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D-tagatosio

Che cos’è il D-tagatosio?

Si tratta di uno zucchero semplice. Dal punto di vista chimico è considerato un epimero del D-fruttosio, cioè una molecola che differisce da questo zucchero solo per la diversa distribuzione spaziale degli atomi che sono legati ad uno specifico atomo di carbonio.

È stato scoperto nell’essudato dell’albero del cacao (Sterculia setigera) e può essere anche ottenuto a partire dal D-galattosio.

 

A cosa serve il D-tagatosio?

E’ dolce quasi tanto quanto il saccarosio (il comune zucchero da tavola, che è formato dall’unione di glucosio e fruttosio), ma apporta all’organismo meno della metà delle calorie. Viene usato sia come dolcificante sia come additivo al fine di stabilizzare, conferire umidità e migliorare la texture e la produzione di alcuni generi alimentari.

L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha approvato il claim secondo cui il consumo – in sostituzione di altri zuccheri – di cibi o bevande che lo contengono, contribuirebbe al mantenimento della mineralizzazione dei denti. Per poter aderire a questo claim è però necessario che la quantità di D-tagatosio aggiunta sia a cibi che bevande sia tale da non ridurre il pH della placca al di sotto di 5,7 (sia durante che nei 30 minuti successivi al loro consumo).

Inoltre l’Efsa ha autorizzato il claim secondo il quale i cibi e le bevande che contengono D-tagatosio in sostituzione di altri zuccheri indurrebbero – una volta consumati – un minore incremento del glucosio nel sangue rispetto ai cibi e alle bevande contenenti altri zuccheri. Il D-tagatosio aiuterebbe quindi a ridurre la risposta glicemica post-prandiale. Per poter aderire questo claim è però necessario che la quantità di D-tagatosio aggiunta a cibi e bevande sia tale da abbassare il contenuto di zuccheri nella specifica quantità indicata nell’Allegato al Regolamento (CE) N. 1924/2006.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’assunzione di D-tagatosio nel dosaggio massimo di 15 grammi al dì (in particolare, 0,25 g per kg di peso corporeo al dì) sembrerebbe essere sicura. In dosi pari o superiori a 30 grammi al dì, potrebbe invece causare lievi fastidi gastrointestinali (come nausea, diarrea o flatulenza).

Il D-tagatosio è sconsigliato nel caso di intolleranza ereditaria al fruttosio.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre raccomandabile affidarsi al consulto del proprio curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

Deidroepiandrosterone

Che cos’è il deidroepiandrosterone?

Contraddistinto dalla sigla DHEA, è un ormone prodotto naturalmente dall’organismo e sintetizzabile in laboratorio.

 

A cosa serve il deidroepiandrosterone?

E’ il precursore di androgeni ed estrogeni. I suoi livelli diminuiscono dopo i trent’anni e in associazione con alcune condizioni, quali – ad esempio – la depressione. Per questo motivo la sua assunzione viene consigliata contro disfunzioni sessuali, infertilità, depressione, schizofrenia, per ridurre i sintomi della menopausa, per combattere l’invecchiamento, migliorare le capacità cognitive negli anziani e rallentare la progressione di Alzheimer e Parkinson. Viene altresì proposto per migliorare le performance atletiche (ma il Comitato Olimpico ne vieta l’utilizzo); per combattere il lupus eritematoso sistemico, la sindrome di Sjogren, la sindrome da affaticamento cronico, le malattie intestinali infiammatorie, i danni muscolari da esercizio, i sintomi dell’astinenza, l’artrite reumatoide, l’osteoporosi, la distrofia miotonica, la fibromialgia, la sclerosi multipla, la malattia di Addison e l’atrichia del pube; per aiutare la perdita di peso; per prevenire l’ostruzione delle arterie, il cancro, il diabete e la sindrome metabolica.

Non risulta però che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia ancora approvato claim che giustifichino queste o altre proposte d’utilizzo.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Può ridurre l’efficacia di fulvestrant, tamoxifene, anastrozolo, exemestane e letrozolo. Potrebbe altresì aumentare l’efficacia o gli effetti collaterali dei medicinali modificati dal citocromo P450 3A4 e del trizolam. La sua efficacia può invece essere inibita dall’insulina.

L’uso del DHEA sembra essere sicuro – almeno nel breve termine – ma può essere associato a effetti collaterali come fastidi allo stomaco, pressione alta, alterazioni del ciclo mestruale, acne, perdita dei capelli, irsutismo e – nel caso delle donne – aumento della profondità della voce. Potrebbe anche essere pericoloso se assunto, per un lungo periodo, a dosi elevate.

Tale ormone può interferire con la terapia insulinica ed essere sconsigliato non solo in tale circostanza ma anche in caso di gravidanza e allattamento, condizioni sensibili agli ormoni, depressione e disturbi dell’umore, sindrome dell’ovaio policistico, bassi livelli di colesterolo buono e problemi al fegato.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto di nutrizione.

Cromo picolinato

Che cosa è il cromo picolinato?

Si tratta di una forma organica di cromo, un minerale necessario all’organismo umano solo in quantità molto limitate.

 

A cosa serve il cromo picolinato?

Viene consigliato per favorire il dimagrimento e ridurre il grasso corporeo, per migliorare le prestazioni fisiche, per aumentare l’energia disponibile, per tenere sotto controllo la glicemia, per aumentare la massa e la definizione muscolare e per prevenire il declino cognitivo associato all’invecchiamento. L’obiettivo della sua assunzione è quella di fornire all’organismo cromo , a cui vengono attribuiti degli effetti benefici in caso di depressione, prediabete, diabete, sindrome dell’ovaio policistico, sindrome di Turner, infarto, dislipidemie, sindrome metabolica e alcuni disturbi psichiatrici.

Attualmente non risulta che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia autorizzato alcun claim specifico che attesti i benefici attribuiti all’assunzione di integratori di cromo picolinato.

Sono però stati approvati i claim secondo i quali tale sostanza contribuirebbe al mantenimento di un buon metabolismo dei macronutrienti e di normali livelli di glucosio ematico. Questi claim possono però essere impiegati solo per prodotti che contengano fonti di cromo trivalente fra quelli elencate nell’Allegato al Regolamento (CE) n. 1924/2006.

Sono invece stati rifuitati i claim secondo cui il cromo contribuirebbe al mantenimento o al raggiungimento di un normopeso perché promuoverebbe il catabolismo dei carboidrati e dei lipidi e – più in generale – un corretto metabolismo. Infine, l’Efsa non ha autorizzato il claim secondo cui il cromo (III) ridurrebbe fatica e stanchezza se assunto unitamente a magnesio, vitamine del gruppo B, ferro e vitamina C in condizioni di alterazioni dello stato micro-nutrizionale.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La sua assunzione può amplificare l’azione dell’insulina e inibire, invece, quella della levotiroxina. Dovrebbe essere altresì evitata nel caso si faccia uso di farmaci antinfiammatori non steroidei.

L’assunzione per via orale e a breve termine è probabilmente sicura. È però consigliabile chiedere consulto al proprio medico prima di impiegarlo durante la gravidanza o l’allattamento e in caso di depressione, ansia o altri disturbi psichiatrici, diabete o malattie renali o epatiche.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate all’interno di questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione corretta ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto in materia di nutrizione.

Colina

Che cos’è la colina?

Spesso definita anche vitamina J, è una molecola simile alle vitamine del gruppo B che viene sintetizzata a livello epatico e che interviene, come coenzima, in diverse reazioni metaboliche. È presente in alimenti come il pesce, la carne, il fegato, la frutta secca, i piselli, i fagioli, gli spinaci, il germe di grano e le uova.

 

A cosa serve la colina?

Si utilizza per tenere sotto controllo il livello di colesterolo nel sangue e per proteggere la salute del fegato (in caso, ad esempio, di epatite o di cirrosi). Sembrerebbe inoltre essere particolarmente importante per un corretto funzionamento del sistema nervoso, tanto che viene consigliata nel caso di Alzheimer e altre forme di demenza, corea di Hungtington, sindrome di Tourette, atassia cerebellare, disturbo bipolare, alcune forme di convulsioni, depressione, perdite di memoria e schizofrenia. Sembrerebbe altresì in grado sia di ridurre l’infiammazione associata all’asma che la necessità di ricorrere all’uso di broncodilatatori. Viene assunta dai body builder e per ritardare il senso di affaticamento durante gli sport di resistenza; alcune donne incinte la usano per prevenire i difetti del tubo neurale nel feto. Fra gli altri suoi impieghi si possono includere la prevenzione dei tumori e la cura della bronchite.

A fronte di una tale varietà di impieghi, per il momento l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha autorizzato solo tre indicazioni d’uso per la vitamina j. Nello specifico, i prodotti che contengono almeno 82,5 mg. di colina ogni 100 gr. (o 100 ml., o porzione) possono riportare in etichetta claim secondo i quali “contribuisce al normale metabolismo dell’omocisteina”, “contribuisce al normale metabolismo lipidico” e “contribuisce al mantenimento della normale funzione epatica”.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

E’ considerata una molecola sicura nella misura in cui viene assunta in quantità non superiori alla dose massima giornaliera consigliata (1 gr. tra gli 1 e 8 anni di età, 2 gr. tra 9 e 13, 3 gr. fra 14 e 18 e 3,5 gr. a partire dai 18 anni). Il suo impiego è considerato altresì sicuro anche in corso di gravidanza.

Non risultano esservi interazioni tra l’assunzione di colina e quella di medicinali o altre sostanze. In caso di dubbio, è bene chiedere un consulto al proprio medico.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate all’interno di questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione corretta ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

Commiphora mukul

Che cos’è la Commiphora mukul?

Si tratta di un albero – originario dell’India – da cui si ottengono i cosiddetti guggulsteroni.

 

A cosa serve la Commiphora mukul?

Alle sostanze presenti in tale albero viene attribuita la capacità di ridurre, nel sangue, il livello sia di trigliceridi che di colesterolo. Pare, inoltre, che esse aiutino a ridurre arrossamento e infiammazione associati all’acne.

Il suo impiego è riportato in testi risalenti al 600 a.C. Oggi il suo utilizzo viene consigliato per trattare l’aterosclerosi, contro l’acne e altri problemi dermatologici, per abbassare livelli di colesterolo eccessivamente elevati, contro l’artrite e per sostenere la perdita di peso corporeo.

Le prove scientifiche attualmente a disposizione suggeriscono che potrebbe essere effettivamente utile nel trattamento dell’acne, mentre sembra improbabile che possa contribuire a combattere l’obesità. Per il resto, gli indizi a sostegno dei suoi svariati potenziali utilizzi sono ancora insufficienti a garantire l’efficacia dei trattamenti. Non risulta poi che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia autorizzato alcun claim che li giustifichino.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Assumerla in dosi elevate potrebbe incrementare gli effetti collaterali degli ormoni estrogeni, come quelli presenti nella pillola anticoncezionale. Essa potrebbe inoltre ridurre l’assorbimento del diltiazem e del propranololo, aumentare la velocità di metabolizzazione dei farmaci substrato del citocromo P450 3A4, abbassare l’efficacia del tamoxifene ed aumentare gli effetti collaterali dei farmaci per la tiroide. Non solo; rallentando la velocità di coagulazione del sangue, il suo impiego potrebbe aumentare il rischio di lividi ed emorragie in soggetti che già assumomo anticoagulanti o antiaggreganti. Per lo stesso motivo potrebbe essere sconsigliata nel caso di disturbi emorragici e di interventi chirugici.

Può essere controindicata anche in caso di gravidanza e allattamento, condizioni sensibili agli ormoni (alcuni tumori, per esempio al seno, all’utero, all’ovaio, oppure l’endometriosi o i fibromi uterini), iper- e ipotiroidismo.

La Commiphora mukul può causare reazioni allergiche, problemi gastrointestinali e singhiozzo.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto di nutrizione.

 

Cordyceps sinensis

Che cosa è il Cordyceps sinensis?

Si tratta di un fungo originario della Cina.

 

A cosa serve il Cordyceps sinensis?

Gli viene attribuita la capacità di migliorare le difese immunitarie. Si ritiene inoltre che possa agire contro le cellule tumorali, promuovendo una riduzione nelle dimensioni delle masse neoplastiche (nello specifico nelle forme di cancro che possono colpire i polmoni o la pelle). Infine, questo fungo è ritenuto un adattogeno, cioè un rimedio in grado di aumentare l’energia e la forza a disposizione e di ridurre l’affaticamento.

Nel corso degli anni il suo impiego è stato consigliato contro problemi molto diversi fra loro: dai disturbi alle vie respiratorie (come tosse e bronchite cronica) a quelli che colpiscono i reni o il fegato, il colesterolo alto, i capogiri, la debolezza, la necessità di urinare durante la notte, le disfunzioni sessuali maschili, l’anemia, il battito cardiaco irregolare, gli acufeni, la perdita di peso indesiderata e la dipendenza dall’oppio. Viene altresì proposto per rinforzare il sistema immunitario, promuovere la longevità, migliorare la funzionalità epatica in caso di epatite B, migliorare le performance atletiche e combattere l’invecchiamento.

Le prove scientifiche sinora raccolte a sostegno di tali utilizzi sono però insufficienti, e l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ha pertanto autorizzato i claim secondo cui fornirebbe potere antiossidante a supporto delle difese immunitarie, aumenterebbe le performance e la resistenza durante un’attività fisica pesante, neutralizzerebbe i radicali liberi, aiuterebbe a rinforzare l’organismo, supporterebbe il sistema immunitario e rinvigorirebbe l’intero corpo.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

A causa del suo asserito effetto sul sistema immunitario, l’assunzione di Cordyceps sinensis potrebbe interagire con quella di ciclofosfamide, immunosoppressori e prednisolone.

In generale, l’assunzione – per via orale per brevi periodi – è considerata sicura. Non è però da escludere che possa essere sconsigliata in caso di gravidanza, allattamento, interventi chirurgici programmati, malattie autoimmuni e disturbi emorragici. In caso di dubbio, è bene chiedere consulto al proprio medico.

 

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Centella asiatica

Che cos’è la centella asiatica?

Dal nome scientifico Hydrocotyle asiatica, è un’erba appartenente alla famiglia delle Apiaceae che viene ampiamente utilizzata nella medicina tradizionale cinese e nell’Ayurveda.

 

A cosa serve la centella asiatica?

Le sono attribuite proprietà antinfiammatorie e ipotensive. La sua assunzione via bocca viene indicata in caso di infezioni batteriche o parassitosi: per esempio contro infezioni delle vie urinarie, lebbra, colera, dissenteria, sifilide, fuoco di Sant’Antonio, raffreddore, influenza (anche la suina), elefantiasi, tubercolosi e schistosomiasi.

Il suo impiego per via orale viene altresì proposto per migliorare la memoria e le capacità cognitive e in caso di affaticamento, traumi, ferite, problemi di circolazione (ad esempio vene varicose e coaguli di sangue a livello degli arti inferiori), ansia, depressione, disturbi della sfera psichiatrica ed Alzheimer. Viene indicata infine in caso di dolori allo stomaco, diarrea, indigestione, ulcera gastrica, epilessia, asma, anemia, insolazione, tonsillite, pleurite, epatite, ittero, lupus eritematoso sistemico, e diabete; alcune donne la assumono sia per evitare gravidanze che per aumentare il desiderio sessuale.

Applicata sulla cute, trova invece applicazione nel trattamento delle ferite e delle cicatrici, incluse le smagliature associabili alla gravidanza.

Non risulta però che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia sinora approvato alcun claim che giustifichi queste proposte d’impiego.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La centella asiatica non dovrebbe essere assunta con i sedativi perché può, a sua volta, indurre sonnolenza; per lo stesso motivo il suo impiego potrebbe essere controindicato in caso di programmati interventi chirurgici. Potrebbe altresì danneggiare il fegato, e peratnto non dovrebbe essere assunta in concomitanza a farmaci epatotossici o se si soffre di problemi epatici. Nel dubbio, è opportuno chiedere consiglio al proprio medico.

In corso di gravidanza e di allattamento il suo impiego è considerato probabilmente sicuro solo quando viene applicata sull’epidermide, mentre ne è sconsigliata l’assunzione per via orale. Non sono difatti state ancora raccolte prove certe per garantirne la sicurezza.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate sono solamente delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico-specialistico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre consigliabile affidarsi al parere del proprio curante o di un esperto di nutrizione.

Catechine

Che cosa sono le catechine?

Sono delle sostanze appartenenti al gruppo dei flavan-3-oli o flavanoli, composti che sono a loro volta presenti in numerose piante legnose e responsabili del sapore caratteristico dei loro prodotti (per esempio il tè) e di alcune loro proprietà. Ne sono un esempio: la catechina, l’epicatechina, la gallocatechina, l’epigallocatechina, l’epicatechina gallato e l’epigallocatechina gallato. Cacao, vino e tè verde sono importanti fonti alimentari di queste sostanze.

 

A cosa servono le catechine?

Le proprietà benefiche attribuite alle catechine sono plurime. Hanno importanti proprietà antiossidanti, in grado cioè di proteggere le cellule dai danni derivanti dai radicali liberi. Questo fornisce alle catechine delle potenzialità terapeutiche nei confronti di alcune malattie neoplastiche e cardiovascolari: poiché, infatti, esse sono in grado inibire l’azione da parte dei radicali liberi – oltre a proteggere l’organismo dallo sviluppo di tumori (che in parte dipende proprio dai danni causati al Dna cellulare) e dal loro diffondersi – avrebbero la capacità anche di evitare la formazione, l’infiammazione e quindi la rottura degli ateromi (placche di colesterolo che possono determinare la compromissione della salute dell’intero sistema cardiovascolare). Alcuni studi hanno inoltre evidenziato la capacità delle catechine di rendere molto più elastiche le pareti dei vasi sanguigni, a vantaggio dei valori della relativa pressione. Diversi studi imputano altresì a queste sostanze delle proprietà immunostimolanti, neuroprotettive (sarebbero cioè in grado di prevenire e trattare alcune patologie neurodegenerative) ed epatoprotettive. Le catechine sarebbero inoltre in grado di aumentare il metabolismo dei grassi e degli zuccheri, accelerando la perdita di peso. Le catechine, infine, oltre a espletare direttamente delle funzioni antiossidanti e antinfiammatorie, potenzierebbero degli altri sistemi antiossidanti (ad esempio quelli in cui viene coinvolta la vitamina E).

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’appropriata assunzione di catechine o comunque secondo le dosi raccomandate risulta ben tollerata da gran parte delle persone. Poiché le catechine sono di fatto un insieme di sostanze diverse tra loro, circa gli eventuali effetti collaterali e le eventuali interazioni farmacologiche, è opportuno chiedere il parere del medico in modo specifico e relativo alla sostanza che si vuole assumere.

 

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Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il consulto medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto di nutrizione.

Cardo mariano

Che cos’è il cardo mariano?

Conosciuto anche come cardo latteo (nome scientifico Silybum marianum), è una pianta molto diffusa in diversi paesi del bacino del Mediterraneo. Le sostanze biologicamente attive che vengono estratte dai suoi semi sono silibina, silicristina e silidianina; i semi vengono utilizzati per preparare capsule, polveri, estratti e tinture.

 

A cosa serve il cardo mariano?

Grazie alle sue proprietà antiepatotossiche note sin dall’antichità, tale pianta viene impiegata in caso di sofferenza organica e funzionale del fegato derivante da patologie come epatiti, cirrosi e steatosi (avrebbe proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidative); ha inoltre effetti colagoghi (ovvero favorisce l’escrezione della bile), preserverebbe la cistifellea da alcuni disturbi e avrebbe anche capacità diuretiche. Altri benefici apportati da questa pianta includono la riduzione dei livelli di colesterolo e degli zuccheri nel sangue.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Negli studi fino ad oggi effettuati circa la sua assunzione è emerso – in generale – che gli estratti di questa pianta sono ben tollerati se assunti in modo appropriato. Tra gli effetti collaterali più riscontrabili si possono citare: mal di testa, irritabilità, disturbi gastrointestinali (soprattutto diarrea e gonfiore addominale), disidratazione e difficoltà nel prendere sonno. Più raro, invece, un calo del desiderio sessuale. Può inoltre dar vita a reazioni allergiche che tendono ad essere più comuni tra i soggetti con allergia accertata a piante della stessa famiglia (quali margherite, ambrosie, crisantemi e calendule).

Poiché l’utilizzo dei suoi estratti può comportare la riduzione del livello di zuccheri nel sangue, è opportuno che i soggetti ipoglicemici o che assumono farmaci, integratori o altre sostanze che interagiscano con tale livello, usino la debita cautela nel consumare prodotti a base di questa pianta.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in quest’articolo rappresentano solo delle indicazioni generali e non possono sostituire in alcun modo il parere medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto di nutrizione.

Cassia

Che cos’è la cassia?

Si tratta di una pianta (Cassia L.) appartenente alla famiglia delle Fabaceae (le leguminose). In particolare, le parti aeree della Cassia nomame vengono impiegate per ottenere prodotti ad uso medicale.

 

A cosa serve la cassia?

Sembra che la Cassia nomame contribuisca a prevenire l’assorbimento dei grassi presenti negli alimenti sia a livello dello stomaco che dell’intestino. Ciò condurrebbe all’eliminazione dei grassi attraverso le feci e, quindi, in alcuni casi potrebbe promuovere la perdita di peso. Per questo motivo l’assunzione per via orale di prodotti a base di tale pianta viene indicata a chi vuole perdere peso, ma non solo. Fra le proposte d’impiego di questo rimedio naturale si possono infatti includere il trattamento della costipazione e di problemi renali; essa viene altresì consigliata per aumentare il flusso dell’urina. Infine, la tale pianta viene talvolta proposta come tonico.

Le prove circa l’efficacia dell’assunzione di integratori che la contengono non sono però sufficienti a dimostrarne l’efficacia. Inoltre non risulta che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia sinora approvato claim che certifichino i benefici derivanti dal suo impiego e che giustifichino queste o altre proposte d’uso.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Non si confonda la Cassia nomame con la Cassia angustifolia (pianta comunemente nota con il nome di senna) alla quale vengono attribuite prevalentemente proprietà lassative.

Non risultano condizioni in cui l’assunzione di tale rimedio naturale potrebbe interferire con trattamenti a base di medicinali o con l’assunzione di altre sostanze. Nel dubbio è però opportuno chiedere un consiglio al proprio medico ancora prima di assumerla.

Non si hanno ancora informazioni sufficienti per garantire la sicurezza dell’assunzione di prodotti a base di tale pianta; ciò in generale e quindi – più specificatamente – durante gravidanza e allattamento. La scelta migliore è evitare di assumerla e, nel dubbio, consultare preventivamente il proprio medico o il pediatra che ha in cura il bambino. Tale precauzione è necessaria ogni qualvolta si intenda assumere integratori alimentari durante questi delicati periodi.

 

Disclaimer

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