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Capelli fragili e secchi

I capelli possono risultare fragili, secchi e spenti per vari motivi. Eccezion fatta per i fattori climatici e quelli dovuti a trattamenti estetici aggressivi, quando i capelli risultano radi, spezzati e secchi potrebbe essere sintomo di patologie legate alla funzionalità tiroidea e delle paratiroidi, disturbi alimentari come anoressia nervosa e altre condizioni che impediscono ai capelli di trattenere l’umidità.

 

Quali malattie possono essere associate ai capelli fragili e secchi?

Le principali patologie legate al problema sono:

AIDS

Anoressia

Aterosclerosi

Ipertiroidismo

Ipoparatiroidismo

Ipotiroidismo

Malattia di Hashimoto

Malattia di Menkes

È bene tener presente che non si tratta di un elenco esaustivo e si consiglia sempre di consultare il proprio medico di fiducia in caso di persistenza dei sintomi.

 

Quali sono i rimedi contro i capelli fragili e secchi?

Quando i capelli fragili sono il campanello d’allarme di una patologia non esistono trattamenti locali in grado di ripristinare in modo efficace le normali caratteristiche del capello. In ogni caso, finché non si segue una terapia adeguata, valgono le regole generali di cura dei capelli fragili, ossia evitare di lavarli troppo spesso e con saponi aggressivi, evitare di asciugarli in modo violento e di usare piastre.

Si consiglia un’alimentazione varia ed equilibrata per garantire tutti i nutrienti necessari alla salute dei capelli.

 

In caso di capelli fragili, quando è necessario consultare un medico?

Se nonostante queste accortezze i capelli continuano ad apparire fragili e secchi è necessario consultare un medico o un dermatologo. Lo specialista, a seguito di esami specifici volti a stabilire le caratteristiche del capello, potrebbe richiedere esami clinici per il dosaggio degli ormoni tiroidei.

Se oltre ai capelli fragilisi dovessero presentare anche altri sintomi come stanchezza, sonnolenza, aumento di peso, stitichezza, problemi mnemonici, depressione e, nelle donne, ciclo mestruale irregolare, è probabile che sia presente una disfunzione della ghiandola tiroidea.

Calli

I calli sono effettivi ispessimenti dell’epidermide e si vengono a creare nel momento in cui la pelle prova un’azione di protezione contro pressione e sfregamenti. Nella maggior parte dei casi compaiono su mani, piedi e dita e solo raramente solo dolorosi.

 

Quali malattie sono associabili ai calli?

Le patologie che si possono associare ai calli sono le seguenti:

  • Cheratosi attinica
  • Piede Diabetico
  • Sifilide

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro i calli?

Qualora non si soffra di specifiche patologie incompatibili con questi, il trattamento dei calli è necessario solo se creano fastidio, anche puramente estetico.

La quasi totalità dei casi prevede varie situazioni di ispessimento che tendono comunque a scomparire gradualmente da sé dopo aver eliminato o ridotto sensibilmente la pressione o lo sfregamento che ha portato alla loro formazione. Può, ad esempio, essere utile cambiare le calzature, utilizzare cerotti protettivi e mantenere la pelle ben idratata. Se però il callo non dovesse scomparire da solo è possibile agire eliminando la pelle in eccesso, utilizzando prodotti callifughi e, in caso di necessità, solette ortopediche. Inoltre in alcuni casi potrebbe essere utile applicare una pomata antibiotica per ridurre il rischio di infezioni.

Solo in rare e circoscritte circostanze potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente per correggere problemi strutturali che portano allo sfregamento della pelle e, quindi, alla comparsa del callo.

 

Con calli quando rivolgersi al proprio medico?

Nel caso in cui si soffra di diabete o di altre patologie specifiche non è consigliabile trattare i calli con rimedi personali. In questi casi, infatti, il rischio di complicazioni è elevato ed è necessario rivolgersi al proprio medico per sapere come comportarsi senza correre rischi. È inoltre bene chiedere consiglio al medico quando i calli iniziano a fare molto male o se si infiammano.

Cattiva digestione

Quando si parla di digestione si fa riferimento ad una complessa funzione esercitata dall’apparato digerente e consiste in un sistema coordinato di determinate operazioni meccaniche e biochimiche che riescono a modificare le sostanze negli alimenti introdotti affinché il corpo umano le possa assorbire e utilizzare.

A volte succede che dopo aver introdotto troppo cibo nell’organismo, o dopo aver esposto il corpo ad una temperatura troppo fredda durante la fase di digestione o in presenza di allergie o intolleranze alimentari, la digestione non riesca a svolgersi regolarmente. Ecco cosa si intende con “cattiva digestione”. Diversi sono i sintomi che possono accompagnarsi a una cattiva digestione come per esempio la presenza di alitosi, rigurgiti acidi, bruciori e dolore di stomaco o nausea.

 

Quali malattie sono associabili alla cattiva digestione?

Le patologie che possono risultare associate a una cattiva digestione sono le seguenti:

  • Allergia Alimentare
  • Calcoli cistifellea
  • Colecistite
  • Colite
  • Ernia iatale
  • Fibrosi Cistica
  • Gastrite
  • Intolleranze alimentari
  • Pancreatite
  • Reflusso gastroesofageo
  • Sepsi
  • Tumore al pancreas
  • Tumore allo stomaco
  • Tumore dell’ovaio
  • Ulcera duodenale
  • Ulcera gastrica
  • Ulcera peptica

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la cattiva digestione?

Le cause di una cattiva digestione possono essere molte e varie tra di loro, a volte anche molto gravi ed è questo il motivo per cui prima di poter identificare la cura per la cattiva digestione bisogna essere consapevoli della patologia scatenante. In linea di massima una dieta equilibrata, sana e ben variegata è un notevole strumento di supporto alla risoluzione del problema, così come il mantenimento di buone abitudini alimentari (mangiare lentamente riduce al minimo l’ingurgito di aria nello stomaco e permette una buona masticazione del cibo, preludio di una buona digestione).

Se la causa non è riscontrabile in una patologia organica i rimedi naturali possono favorire la regressione del disturbo. Un aiuto può ad esempio arrivare da tisane digestive a base di erbe o dall’uso di pastiglie o caramelle a base di estratti naturali mirate al miglioramento delle funzionalità gastrica e digestiva. È bene però ricordare che, pur essendo rimedi naturali, è sempre bene evitare il “fai da te” e chiedere consiglio al medico, soprattutto se si soffre già di altre patologie e/o si assumono quotidianamente farmaci.

 

Con la cattiva digestione quando rivolgersi al proprio medico?

È consigliabile rivolgersi al proprio medico in presenza di una delle patologie associate (vedere elenco patologie associate).

Caviglie gonfie

Le caviglie gonfie sono un disturbo che affligge soprattutto le persone anziane, le donne in gravidanza e i soggetti con problematiche alle vene o disturbi alla circolazione sanguigna. La causa principale è identificabile solitamente in un accumulo di liquido dovuto alla cosiddetta ritenzione idrica. Il gonfiore che ne consegue può coinvolgere anche piedi, polpacci e cosce.

I motivi alla base dei disturbi di caviglie gonfie spaziano da traumi fisici a problemi specificatamente medici. In alcuni casi registrati gli accumuli possono ad esempio essere causati da una regolare e prolungata nel tempo esposizione all’assunzione di farmaci, agli ormoni o altri particolari problemi di salute, in particolare legati a scompenso cardiaco o insufficienza renale o disturbi di origine epatica.

In linea di massima, un gonfiore bilaterale esteso a tutte e due le caviglie conduce la diagnosi verso l’identificazione della presenza di un problema del sistema fisico che può manifestarsi a partire dall’aumento della pressione a livello dei capillari o a una diminuzione della pressione oncotica (cioè quella generata dalle proteine presenti nel plasma sanguigno). Il gonfiore alle caviglie si associa anche a un’insufficienza venosa bilaterale che diventa spesso cronica o a infiammazioni delle articolazioni.

Un gonfiore monolaterale può essere invece associato a un trauma o a una patologia che si manifesta solo nel distretto corporeo interessato, ad esempio una malattia alle articolazioni o una patologia vascolare. Inoltre differenze nella circolazione a livello locale possono far sì che il gonfiore sia più accentuato in un caviglia che nell’altra.

 

Quali malattie sono associabili alle caviglie gonfie?

Le patologie che si possono associare alle caviglie gonfie sono le seguenti:

  • Cirrosi biliare primitiva
  • Embolia
  • Infarto miocardico
  • Insufficienza renale
  • Insufficienza venosa
  • Linfedema
  • Malattie reumatiche
  • Pre-eclampsia
  • Scompenso cardiaco
  • Tromboflebite
  • Trombosi venosa profonda
  • Vene varicose

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro le caviglie gonfie?

I soggetti che soffrono di caviglie gonfie possono trovare un momentaneo sollievo ponendo le proprie gambe in posizione lievemente sollevata quando si è sdraiati, facendo movimento, riducendo il contenuto di sale nella dieta e, se necessario, perdendo qualche chilo. In alcuni casi può essere utile indossare calze elastiche ed evitare indumenti troppo stretti. Sarà il medico, in base al problema alla base del gonfiore, a indicare il trattamento più indicato e a suggerire gli accorgimenti più adatti per contrastare l’accumulo di liquidi.

Se invece la situazione complessiva porta ad associare il gonfiore ad un trauma quale può essere una distorsione, possono essere utili anche impacchi di ghiaccio e fasciature. È fondamentale il riposo, si sconsiglia di camminare sulla caviglia gonfia e porla in posizione alzata, appoggiandola su un cuscino o su un altro supporto.

 

Con caviglie gonfie quando rivolgersi al proprio medico?

E’ fondamentale chiedere consiglio al proprio medico di fiducia nei casi in cui il problema persiste e il soggetto soffre di una malattia cardiovascolare, renale o epatica e le caviglie appaiono più gonfie rispetto al solito, se sono rosse o calde e se compare anche febbre.

Anche le donne incinte dovrebbero contattare il medico, soprattutto se il gonfiore aumenta improvvisamente o se è associato a nausea, vomito, diminuzione della frequenza della minzione o problemi alla vista.

Cecità notturna

La cecità notturna è una problematica fisica che impedisce una corretta visione notturna causa difficoltà nella visione in presenza di luci più o meno fioche. Il disturbo di conseguenza provoca problemi a volte anche gravi ai soggetti che ne soffrono e che devono guidare di notte o comunque hanno necessità di spostarsi in luoghi poco illuminati. Nei casi meno gravi può invece essere identificabile alla sola necessità di disporre di più tempo per poter adattare la propria visione al buio.

 

Quali malattie sono associabili alla cecità notturna?

Le patologie che si possono associare a cecità notturna sono le seguenti:

  • Cataratta
  • Cheratocono
  • Glaucoma
  • Miopia
  • Neurite ottica
  • Retinite pigmentosa
  • Retinoblastoma
  • Retinopatia diabetica

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la cecità notturna?

Attualmente sono solo alcune le forme di cecità notturna curabili totalmente o parzialmente. Il motivo risiede nella causa che è alla base di ogni specifica cecità notturna: le problematiche associate a cataratta, miopia, all’assunzione di alcuni farmaci o alla carenza di vitamina A possono essere affrontate con opportuni trattamenti che variano a seconda del problema di partenza, mentre quelle dovute a difetti congeniti o a retinite pigmentosa non possono essere trattate.

Sono pochissime le casistiche registrate dove il problema è una carenza di vitamina A può essere utile assumere degli integratori. Più in generale, l’ultima parola rimane al medico, ma oltre a seguire le sue indicazioni riguardo i trattamenti più efficaci è fondamentale adottare precauzioni al fine di evitare di farsi male in condizioni di scarsa luminosità e evitare di guidare di notte.

 

Con cecità notturna quando rivolgersi al proprio medico?

In caso di cecità notturna è bene rivolgersi sempre al medico per una diagnosi accurata delle cause alla base del problema. In questo modo si potrà intraprendere il trattamento più adatto al caso.

Cheratosi pilare

La cheratosi pilare è una problematica della cute che si presenta frequentemente e consiste piuttosto comune caratterizzata dalla presenza di ispessimenti e piccoli foruncoli bianchi o rossi in genere non associati a prurito. Può interessare le braccia, le cosce, le guance e i glutei e in linea di massima se ne va entro i 30 anni.

 

Quali malattie sono associabili alla cheratosi pilare?

Le patologie e i disturbi che si possono associare a cheratosi pilare sono le seguenti:

  • Dermatite atopica
  • Ittiosi

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la cheratosi pilare?

Non sono attualmente conosciuti trattamenti e cure particolari che possano risolvere i disturbi di qualsiasi forma di cheratosi pilare. Quasi sempre i casi registrati hanno evidenziato che l’approccio migliore è ammorbidire gli ispessimenti della pelle con rimedi personali e creme medicate.

È possibile tentare di utilizzare degli esfolianti topici (creme a base di alfa-idrossiacidi, acido lattico, acido salicilico o urea), prestando però attenzione a non aggredire troppo la pelle, oppure creme a base di retinoidi. In generale, la pelle colpita da cheratosi pilare deve essere trattata gentilmente e idratata accuratamente.

A volte è emerso che la terapia laser offre un valido supporto.

 

Con cheratosi pilare quando rivolgersi al proprio medico?

In genere la cheratosi pilare non è un problema grave, ma un medico può suggerire trattamenti specifici che richiedono una prescrizione.

Chetonemia

La chetonemia è un termine medico che identifica il livello ematico di corpi chetonici, molecole prodotte quando la fonte di energia dell’organismo sono i grassi. In linea di massima si tratta di un parametro che non supera mai i valori bassi, anche se l’alimentazione è particolarmente povera di carboidrati, se si assume troppo alcol o se si soffre di diabete può aumentare raggiungendo livelli decisamente non consigliabili per la salute.

 

Quali malattie sono associabili alla chetonemia?

Le patologie che si possono associare a chetonemia sono le seguenti:

  • Diabete

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Quali sono i rimedi contro la chetonemia?

La cura più efficace per un livello elevato di chetonemia è esclusivamente la prevenzione. L’alimentazione non dovrebbe essere eccessivamente povera di carboidrati, o troppo ricca di alcolici, e chi soffre di diabete non deve trascurare l’importanza della dieta, all’idratazione, all’attività fisica e all’eventuale necessità di assumere farmaci.

In caso di iperchetonemia può essere necessario il ricovero ospedaliero per un trattamento a base di somministrazione di fluidi e insulina.

 

Con chetonemia quando rivolgersi al proprio medico?

Una chetonemia elevata può essere un problema serio e pericoloso per la salute. In caso di valori alterati è importante rivolgersi al proprio medico.

Cianosi

La cianosi è una situazione che provoca un colore bluastro nella cute ed è generalmente collegata ad una scarsità di ossigeno nel sangue. Il disturbo compare senza preavviso con altre note sintomatiche o si sviluppa nel tempo senza sintomi evidenti o particolari.

 

Quali malattie sono associabili alla cianosi?

Le patologie che si possono associare a cianosi sono le seguenti:

  • Aterosclerosi
  • BPCO
  • Claudicatio intermittens
  • Embolia
  • Embolia polmonare
  • Geloni
  • Infarto polmonare
  • Insufficienza cardiaca
  • Policitemia vera
  • Pre-eclampsia
  • Sepsi
  • Shock settico
  • Sindrome di Raynaud
  • Tetano

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono sono i rimedi contro la cianosi?

Se la cianosi è dovuta all’esposizione al freddo o alla sindrome di Raynaud (una condizione in cui le basse temperature bloccano il flusso del sangue alle estremità del corpo), questa problematica può essere evitata semplicemente trovando dei sistemi di protezione dal freddo con il riscaldamento e con un abbigliamento adeguato. In altri casi è meglio rivolgersi a un medico perché la cianosi può essere il sintomo di diversi problemi medici anche gravi.

 

Con cianosi quando rivolgersi al proprio medico?

E’ consigliabile per gli adulti rivolgersi a ad un medico specializzato o al Pronto Soccorso quando la cianosi è associata anche a problemi respiratori, dolori al petto, produzione di muco scuro, aumento dei mal di testa, febbre, sonnolenza o stato confusionale.

Nel caso siano bambini a presentare cianosi è invece bene cercare l’aiuto di un medico se il disturbo è associata a problemi respiratori (che a volte possono essere associati a una sorta di grugnito) o forte stanchezza. Se il bambino curva le spalle in su quando è seduto, ha il corpo molle, dilata le narici per respirare, perde l’appetito e ha problemi a dormire è consigliato visitare un medico.

Claudicazione intermittente

La claudicazione intermittente è un disturbo e un dolore alla cui base c’è un insufficiente flusso di sangue durante l’esercizio fisico. In linea di massima si estende alle gambe, anche se colpisce a volte pure l’area delle braccia. Il dolore è in principio connesso esclusivamente all’esercizio e a volte peggiora fino a comparire e persistere anche nei momenti di riposo.

 

Quali malattie sono associabili alla claudicazione intermittente?

Le patologie che si possono associare a claudicazione intermittente sono le seguenti:

  • Aterosclerosi
  • Piede diabetico
  • Policitemia vera

Questo non vuole assolutamente essere un elenco esaustivo e il consiglio migliore è sempre meglio rivolgersi al proprio medico di fiducia qualora si presenti la persistenza sistematica dei sintomi esposti.

 

Esistono rimedi contro la claudicazione intermittente?

La claudicazione intermittente ha una cura nella modifica efficace del proprio stile di vita. In particolare si consiglia di non fumare, mantenersi fisicamente attivi, controllare i livelli di colesterolo, evitare i farmaci che provocano vasocostrizione e favorire la circolazione mantenendo le gambe leggermente alzate quando si è in posizione sdraiata.

Nel caso in cui questi accorgimenti non siano sufficienti potrebbe essere necessario assumere dei farmaci o sottoporsi a un’angioplastica o ricorrendo a un intervento di chirurgia vascolare.

 

Con claudicazione intermittente quando rivolgersi al proprio medico?

In caso di claudicazione intermittente è sempre bene rivolgersi a un medico perché se non opportunamente trattata può peggiorare e ridurre significativamente la qualità della vita.

Convulsioni

Le convulsioni sono dei veri e propri tremori estremamente rapidi e incontrollabili, sono solitamente causati da un sistema ciclico continuo di contrazione e rilassamento dei muscoli.

 

Quali malattie si possono associare alle convulsioni?

Le patologie associabili alle convulsioni sono le seguenti:

  • Dengue
  • Ebola
  • Epilessia
  • Intossicazione da monossido di carbonio
  • Malaria
  • Malattia da graffio di gatto
  • Meningite
  • Pre-eclampsia
  • Tetano
  • Toxoplasmosi

Si ricorda che questo non è un elenco esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di persistenza dei sintomi.

 

Quali sono i rimedi contro le convulsioni?

Nella maggior parte dei casi le convulsioni si fermano da sole, ma finché non si arrestano è importante che chi ne soffra si faccia male durante un attacco. Si consiglia di far sdraiare la persona con la testa su un cuscino morbido. In caso di febbre si possono assumere antipiretici, eventualmente si può tentare di abbassare la temperatura corporea con impacchi tiepidi.

 

Con convulsioni quando rivolgersi al proprio medico?

In caso di convulsioni è bene rivolgersi al medico se i tremori durano più di 5 minuti e se si sospetta che alla loro base ci sia un problema medico serio, ad esempio un’infezione o l’epilessia.

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