

vitamina B6 o Vitamina Y (piridossina o piridossamina o piridossale)

vitamina B8 o Vitamina H o Vitamina I (biotina)

vitamina B9 o Vitamina BC o Vitamina M (acido folico o acido pteroil(mono) glutammico o folacina)

vitamina B12 (cobalamina)

vitamina C (acido ascorbico, principio antiscorbutico)

 

Vitamine iposolubili:

 

vitamina A (retinolo e retinoidi)

vitamina D (D2: ergocarciferolo e D3: colecalciferolo)

vitamina K (naftochinone. K1: fillochinone, K2: menachinoni, K3: menadione)

vitamina E (tocoferolo)

vitamina F (acido alfa-linolenico, Omega 3)

vitamina Q (ubichinone, coenzima Q)

 

Altre vitamine:

Betacarotene

Carotenoidi

Vitamina C (acido ascorbico)

Vitamina D

Vitamina A (retinolo)

Vitamina B1 (tiamina)

Vitamina B2 (riboflavina)

Vitamina B3 (niacina)

Vitamina B5 (acido pantotenico)

Vitamina B6

Vitamina B7 (inositolo)

Vitamina B8 (biotina)

Vitamina B9 (acido folico)

Vitamina B12 (cobalamina)

Vitamina E (tocoferolo)

Vitamina F (Omega 3)

Vitamina K (naftochinone)

Vitamina Q (coenzima Q)

Vitamina Q (coenzima Q)

Che cos’è la vitamina Q?

Vitamina Q è l’altro nome con cui viene identificato il coenzima Q, conosciuto anche come ubichinone. Si tratta di una molecola organica simile nella struttura alla vitamina E e alla vitamina K.

La vitamina Q appartiene alla categoria delle vitamine liposolubili. Può essere immagazzinata dall’organismo – che la utilizza quando ce n’è la necessità – e dunque non deve essere assimilata regolarmente.

 

A che cosa serve la vitamina Q?

La vitamina Q, o coenzima Q, svolge un importante ruolo antiossidante e contribuisce a trasferire l’energia dalle cellule. La sua importanza è tale da essere molto presente nelle cellule di organi dell’organismo umano, come il fegato, il cuore, il pancreas e i reni.

Il coenzima Q assicura anche elasticità alla pelle e fornisce forza all’organismo contrastando la stanchezza.

 

In quali alimenti è presente la vitamina Q?

La vitamina Q, o coenzima Q è presente nelle carni – soprattutto nel fegato – di pollo, manzo e maiale oltre che nei frutti di mare. Particolarmente ricchi di coenzima Q sono anche alcuni pesci come il tonno e il salmone, le sardine e gli sgombri.

La vitamina Q viene anche prodotta dal corpo, produzione che diminuisce costantemente con il passare del tempo e il trascorrere dell’età o a causa di patologie croniche come quelle cardiache, il diabete, il cancro e il morbo di Parkinson.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina Q?

Il fabbisogno giornaliero di vitamina Q, o coenzima Q, varia dai 100 ai 300 mg.

 

Quali conseguenze può determinare la carenza di vitamina Q?

La carenza di vitamina Q può essere associato con problemi di natura cardiovascolare. Spesso, persone vittime di malattie cardiache denunciano una bassa concentrazione di vitamina Q. Altri effetti della carenza sono una stanchezza diffusa e problemi di natura respiratoria.

 

Quali conseguenze può determinare l’eccesso di vitamina Q?

Non ci sono casi segnalati di problemi dovuti a un eccesso di vitamina Q: le dosi oltre la norma vengono di norma espulse dall’organismo attraverso le urine.

 

Perché la vitamina Q non è considerata una vera e propria vitamina?

Con il nome vitamina Q si indica il coenzima Q, che si differenzia dalle vitamine in senso stretto poiché viene sintetizzato dall’organismo a livello di cellule. Contrariamente al resto delle vitamine, la produzione di coenzima Q dipende dall’intervento di vari nutrienti essenziali tra i quali sono ricomprese le vitamine e altri coofattori.

Vitamina K (naftochinone)

Che cos’è la vitamina K?

La vitamina K, chiamato anche naftochinone, fa parte delle vitamine liposolubili, che vengono accumulate nel fegato e non devono dunque essere assunte regolarmente, attraverso i cibi. Il corpo la rilascia a piccole dosi quando il suo utilizzo diventa necessario.

 

A che cosa serve la vitamina K?

La vitamina K, o naftochinone, ha un ruolo fondamentale nel processo di coagulazione del sangue e assicura, inoltre, la funzionalità delle proteine che formano e mantengono in forma le ossa.

 

In quali alimenti è presente la vitamina K?

La vitamina K si trova perlopiù in alimenti di origine vegetale come pomodori, cavoli, spinaci e cime di rapa. La vitamina K è presente nel fegato, ma è prodotta anche dal nostro intestino.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina K?

Il fabbisogno giornaliero di vitamina K, o naftochinone, è di circa 1 mg al giorno per ogni chilogrammo di peso corporeo. Questa quantità è facilmente soddisfatta da una dieta normale.

 

Quali conseguenze può determinare una carenza di vitamina K?

Dal momento che la vitamina K, o naftochinone, è impiegata nel processo di coagulazione del sangue, una sua carenza nell’organismo umano può provocare emorragie. La carenza si verifica però raramente e sempre a seguito di patologie che impediscono il regolare assorbimento intestinale o di cure prolungate a base di antibiotici.

Gli altri sintomi della carenza di vitamina K includono anche fratture ossee, osteoporosi e forme di artrosi.

 

Quali conseguenze può determinare un eccesso di vitamina K?

L’eccesso di vitamina K negli adulti è molto raro e altrettanto rari sono i suoi sintomi che possono includere:

  • vomito
  • anemia
  • vampate di calore
  • sudorazione eccessiva
  • trombosi
  • senso di oppressione al petto.

Un eccesso di vitamina K, o naftochinone, può essere riscontrato nei neonati nel caso in cui siano state somministrate dosi troppo alte di integratori vitaminici; tale situazione porta a sintomi tipici a quelli dell’itterizia.

 

È vero che la vitamina K viene suddivisa in tre gruppi?

Sì, si tratta di una suddivisione dovuta alle diverse origini, nature e funzioni delle vitamine K. I tre gruppi includono:

  • vitamina K1 (fillochinone): di origine vegetale, la più presente nelle diete. Questo tipo interviene nei processi di coagulazione del sangue
  • vitamina K2 (menachinone): di origine batterica, favorisce l’assorbimento della microflora intestinale ed è fondamentale per il benessere delle ossa
  • vitamina K3 (Menadione idrosolubile): di origine sintetica e inserita in farmaci cui è affidato il compito di regolare i processi di coagulazione del sangue
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