COME TI POSSIAMO AIUTARE?

Centralino
095 7339000

Se hai bisogno di maggiori informazioni contattaci telefonicamente

Prenotazioni
095 7339000

Prenota una visita in privato o con assicurazione telefonicamente, oppure direttamente online

Contabilità
095 73390119
Direzione sanitaria
095 73390203
Direzione amministrativa
095 73390668
Ufficio stampa e comunicazione
095 73390764

Cianosi

La cianosi è una situazione che provoca un colore bluastro nella cute ed è generalmente collegata ad una scarsità di ossigeno nel sangue. Il disturbo compare senza preavviso con altre note sintomatiche o si sviluppa nel tempo senza sintomi evidenti o particolari.

 

Quali malattie sono associabili alla cianosi?

Le patologie che si possono associare a cianosi sono le seguenti:

  • Aterosclerosi
  • BPCO
  • Claudicatio intermittens
  • Embolia
  • Embolia polmonare
  • Geloni
  • Infarto polmonare
  • Insufficienza cardiaca
  • Policitemia vera
  • Pre-eclampsia
  • Sepsi
  • Shock settico
  • Sindrome di Raynaud
  • Tetano

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono sono i rimedi contro la cianosi?

Se la cianosi è dovuta all’esposizione al freddo o alla sindrome di Raynaud (una condizione in cui le basse temperature bloccano il flusso del sangue alle estremità del corpo), questa problematica può essere evitata semplicemente trovando dei sistemi di protezione dal freddo con il riscaldamento e con un abbigliamento adeguato. In altri casi è meglio rivolgersi a un medico perché la cianosi può essere il sintomo di diversi problemi medici anche gravi.

 

Con cianosi quando rivolgersi al proprio medico?

E’ consigliabile per gli adulti rivolgersi a ad un medico specializzato o al Pronto Soccorso quando la cianosi è associata anche a problemi respiratori, dolori al petto, produzione di muco scuro, aumento dei mal di testa, febbre, sonnolenza o stato confusionale.

Nel caso siano bambini a presentare cianosi è invece bene cercare l’aiuto di un medico se il disturbo è associata a problemi respiratori (che a volte possono essere associati a una sorta di grugnito) o forte stanchezza. Se il bambino curva le spalle in su quando è seduto, ha il corpo molle, dilata le narici per respirare, perde l’appetito e ha problemi a dormire è consigliato visitare un medico.

Chetosi

La chetosi è una situazione fisica dove il corpo umano guadagna energia bruciando i grassi e producendo i cosiddetti chetoni. In linea di massima si tratta di una condizione che si avvia nel momento in cui i livelli di glucosio nel sangue aumentano a causa di una riduzione dell’insulina.

Bassi livelli di chetosi sono normali, ma nel momento in cui i chetoni aumentano molto in poco tempo possono avere effetti negativi anche seri.

 

Quali malattie sono associabili alla chetosi?

Le patologie che si possono associare a chetosi sono le seguenti.

  • Diabete

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la chetosi?

La cura più efficace è senza dubbio la prevenzione. Parlando in modo più specifico occorre evidenziare che chi soffre di diabete deve tenere sotto controllo i livelli di zuccheri ematici con opportuni accorgimenti alimentari, un’adeguata attività fisica, bevendo molto e seguendo accuratamente le indicazioni del medico sugli eventuali farmaci da assumere. Inoltre è importante tenere sotto controllo in modo regolare i livelli di chetoni presenti nelle urine.

I soggetti che non soffrono di diabete possono incorrere nelle problematiche relative alla chetosi a causa di un’alimentazione povera di carboidrati o dell’assunzione eccessiva di alcol. Anche in questo caso il rimedio migliore è la prevenzione attraverso scelte alimentari corrette.

Il trattamento della chetosi può comunque richiedere il ricovero in ospedale. In questo caso, in genere, il trattamento include la somministrazione di fluidi e di insulina.

 

Con chetosi quando rivolgersi al proprio medico?

In presenza di chetoni nelle urine è bene rivolgersi al proprio medico.

Cheratosi pilare

La cheratosi pilare è una problematica della cute che si presenta frequentemente e consiste piuttosto comune caratterizzata dalla presenza di ispessimenti e piccoli foruncoli bianchi o rossi in genere non associati a prurito. Può interessare le braccia, le cosce, le guance e i glutei e in linea di massima se ne va entro i 30 anni.

 

Quali malattie sono associabili alla cheratosi pilare?

Le patologie e i disturbi che si possono associare a cheratosi pilare sono le seguenti:

  • Dermatite atopica
  • Ittiosi

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la cheratosi pilare?

Non sono attualmente conosciuti trattamenti e cure particolari che possano risolvere i disturbi di qualsiasi forma di cheratosi pilare. Quasi sempre i casi registrati hanno evidenziato che l’approccio migliore è ammorbidire gli ispessimenti della pelle con rimedi personali e creme medicate.

È possibile tentare di utilizzare degli esfolianti topici (creme a base di alfa-idrossiacidi, acido lattico, acido salicilico o urea), prestando però attenzione a non aggredire troppo la pelle, oppure creme a base di retinoidi. In generale, la pelle colpita da cheratosi pilare deve essere trattata gentilmente e idratata accuratamente.

A volte è emerso che la terapia laser offre un valido supporto.

 

Con cheratosi pilare quando rivolgersi al proprio medico?

In genere la cheratosi pilare non è un problema grave, ma un medico può suggerire trattamenti specifici che richiedono una prescrizione.

Cecità notturna

La cecità notturna è una problematica fisica che impedisce una corretta visione notturna causa difficoltà nella visione in presenza di luci più o meno fioche. Il disturbo di conseguenza provoca problemi a volte anche gravi ai soggetti che ne soffrono e che devono guidare di notte o comunque hanno necessità di spostarsi in luoghi poco illuminati. Nei casi meno gravi può invece essere identificabile alla sola necessità di disporre di più tempo per poter adattare la propria visione al buio.

 

Quali malattie sono associabili alla cecità notturna?

Le patologie che si possono associare a cecità notturna sono le seguenti:

  • Cataratta
  • Cheratocono
  • Glaucoma
  • Miopia
  • Neurite ottica
  • Retinite pigmentosa
  • Retinoblastoma
  • Retinopatia diabetica

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la cecità notturna?

Attualmente sono solo alcune le forme di cecità notturna curabili totalmente o parzialmente. Il motivo risiede nella causa che è alla base di ogni specifica cecità notturna: le problematiche associate a cataratta, miopia, all’assunzione di alcuni farmaci o alla carenza di vitamina A possono essere affrontate con opportuni trattamenti che variano a seconda del problema di partenza, mentre quelle dovute a difetti congeniti o a retinite pigmentosa non possono essere trattate.

Sono pochissime le casistiche registrate dove il problema è una carenza di vitamina A può essere utile assumere degli integratori. Più in generale, l’ultima parola rimane al medico, ma oltre a seguire le sue indicazioni riguardo i trattamenti più efficaci è fondamentale adottare precauzioni al fine di evitare di farsi male in condizioni di scarsa luminosità e evitare di guidare di notte.

 

Con cecità notturna quando rivolgersi al proprio medico?

In caso di cecità notturna è bene rivolgersi sempre al medico per una diagnosi accurata delle cause alla base del problema. In questo modo si potrà intraprendere il trattamento più adatto al caso.

Caviglie gonfie

Le caviglie gonfie sono un disturbo che affligge soprattutto le persone anziane, le donne in gravidanza e i soggetti con problematiche alle vene o disturbi alla circolazione sanguigna. La causa principale è identificabile solitamente in un accumulo di liquido dovuto alla cosiddetta ritenzione idrica. Il gonfiore che ne consegue può coinvolgere anche piedi, polpacci e cosce.

I motivi alla base dei disturbi di caviglie gonfie spaziano da traumi fisici a problemi specificatamente medici. In alcuni casi registrati gli accumuli possono ad esempio essere causati da una regolare e prolungata nel tempo esposizione all’assunzione di farmaci, agli ormoni o altri particolari problemi di salute, in particolare legati a scompenso cardiaco o insufficienza renale o disturbi di origine epatica.

In linea di massima, un gonfiore bilaterale esteso a tutte e due le caviglie conduce la diagnosi verso l’identificazione della presenza di un problema del sistema fisico che può manifestarsi a partire dall’aumento della pressione a livello dei capillari o a una diminuzione della pressione oncotica (cioè quella generata dalle proteine presenti nel plasma sanguigno). Il gonfiore alle caviglie si associa anche a un’insufficienza venosa bilaterale che diventa spesso cronica o a infiammazioni delle articolazioni.

Un gonfiore monolaterale può essere invece associato a un trauma o a una patologia che si manifesta solo nel distretto corporeo interessato, ad esempio una malattia alle articolazioni o una patologia vascolare. Inoltre differenze nella circolazione a livello locale possono far sì che il gonfiore sia più accentuato in un caviglia che nell’altra.

 

Quali malattie sono associabili alle caviglie gonfie?

Le patologie che si possono associare alle caviglie gonfie sono le seguenti:

  • Cirrosi biliare primitiva
  • Embolia
  • Infarto miocardico
  • Insufficienza renale
  • Insufficienza venosa
  • Linfedema
  • Malattie reumatiche
  • Pre-eclampsia
  • Scompenso cardiaco
  • Tromboflebite
  • Trombosi venosa profonda
  • Vene varicose

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro le caviglie gonfie?

I soggetti che soffrono di caviglie gonfie possono trovare un momentaneo sollievo ponendo le proprie gambe in posizione lievemente sollevata quando si è sdraiati, facendo movimento, riducendo il contenuto di sale nella dieta e, se necessario, perdendo qualche chilo. In alcuni casi può essere utile indossare calze elastiche ed evitare indumenti troppo stretti. Sarà il medico, in base al problema alla base del gonfiore, a indicare il trattamento più indicato e a suggerire gli accorgimenti più adatti per contrastare l’accumulo di liquidi.

Se invece la situazione complessiva porta ad associare il gonfiore ad un trauma quale può essere una distorsione, possono essere utili anche impacchi di ghiaccio e fasciature. È fondamentale il riposo, si sconsiglia di camminare sulla caviglia gonfia e porla in posizione alzata, appoggiandola su un cuscino o su un altro supporto.

 

Con caviglie gonfie quando rivolgersi al proprio medico?

E’ fondamentale chiedere consiglio al proprio medico di fiducia nei casi in cui il problema persiste e il soggetto soffre di una malattia cardiovascolare, renale o epatica e le caviglie appaiono più gonfie rispetto al solito, se sono rosse o calde e se compare anche febbre.

Anche le donne incinte dovrebbero contattare il medico, soprattutto se il gonfiore aumenta improvvisamente o se è associato a nausea, vomito, diminuzione della frequenza della minzione o problemi alla vista.

Cattiva digestione

Quando si parla di digestione si fa riferimento ad una complessa funzione esercitata dall’apparato digerente e consiste in un sistema coordinato di determinate operazioni meccaniche e biochimiche che riescono a modificare le sostanze negli alimenti introdotti affinché il corpo umano le possa assorbire e utilizzare.

A volte succede che dopo aver introdotto troppo cibo nell’organismo, o dopo aver esposto il corpo ad una temperatura troppo fredda durante la fase di digestione o in presenza di allergie o intolleranze alimentari, la digestione non riesca a svolgersi regolarmente. Ecco cosa si intende con “cattiva digestione”. Diversi sono i sintomi che possono accompagnarsi a una cattiva digestione come per esempio la presenza di alitosi, rigurgiti acidi, bruciori e dolore di stomaco o nausea.

 

Quali malattie sono associabili alla cattiva digestione?

Le patologie che possono risultare associate a una cattiva digestione sono le seguenti:

  • Allergia Alimentare
  • Calcoli cistifellea
  • Colecistite
  • Colite
  • Ernia iatale
  • Fibrosi Cistica
  • Gastrite
  • Intolleranze alimentari
  • Pancreatite
  • Reflusso gastroesofageo
  • Sepsi
  • Tumore al pancreas
  • Tumore allo stomaco
  • Tumore dell’ovaio
  • Ulcera duodenale
  • Ulcera gastrica
  • Ulcera peptica

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la cattiva digestione?

Le cause di una cattiva digestione possono essere molte e varie tra di loro, a volte anche molto gravi ed è questo il motivo per cui prima di poter identificare la cura per la cattiva digestione bisogna essere consapevoli della patologia scatenante. In linea di massima una dieta equilibrata, sana e ben variegata è un notevole strumento di supporto alla risoluzione del problema, così come il mantenimento di buone abitudini alimentari (mangiare lentamente riduce al minimo l’ingurgito di aria nello stomaco e permette una buona masticazione del cibo, preludio di una buona digestione).

Se la causa non è riscontrabile in una patologia organica i rimedi naturali possono favorire la regressione del disturbo. Un aiuto può ad esempio arrivare da tisane digestive a base di erbe o dall’uso di pastiglie o caramelle a base di estratti naturali mirate al miglioramento delle funzionalità gastrica e digestiva. È bene però ricordare che, pur essendo rimedi naturali, è sempre bene evitare il “fai da te” e chiedere consiglio al medico, soprattutto se si soffre già di altre patologie e/o si assumono quotidianamente farmaci.

 

Con la cattiva digestione quando rivolgersi al proprio medico?

È consigliabile rivolgersi al proprio medico in presenza di una delle patologie associate (vedere elenco patologie associate).

Chetonemia

La chetonemia è un termine medico che identifica il livello ematico di corpi chetonici, molecole prodotte quando la fonte di energia dell’organismo sono i grassi. In linea di massima si tratta di un parametro che non supera mai i valori bassi, anche se l’alimentazione è particolarmente povera di carboidrati, se si assume troppo alcol o se si soffre di diabete può aumentare raggiungendo livelli decisamente non consigliabili per la salute.

 

Quali malattie sono associabili alla chetonemia?

Le patologie che si possono associare a chetonemia sono le seguenti:

  • Diabete

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Quali sono i rimedi contro la chetonemia?

La cura più efficace per un livello elevato di chetonemia è esclusivamente la prevenzione. L’alimentazione non dovrebbe essere eccessivamente povera di carboidrati, o troppo ricca di alcolici, e chi soffre di diabete non deve trascurare l’importanza della dieta, all’idratazione, all’attività fisica e all’eventuale necessità di assumere farmaci.

In caso di iperchetonemia può essere necessario il ricovero ospedaliero per un trattamento a base di somministrazione di fluidi e insulina.

 

Con chetonemia quando rivolgersi al proprio medico?

Una chetonemia elevata può essere un problema serio e pericoloso per la salute. In caso di valori alterati è importante rivolgersi al proprio medico.

Bruciore agli occhi

Il bruciore agli occhi è un disturbo che affligge gli occhi e si presenta con una sensazione di bruciore all’interno e intorno agli occhi. Spesso il bruciore si presenta con altre problematiche sintomatiche quali prurito, arrossamento, visione annebbiata, eccessiva lacrimazione, maggiore sensibilità alla luce, secrezioni oculari, sensazione di corpo estraneo.

Le cause più frequenti di bruciore agli occhi sono:

  • situazioni di esposizione a sostanze irritanti come polvere, fumo di sigaretta, make up per il viso, detergenti per la casa
  • uso troppo prolungato di lenti a contatto e/o di dispositivi retroilluminati come pc, tablet (affaticano lavista)
  • situazione che include la presenza di diverse patologie di cui il bruciore agli occhi è un sintomo (allergie, congiuntiviti, uveite, ecc).

Quali malattie sono associabili al bruciore agli occhi?

Le patologie che si possono associare al bruciore agli occhi sono le seguenti:

  • Allergie
  • Blefarite
  • Cellulite periorbitale
  • Congiuntivite batterica
  • Congiuntivite virale
  • Granulomatosi di Wegner
  • Rosacea
  • Sindrome dell’occhio secco
  • Sindrome di Sjögren
  • Uveite e irite

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro il bruciore agli occhi?

Il trattamento del bruciore agli occhi deve basarsi su una specifica azione che possa efficacemente eliminare le cause accidentali che potrebbero essere alla base del disturbo (polvere, fumo di sigaretta) arieggiando i locali in cui si soggiorna (o lavora) e evitando l’uso di sostanze (come detersivi e make up) che risultano irritanti.

Si può trovare sollievo, a prescindere dalla causa del bruciore, dall’utilizzo di lacrime artificiali, dai risciacqui con soluzioni saline e dagli impacchi freddi sugli occhi. Il trattamento farmacologico (antistaminici, antibiotici) dipende dalla tipo di patologia che sta alla base.

 

Con il bruciore agli occhi quando rivolgersi al proprio medico?

È bene chiedere un consulto al proprio medico se il bruciore agli occhi non accenna a migliorare nel giro di qualche giorno o in presenza di una delle patologie associate (vedere elenco patologie associate).

Brividi

I brividi sono delle rapide contrazioni muscolari causate dal corpo umano in situazioni in cui tenta di alzare la sua temperatura. In genere sono associati alla febbre o possono anticiparne la comparsa. In molti casi sono il sintomo di un’infezione.

 

Quali malattie sono associabili ai brividi?

Le patologie che si possono associare a brividi sono le seguenti:

  • Attacco di Panico
  • Calcoli cistifellea
  • Calcoli renali
  • Colecistite
  • Dengue
  • Ebola
  • Epididimite
  • Eritema solare
  • Fuoco di Sant’Antonio
  • Gastroenterite virale
  • Influenza
  • Malaria
  • Meningite
  • Orchite
  • Orzaiolo
  • Pancreatite
  • Peritonite
  • Pielonefrite
  • Pleurite
  • Polmonite
  • Prostatite
  • Salmonella
  • Scarlattina
  • Scialoadenite
  • Sepsi
  • Shock settico
  • Tonsillite
  • Toxoplasmosi
  • Tubercolosi
  • Varicella

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro i brividi?

Le situazioni che prevedono stati di brividi associati solo a una febbre blanda basta riposare e bere molti liquidi per mantenere un buon livello di idratazione. In caso, invece, di febbre alta possono essere utili impacchi tiepidi e farmaci antinfiammatori.

 

Con brividi quando rivolgersi al proprio medico?

Se i brividi sono associati a una febbre molto alta o che non accenna a diminuire è bene contattare il medico. Allo stesso modo è bene chiedere il consulto di un esperto se compaiono anche tosse, fiato corto, dolori o bruciori addominali, minzione frequente, rigidità del collo, confusione, irritabilità o indolenza.

Bradicinesia

La bradicinesia è una problematica che consiste in un vero e proprio rallentamento dei movimenti volontari, anche dei più banali come ad esempio camminare, i quali non riescono ad essere più gestiti dal soggetto che soffre per questa specifica problematica disfunzionale. Alla base del disturbo c’è una carenza a livello cerebrale di dopamina, molecola fondamentale per il controllo dei movimenti volontari.

Nella maggior parte dei casi la problematica compare in modo graduale e diventa più grave con il passare del tempo, complicando quindi sempre di più la messa in atto di azioni tanto semplici quanto quotidiane.

 

Quali malattie sono associabili alla bradicinesia?

Le patologie che si possono associare alla bradicinesia sono le seguenti:

  • Morbo di Parkinson

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la bradicinesia?

Attualmente non è conosciuta una cura definitiva per questa patologia associata alla malattia di Parkinson. Tuttavia, farmaci come la levodopa o gli agonisti dopaminergici possono ridurla aumentando i livelli cerebrali di dopamina.

 

Con bradicinesia quando rivolgersi al proprio medico?

In caso di bardicinesia persistente è bene sottoporre il problema al proprio medico.

Torna su