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Fosfatidilserina

Che cos’è la fosfatidilserina?

Si tratta di un glicerofosfolipide costituito da due molecole di acidi grassi legati a una molecola di glicerolo e a una molecola di etanolamina fosfato. Presente in particolar modo nel sistema nervoso centrale e nel cervello, essa svolge un fondamentale ruolo nelle membrane delle cellule (soprattutto dei neuroni), di cui regola sia integrità che permeabilità.

 

A cosa serve la fosfatidilserina?

La fosfatidilserina rientra nell’elenco stilato dal Ministero della Salute “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”. Gli effetti benefici che vengono attribuite a questa sostanza sono numerosi: sembra che sia in grado di incrementare la crescita della massa muscolare, di favorire la concentrazione e la resistenza allo stress, di ottimizzare le prestazioni mentali in caso di stress, di migliorare i sintomi della depressione, di aiutare la memoria e le prestazioni cognitive sia nei soggetti anziani che in quelli più giovani, di mantenere in salute l’intero sistema nervoso e migliorare la conduzione degli impulsi nervosi.

Non risultano claim autorizzati dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specificatamente rivolti ai prodotti a base di fosfatidilserina. Le proposte delle indicazioni secondo cui tale sostanza sarebbe in grado di apportare i benefici sopra descritti non sono state autorizzate perché, secondo l’Efsa, questa sostanza non risulta idonea a essere valutata scientificamente in relazione a tali effetti.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La sua assunzione è controindicata in soggetti in fase di trattamento con farmaci anticoagulanti poiché può potenziare gli effetti di questi medicinali e in individui già predisposti a emorragie.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata, è sempre consigliabile affidarsi al parere del proprio curante o di un esperto di nutrizione

Fosfolipidi

Che cosa sono i fosfolipidi?

I fosfolipidi sono particolari tipi di lipidi contenenti acido fosforico. Riccamente presenti in natura, i fosfolipidi sono principalmente componenti delle membrane cellulari. Per fare un esempio, i fosfolipidi di soia si trovano nella pianta della soia (Glicine max).

 

A cosa servono i fosfolipidi?

I fosfolipidi rientrano nell’elenco stilato dal Ministero della Salute e denominato “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico” e nell’elenco denominato “Altre sostanze senza apporto massimo giornaliero definito”.

Le caratteristiche attribuite ai fosfolipidi di soia e che valgono a queste sostanze l’inserimento come ingrediente in diversi integratori sono numerose. Innanzitutto, pare siano in grado di agire contro le infiammazioni, regolando le reazioni infiammatorie; alcuni studi hanno descritto gli effetti benefici della somministrazione di fosfolipidi di soia nell’inibizione della crescita tumorale e metastatica, mentre altre ricerche hanno messo in evidenza il loro ruolo nella regolazione del profilo lipidico del sangue e, soprattutto, nella riduzione del rischio cardiovascolare. I fosfolipidi sono in grado di ridurre i livelli di colesterolo totale e di colesterolo cattivo o Ldl (Low density lipoprotein) e di accrescere, nello stesso momento, i livelli di colesterolo buono o HDL (High density lipoprotein). Infine, tali sostanze pare giochino un ruolo molto importante nel mantenimento delle funzionalità cognitive a tutte le età e nel buon funzionamento del sistema immunitario.

Attualmente non ci sono claim approvati dall’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specifici per prodotti a base di fosfolipidi di soia.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’assunzione di fosfolipidi di soia, in genere, è ben tollerata e non presenta particolari effetti collaterali. A scopo precauzionale si consiglia di evitare tale prodotti in gravidanza e allattamento.

 

Disclaimer

Le indicazioni riportate nel presente documento valgono solo come indicazione generale e non sostituiscono il consulto medico. Per essere certi di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è bene seguire sempre i consigli del proprio medico o di un nutrizionista.

Fosfoserina

Che cos’è la fosfoserina?

E’ una sostanza formata dal legame dell’aminoacido serina con l’acido fosforico (è un aminoacido fosforilato che deriva dalla serina). È presente in molte fosfoproteine, che sono un particolare tipo di proteine. È una molecola fondamentale per l’attività di alcuni enzimi e partecipa a numerosi processi metabolici cerebrali. La sua formula chimica è CH2(OPO3H2)−CH(NH2)−COOH. Rappresenta un costituente comune dei fosfolipidi e si trova generalmente all’interno dell’organismo umano.

 

A cosa serve la fosfoserina?

Allo stesso modo di come accade per la fosfatidilserina – che è un suo metabolita – anche la fosfoserina rientra all’interno dell’elenco stilato dal Ministero della Salute “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”. Le proprietà benefiche che le vengono attribuite e grazie alle quali questa sostanza viene inserita come ingrediente in diversi integratori sono molteplici: sembra difatti essere in grado di migliorare le capacità mnemoniche, di prevenire e trattare disturbi come deficit cognitivo, attenzione, stress cronico, declino neuro-cognitivo legato all’età e difficoltà di concentrazione.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La sua assunzione è d solito ben tollerata e non presenta particolari effetti indesiderati. Ne è sconsigliato l’uso ai soggetti con ipersensibilità accertata o presunta verso il principio attivo.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

Ficocianine

Che cosa sono le ficocianine?

Le ficocianine sono pigmenti di colore azzurro-verde presenti in alcune alghe (le cosiddette micro alghe verdi-azzurre, come la spirulina e l’alga Klamath).

 

A cosa servono le ficocianine?

Le ficocianine sono famose per il loro potenziale antiossidante, che sarebbe 40 volte superiore rispetto a quello della vitamina C e della vitamina E.

Più nel dettaglio, tali molecole sarebbero un valido aiuto contro i radicali liberi, per contrastare l’ossidazione dei lipidi nel fegato e svolgere un’azione antinfiammatoria agendo come i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) e inibendo vari enzimi coinvolti nella risposta infiammatoria.

La ficocianina parrebbe essere utile in caso di colite, infiammazioni all’orecchio, l’artrite e addirittura tumori. Inoltre, pare eserciti un’azione neuroprotettiva che si pensa essere di grande utilità per contrastare patologie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) non ha ancora approvato alcun claim che certifichi i potenziali benefici derivanti dall’assunzione di ficocianine.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

È bene tener presente che le alghe verdi-azzurre, fonti di ficocianine, possono amplificare l’attività del sistema immunitario e interferire, di conseguenza, con l’assunzione di farmaci immunosoppressori, di cui potrebbero ridurre l’effetto. Per lo stesso motivo si pensa siano controindicate alle persone che soffrono di malattie autoimmuni.

Inoltre, c’é il rischio che siano contaminate da sostanze tossiche, per esempio le micro cistine, alcuni metalli e batteri pericolosi per la salute del fegato. In caso si consumassero prodotti contaminati i possibili effetti collaterali sono: nausea, vomito, sensazione di debolezza, aumento della sete, tachicardia e, nei casi più gravi, danni epatici o shock.

Infine, le alghe verdi-azzurre – soprattutto la spirulina – sono controindicate in caso di fenilchetonuria e probabilmente anche in fase di gravidanza e allattamento al seno.

In caso di dubbi si consiglia sempre di rivolgersi al proprio medico per un consulto prima di assumere prodotti contenenti ficocianine.

 

Disclaimer

Le indicazioni riportate nel presente documento valgono solo come indicazione generale e non sostituiscono il consulto medico. Per essere certi di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è bene seguire sempre i consigli del proprio medico o di un nutrizionista.

Flavonoidi

Che cosa sono i flavonoidi?

Con tale termine si indica un importante insieme di pigmenti vegetali, la cui struttura chimica è derivata da quella del flavone. Sono presenti nel mondo vegetale in maniera ampia e comprendono antociani, flavoni e altri pigmenti.

 

A cosa servono i flavonoidi?

Rientrano nell’elenco del Ministero della Salute “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”. Il Ministero della Salute precisa che la dose massima quotidianamente consentita e relativa all’assunzione dei flavonoidi come complesso è di 1 gr (1000 mg) al dì, mentre – per quanto attiene ai singoli flavonoidi presenti nel medesimo elenco – le dosi massime quotidianamente consentite sono: rutina 300 mg; spireoside o spireina 300 mg; esperidina 600 mg; esperitina 300 mg; quercetina 200 mg; quercitrina 300 mg.

Le proprietà benefiche attribuite ai flavonoidi sono molteplici: alla luce delle ricerche sinora effettuate si ritiene siano un’ottima fonte di sostanze antiossidanti e antinvecchiamento, capaci di inibire l’azione dannosa dei radicali liberi. Sembrano inoltre:

essere in grado di intervenire in modo positivo sulla microcircolazione sanguigna e linfatica, favorendo la protezione dei piccoli vasi venosi;

concorrere al mantenimento di una buona salute del fegato nonchè alla protezione della pelle dalla nociva azione dei raggi ultravioletti;

essere capaci di rinforzare l’intero sistema immunitario;

giocare un ruolo fondamentale nella perdita di grasso viscerale e nel mantenimento di una buona condizione fisica;

essere coinvolti nella prevenire diverse patologie soprattutto infiammatorie, cardiovascolari e neoplastiche.

Non risultano esservi claim autorizzati dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specificatamente indirizzati a prodotti a base di flavonoidi. Le proposte delle indicazioni secondo cui tali sostanze sarebbero in grado di sortire i benefici sopra descritti sono state rifiutate per l’assenza di prove scientifiche sufficienti a giustificarle o perché gli asseriti benefici non sono sufficienti a soddisfare i criteri richiesti dall’Efsa.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Assunti in elevati dosaggi, essi possono arrivare a generare radicali liberi e ad agire come inibitori di enzimi fondamentali coinvolti nel metabolismo degli ormoni, dando vita a nocivi effetti che superano gli eventuali benefici che potrebbero derivare da una loro corretta assunzione. Atteso che i flavonoidi attraversano facilmente la placenta, il feto può essere particolarmente soggetto a possibili effetti collaterali: nello specifico, quindi, quando in un prodotto viene dichiarato genericamente come ingrediente il contenuto di “flavonoidi” come miscela e non quello degli specifici costituenti, è opportuno non assumerlo in fase di gravidanza.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata, è sempre consigliabile affidarsi al parere del proprio curante o di un esperto di nutrizione

 

Folati

Che cosa sono i folati?

Con tale termine vengono indicati sia l’acido folico di origine sintetica (presente in integratori e alimenti fortificati) che le sue forme naturalmente presenti nel cibo. Noti anche come vitamina B9, una loro carenza può condurre ad anemia megaloblastica e incrementare il rischio di alcune forme di cancro, di anomalie congenite, di disfunzioni cognitive nella terza età e – se associate a un aumento della concentrazione di omocisteina – di malattie cardiovascolari.

 

A cosa servono i folati?

L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha autorizzato l’uso dei claim secondo i quali i folati:

contribuirebbero alla crescita dei tessuti materni in fase di gravidanza

aiuterebbero la normale sintesi di aminoacidi

agevolerebbero la normale formazione del sangue

contribuirebbero ad un normale metabolismo dell’omocisteina

adiuverebbero il normale funzionamento del sistema immunitario

aiuterebbero la riduzione della stanchezza e della fatica

svolgerebbero un ruolo nel processo di divisione cellulare.

Non solo; gli integratori alimentari che forniscono almeno 400 μg di acido folico, per porzione quotidiana, possono riportare l’indicazione secondo la quale a) la supplementazione tramite tale sostanza aumenta il livello di folati nella donna incinta e b) bassi livelli di folati in fase di gravidanza sono un fattore di rischio per lo sviluppo di difetti del tubo neurale, nel feto in via di sviluppo. Tale indicazione deve tuttavia essere associata all’informazione che la fascia di popolazione per cui è indicata è quella delle donne in età fertile e che gli effetti benefici possono essere ottenuti solo con un’assunzione giornaliera di acido folico di 400 μg, per almeno un mese prima e tre mesi dopo il concepimento.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’impiego di folati e acido folico è solitamente considerata sicura; a dosi elevate può però essere associata a insonnia, nausea e gonfiore. Inoltre l’integrazione con acido folico può mascherare i sintomi di carenza – anche grave – di vitamina B12.

Elevati dosaggi di acido folico possono ridurre l’efficacia degli anticonvulsivanti. L’assorbimento dell’acido folico può invece essere inibito da molti altri medicinali, per esempio gli antidiabetici, i medicinali contro l’insonnia e alcuni antibiotici.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

Fitoestrogeni

Che cosa sono i fitoestrogeni?

Si tratta di un gruppo di sostanze di origine vegetale, simili agli estrogeni sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista funzionale. Scientificamente il termine “fitoestrogeno” viene definito “qualsiasi estrogeno extragonadico di origine vegetale”. Sono un esempio di fitoestrogeni sia la formononetina che la diazeina, rinvenibili nella soia e in altri prodotti a base di soia, che possono essere convertiti – dalla flora batterica del colon – in equolo (prodotto a debole attività estrogenica). Diverse sono le fonti alimentari di fitoestrogeni: tra queste ricordiamo in particolar modo i cereali integrali, i legumi (particolarmente la soia) e molti tipi di frutta e altri vegetali (tra cui il trifoglio rosso).

 

A cosa servono i fitoestrogeni?

Dal punto di vista della loro valenza terapeutica, solitamente vengono divisi in tre classi: isoflavoni, cumestani e lignani. Gli effetti che vengono attribuiti all’assunzione di queste sostanze sono molteplici; tra le proprietà più importanti che vengono loro ascritte si riscontra la loro capacità di legarsi ai recettori degli estrogeni ed espletare attività simile-estrogenica, comprimendo sia i disturbi dovuti alla carenza di estrogeni, sia quelli dovuti a una loro eventuale abbondanza. Il loro consumo sembrerebbe inoltre risultare connesso alla riduzione del livello del colesterolo, all’abbassamento degli effetti collaterali della menopausa e ad un minor rischio di eventi cardiovascolari. Alcune ricerche hanno altresì evidenziato come i fitoestrogeni siano in grado di ridurre il rischio di fratture in caso di osteoporosi e come siano connessi a tassi inferiori dei tumori cd. “femminili” (alla mammella, all’endometrio e all’ovaio).

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Stando agli studi sinora condotti, il loro impiego risulta ben tollerato dall’uomo e ad oggi non sono noti gravi effetti collaterali legati all’uso di tali sostanze. Tra gli effetti indesiderati di minor rilevanza si riscontrano nausea o insorgenza di mal di stomaco. Gravi reazioni allergiche ai prodotti a base di queste sostanze sono rare. È opportuno astenersi dall’assunzione di fitoestrogeni in fase di gravidanza (a scopo cautelativo) e in caso di concomitanti terapie a base di ormoni.

 

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Cromo picolinato

Che cosa è il cromo picolinato?

Si tratta di una forma organica di cromo, un minerale necessario all’organismo umano solo in quantità molto limitate.

 

A cosa serve il cromo picolinato?

Viene consigliato per favorire il dimagrimento e ridurre il grasso corporeo, per migliorare le prestazioni fisiche, per aumentare l’energia disponibile, per tenere sotto controllo la glicemia, per aumentare la massa e la definizione muscolare e per prevenire il declino cognitivo associato all’invecchiamento. L’obiettivo della sua assunzione è quella di fornire all’organismo cromo , a cui vengono attribuiti degli effetti benefici in caso di depressione, prediabete, diabete, sindrome dell’ovaio policistico, sindrome di Turner, infarto, dislipidemie, sindrome metabolica e alcuni disturbi psichiatrici.

Attualmente non risulta che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia autorizzato alcun claim specifico che attesti i benefici attribuiti all’assunzione di integratori di cromo picolinato.

Sono però stati approvati i claim secondo i quali tale sostanza contribuirebbe al mantenimento di un buon metabolismo dei macronutrienti e di normali livelli di glucosio ematico. Questi claim possono però essere impiegati solo per prodotti che contengano fonti di cromo trivalente fra quelli elencate nell’Allegato al Regolamento (CE) n. 1924/2006.

Sono invece stati rifuitati i claim secondo cui il cromo contribuirebbe al mantenimento o al raggiungimento di un normopeso perché promuoverebbe il catabolismo dei carboidrati e dei lipidi e – più in generale – un corretto metabolismo. Infine, l’Efsa non ha autorizzato il claim secondo cui il cromo (III) ridurrebbe fatica e stanchezza se assunto unitamente a magnesio, vitamine del gruppo B, ferro e vitamina C in condizioni di alterazioni dello stato micro-nutrizionale.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La sua assunzione può amplificare l’azione dell’insulina e inibire, invece, quella della levotiroxina. Dovrebbe essere altresì evitata nel caso si faccia uso di farmaci antinfiammatori non steroidei.

L’assunzione per via orale e a breve termine è probabilmente sicura. È però consigliabile chiedere consulto al proprio medico prima di impiegarlo durante la gravidanza o l’allattamento e in caso di depressione, ansia o altri disturbi psichiatrici, diabete o malattie renali o epatiche.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate all’interno di questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione corretta ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto in materia di nutrizione.

Enzimi

Che cosa sono gli enzimi?

Sono delle sostanze di natura proteica che sono prodotte dalle cellule ed aventi funzione di catalizzatori; sono cioè in grado cioè di favorire o accelerare, negli organismi viventi, determinate reazioni chimiche.

 

A cosa servono gli enzimi?

Gli enzimi alfa-galattosidasi, bromelina, enzimi da maltodestrine fermentate, lattasi, papaina e superossido-dismutasi rientrano tutte all’interno dell’elenco stilato dal Ministero della Salute “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico” e più nello specifico nell’elenco “Altre sostanze senza apporto massimo giornaliero definito”.

Alcuni enzimi (tra cui alfa-galattosidasi, bromelina, enzimi da maltodestrine fermentate, lattasi e papaina) facilitano in particolar modo la funzione digestiva, mentre altri (tra cui la superossido-dismutasi) hanno un potenziale aspetto anti-infammatorio (caratteristica condivisa anche da bromelina e papaina).

Gli enzimi digestivi coadiuvano l’apparato digerente a scomporre gli alimenti assunti, rendendoli più facilmente assimilabili dall’organismo. Nello specifico: l’alfa-galattosidasi è un enzima assente nell’uomo ma indispensabile per la digestione di determinati carboidrati; la bromelina è un enzima che si trova sia nel succo che nel gambo dell’ananas in grado di degradare altre proteine in aminoacidi e si caratterizza per le sue potenzialità antinfiammatorie; gli enzimi da maltodestrine fermentate sono gli unici enzimi che sono in grado di funzionare nei tratti acido, basico e neutro dell’intestino; la lattasi è l’enzima per eccellenza deputato alla digestione del lattosio, che è lo zucchero caratteristico del latte; la papaina è una sostanza che si ricava dalla papaya e che agisce dal punto di vista funzionale in modo molto simile alla pepsina, un enzima secreto dallo stomaco coinvolto in tutto il processo digestivo, oltre ad avere importanti caratteristiche antinfiammatorie; infine la superossido-dismutasi è un metalloenzima aventi proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e protettive.

Gli enzimi digestivi assunti a mezzo di integratori sarebbero in grado di agevolare il processo digestivo in caso di intolleranze alimentari. Oltre ad essere impiegati in presenza di problemi digestivi (dolori addominali e flatulenza) e in caso di intolleranze, vengono utilizzati anche dagli sportivi che stanno seguendo una dieta ad alto contenuto proteico. Gli enzimi antinfiammatori giocherebbero un ruolo di una certa rilevanza nel controllo di alcune condizioni infiammatorie.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Gli integratori a base di enzimi sono sconsigliati ai soggetti con ipersensibilità a uno qualsiasi dei componenti di tale prodotto. Prima di assumerli è opportuno richiedere il parere preventivo del medico. In gravidanza e durante l’allattamento al seno è raccomandato evitarne l’assunzione. In particolare i soggetti affetti da galattosemia non devono usare l’alfa-galattosidasi e i soggetti che invece assumono sostanze anticoagulanti o antitrombolitiche devono prestare la massima cautela nll’utilizzo della bromelina, che in alcuni individui può avere effetti sulla coagulazione del sangue.

 

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D-tagatosio

Che cos’è il D-tagatosio?

Si tratta di uno zucchero semplice. Dal punto di vista chimico è considerato un epimero del D-fruttosio, cioè una molecola che differisce da questo zucchero solo per la diversa distribuzione spaziale degli atomi che sono legati ad uno specifico atomo di carbonio.

È stato scoperto nell’essudato dell’albero del cacao (Sterculia setigera) e può essere anche ottenuto a partire dal D-galattosio.

 

A cosa serve il D-tagatosio?

E’ dolce quasi tanto quanto il saccarosio (il comune zucchero da tavola, che è formato dall’unione di glucosio e fruttosio), ma apporta all’organismo meno della metà delle calorie. Viene usato sia come dolcificante sia come additivo al fine di stabilizzare, conferire umidità e migliorare la texture e la produzione di alcuni generi alimentari.

L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha approvato il claim secondo cui il consumo – in sostituzione di altri zuccheri – di cibi o bevande che lo contengono, contribuirebbe al mantenimento della mineralizzazione dei denti. Per poter aderire a questo claim è però necessario che la quantità di D-tagatosio aggiunta sia a cibi che bevande sia tale da non ridurre il pH della placca al di sotto di 5,7 (sia durante che nei 30 minuti successivi al loro consumo).

Inoltre l’Efsa ha autorizzato il claim secondo il quale i cibi e le bevande che contengono D-tagatosio in sostituzione di altri zuccheri indurrebbero – una volta consumati – un minore incremento del glucosio nel sangue rispetto ai cibi e alle bevande contenenti altri zuccheri. Il D-tagatosio aiuterebbe quindi a ridurre la risposta glicemica post-prandiale. Per poter aderire questo claim è però necessario che la quantità di D-tagatosio aggiunta a cibi e bevande sia tale da abbassare il contenuto di zuccheri nella specifica quantità indicata nell’Allegato al Regolamento (CE) N. 1924/2006.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’assunzione di D-tagatosio nel dosaggio massimo di 15 grammi al dì (in particolare, 0,25 g per kg di peso corporeo al dì) sembrerebbe essere sicura. In dosi pari o superiori a 30 grammi al dì, potrebbe invece causare lievi fastidi gastrointestinali (come nausea, diarrea o flatulenza).

Il D-tagatosio è sconsigliato nel caso di intolleranza ereditaria al fruttosio.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre raccomandabile affidarsi al consulto del proprio curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

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