COME TI POSSIAMO AIUTARE?

Centralino
095 7339000

Se hai bisogno di maggiori informazioni contattaci telefonicamente

Prenotazioni
095 7339000

Prenota una visita in privato o con assicurazione telefonicamente, oppure direttamente online

Contabilità
095 73390119
Direzione sanitaria
095 73390203
Direzione amministrativa
095 73390668
Ufficio stampa e comunicazione
095 73390764

Fibra d’orzo

Che cos’è la fibra d’orzo?

La fibra d’orzo è un carboidrato ottenuto dall’Hordeum vulgare, pianta appartenente alla famiglia delle Poaceae.

 

A cosa serve la fibra d’orzo?

La fibra d’orzo è un valido per abbassare la pressione e i livelli di colesterolo nel sangue, oltre che a tenere sotto controllo la glicemia e i livelli di insulina. Pare inoltre che sia in grado di rallentare lo svuotamento dello stomaco, conferendo un senso di sazietà.

La fibra d’orzo viene consigliata per ridurre gli zuccheri nel sangue, la pressione e il colesterolo, per aiutare a perdere peso e in caso di disturbi dell’apparato gastrointestinale come la dissenteria.

Prove scientifiche a favore dei benefici degli integratori a base di fibra d’orzo non mancano e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha approvato il claim secondo cui le fibre di semi d’orzo contribuiscono ad aumentare la massa in transito nell’intestino. Sarebbe proprio questo il meccanismo attraverso cui la fibra d’orzo eserciterebbe i suoi benefici sulla salute umana. Tale claim può però essere utilizzato solo per prodotti a elevato contenuto di tale fibra.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Riducendo la quantità di zuccheri assorbiti dal cibo, la fibra d’orzo può ridurre la glicemia sommandosi all’azione dei medicinali antidiabetici, con conseguente rischio di ipoglicemia. Per questo motivo, in caso di assunzione di fibra d’orzo, potrebbe essere necessario modificare i dosaggi degli antidiabetici; per lo stesso motivo la fibra d’orzo potrebbe essere controindicata in previsione di interventi chirurgici. In caso di dubbi si consiglia di consultare il proprio medico.

Inoltre, la fibra d’orzo può interferire con l’assorbimento dei farmaci assunti per via orale, riducendone l’azione.

Se assunta per via orale in modo adeguato, la fibra d’orzo è un ottimo rimedio per vari disturbi. In caso di gravidanza o allattamento al seno è necessario chiedere il parere del medico o al pediatra prima di assumerla. Inoltre, non bisogna dimenticare il rischio di allergie (soprattutto in caso di allergia ad altri cereali) e che l’orzo è controindicato alle persone che soffrono di celiachia o intolleranza al glutine.

 

Disclaimer

Le indicazioni riportate nel presente documento valgono solo come indicazione generale e non sostituiscono il consulto medico. Per essere certi di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è bene seguire sempre i consigli del proprio medico o di un nutrizionista.

Fosfatidilserina

Che cos’è la fosfatidilserina?

Si tratta di un glicerofosfolipide costituito da due molecole di acidi grassi legati a una molecola di glicerolo e a una molecola di etanolamina fosfato. Presente in particolar modo nel sistema nervoso centrale e nel cervello, essa svolge un fondamentale ruolo nelle membrane delle cellule (soprattutto dei neuroni), di cui regola sia integrità che permeabilità.

 

A cosa serve la fosfatidilserina?

La fosfatidilserina rientra nell’elenco stilato dal Ministero della Salute “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”. Gli effetti benefici che vengono attribuite a questa sostanza sono numerosi: sembra che sia in grado di incrementare la crescita della massa muscolare, di favorire la concentrazione e la resistenza allo stress, di ottimizzare le prestazioni mentali in caso di stress, di migliorare i sintomi della depressione, di aiutare la memoria e le prestazioni cognitive sia nei soggetti anziani che in quelli più giovani, di mantenere in salute l’intero sistema nervoso e migliorare la conduzione degli impulsi nervosi.

Non risultano claim autorizzati dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specificatamente rivolti ai prodotti a base di fosfatidilserina. Le proposte delle indicazioni secondo cui tale sostanza sarebbe in grado di apportare i benefici sopra descritti non sono state autorizzate perché, secondo l’Efsa, questa sostanza non risulta idonea a essere valutata scientificamente in relazione a tali effetti.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La sua assunzione è controindicata in soggetti in fase di trattamento con farmaci anticoagulanti poiché può potenziare gli effetti di questi medicinali e in individui già predisposti a emorragie.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata, è sempre consigliabile affidarsi al parere del proprio curante o di un esperto di nutrizione

Esperidina

Che cos’è l’esperidina?

Si tratta di un bioflavonoide che è presente in particolar modo negli agrumi.

 

A cosa serve l’esperidina?

Si crede che essa possa favorire il buon funzionamento dei vasi sanguigni. Parrebbe inoltre che possa aiutare a ridurre l’infiammazione. Per questo motivo ne viene consigliata l’assunzione (da sola o in combinazione con altri bioflavonoidi presenti negli agrumi, per esempio la diosmina) nei casi di problemi che coinvolgono le vene, come le varici, le emorroidi ed i problemi di circolazione (la cosiddetta stasi venosa). E’ altresì indicata nel trattamento del linfedema, condizione associata alla ritenzione idrica che può insorgere posteriormente ad interventi chirurgici per la cura del cancro al seno.

A causa delle prove scientifiche sinora insufficienti, l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ha approvato i claim proposti secondo i quali tale sostanza aiuterebbe a mantenere nella norma i livelli ematici di colesterolo, contribuirebbe ad una buona salute ed alla forza delle ossa e supporterebbe la salute del cuore. Inoltre l’Efsa ha respinto anche i claim secondo cui il suo impiego, qualora associato a quello di altri flavonoidi (in particolare troxerutina e diosmina), contribuirebbe a mantenere il tono venoso fisiologico e la permeabilità fisiologica di capillari e vene.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Non risultano esservi possibili interazioni tra l’impiego di esperidina e quella di altri medicinali o sostanze. Questo bioflavonoide è considerato sicuro solo se la sua assunzione via bocca prosegue fino a un massimo di sei mesi; la sicurezza di trattamenti di durata invece superiore non è nota.

Attesi i suoi potenziali effetti anticoagulanti, potrebbe essere controindicata in caso di disturbi emorragici perché potrebbe aumentare il rischio di emorragie; per lo stesso motivo potrebbe essere necessario interromperne l’assunzione in caso di programmati interventi chirurgici. Potrebbe altresì ridurre la pressione sanguigna e quindi il suo utilizzo potrebbe essere controindicato in caso di bassa pressione. Nel dubbio, è raccomandabile chiedere consiglio al proprio medico; parimenti, l’esperidina non dovrebbe essere assunta in fase di gravidanza e di allattamento senza prima essersi consultati con un esperto.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate all’interno di questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione corretta ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto in materia di nutrizione.

Faseolamina

Che cos’è la faseolamina?

Si tratta di una glicoproteina presente nel baccello del fagiolo bianco (Phaseolus vulgaris).

 

A cosa serve la faseolamina?

Il meccanismo della sua azione si basa sull’inibizione dell’attività delle alfa-amilasi, enzimi prodotti da pancreas e dal fegato il cui compito è quello di trasformare in glucosio l’amido contenuto all’interno dei carboidrati complessi (come pane, pasta, patate, legumi) introdotti nell’organismo tramite l’alimentazione.

Dopo aver assimilato un pasto ricco di carboidrati, il pancreas produce una certa quantità di alfa-amilasi destinate alla trasformazione dei carboidrati complessi in glucosio, che viene pertanto assorbito dal sangue per fornire l’energia necessaria all’organismo. Diverse ricerche hanno evidenziato che, in presenza della faseolamina, la trasformazione dei carboidrati in glucosio risulta in parte impedita, con la conseguenza che solo una parte di carboidrati viene tramutata in glucosio e assorbita dall’organismo per produrre energia. Poiché una quota dei carboidrati non viene trasformata in glucosio, si ha una riduzione del contenuto calorico del pasto: è per questo motivo che la faseolamina viene definita “bloccante dei carboidrati complessi” e viene impiegata in tutti quei casi in cui si ravvisi la necessità di tenere sotto controllo l’introito calorico e per calare di peso. Oltre ad essere proposta contro sovrappeso e obesità, tale sostanza sembrerebbe risultare utile anche negli individui con ridotta tolleranza al glucosio. Diversi studi le attribuiscono altresì proprietà drenanti.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Attualmente, stando ai dati estrapolati da studi condotti sull’uomo, il suo impiego risulta generalmente ben tollerata e sicura per la maggior parte degli individui. È opportuno astenersi dal consumo di prodotti a base di questa sostanza nel caso di ipersensibilità certa o presunta verso la faseolamina. Tra gli effetti indesiderati più comuni si rilevano diarrea, flatulenza e tensione addominale. Ad oggi non esistono dati sulla sicurezza della sua assunzione in fase di gravidanza e allattamento: a scopo cautelativo è comunque meglio evitarne l’uso.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto in materia di nutrizione.

Fitoestrogeni

Che cosa sono i fitoestrogeni?

Si tratta di un gruppo di sostanze di origine vegetale, simili agli estrogeni sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista funzionale. Scientificamente il termine “fitoestrogeno” viene definito “qualsiasi estrogeno extragonadico di origine vegetale”. Sono un esempio di fitoestrogeni sia la formononetina che la diazeina, rinvenibili nella soia e in altri prodotti a base di soia, che possono essere convertiti – dalla flora batterica del colon – in equolo (prodotto a debole attività estrogenica). Diverse sono le fonti alimentari di fitoestrogeni: tra queste ricordiamo in particolar modo i cereali integrali, i legumi (particolarmente la soia) e molti tipi di frutta e altri vegetali (tra cui il trifoglio rosso).

 

A cosa servono i fitoestrogeni?

Dal punto di vista della loro valenza terapeutica, solitamente vengono divisi in tre classi: isoflavoni, cumestani e lignani. Gli effetti che vengono attribuiti all’assunzione di queste sostanze sono molteplici; tra le proprietà più importanti che vengono loro ascritte si riscontra la loro capacità di legarsi ai recettori degli estrogeni ed espletare attività simile-estrogenica, comprimendo sia i disturbi dovuti alla carenza di estrogeni, sia quelli dovuti a una loro eventuale abbondanza. Il loro consumo sembrerebbe inoltre risultare connesso alla riduzione del livello del colesterolo, all’abbassamento degli effetti collaterali della menopausa e ad un minor rischio di eventi cardiovascolari. Alcune ricerche hanno altresì evidenziato come i fitoestrogeni siano in grado di ridurre il rischio di fratture in caso di osteoporosi e come siano connessi a tassi inferiori dei tumori cd. “femminili” (alla mammella, all’endometrio e all’ovaio).

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Stando agli studi sinora condotti, il loro impiego risulta ben tollerato dall’uomo e ad oggi non sono noti gravi effetti collaterali legati all’uso di tali sostanze. Tra gli effetti indesiderati di minor rilevanza si riscontrano nausea o insorgenza di mal di stomaco. Gravi reazioni allergiche ai prodotti a base di queste sostanze sono rare. È opportuno astenersi dall’assunzione di fitoestrogeni in fase di gravidanza (a scopo cautelativo) e in caso di concomitanti terapie a base di ormoni.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

Folati

Che cosa sono i folati?

Con tale termine vengono indicati sia l’acido folico di origine sintetica (presente in integratori e alimenti fortificati) che le sue forme naturalmente presenti nel cibo. Noti anche come vitamina B9, una loro carenza può condurre ad anemia megaloblastica e incrementare il rischio di alcune forme di cancro, di anomalie congenite, di disfunzioni cognitive nella terza età e – se associate a un aumento della concentrazione di omocisteina – di malattie cardiovascolari.

 

A cosa servono i folati?

L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha autorizzato l’uso dei claim secondo i quali i folati:

contribuirebbero alla crescita dei tessuti materni in fase di gravidanza

aiuterebbero la normale sintesi di aminoacidi

agevolerebbero la normale formazione del sangue

contribuirebbero ad un normale metabolismo dell’omocisteina

adiuverebbero il normale funzionamento del sistema immunitario

aiuterebbero la riduzione della stanchezza e della fatica

svolgerebbero un ruolo nel processo di divisione cellulare.

Non solo; gli integratori alimentari che forniscono almeno 400 μg di acido folico, per porzione quotidiana, possono riportare l’indicazione secondo la quale a) la supplementazione tramite tale sostanza aumenta il livello di folati nella donna incinta e b) bassi livelli di folati in fase di gravidanza sono un fattore di rischio per lo sviluppo di difetti del tubo neurale, nel feto in via di sviluppo. Tale indicazione deve tuttavia essere associata all’informazione che la fascia di popolazione per cui è indicata è quella delle donne in età fertile e che gli effetti benefici possono essere ottenuti solo con un’assunzione giornaliera di acido folico di 400 μg, per almeno un mese prima e tre mesi dopo il concepimento.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’impiego di folati e acido folico è solitamente considerata sicura; a dosi elevate può però essere associata a insonnia, nausea e gonfiore. Inoltre l’integrazione con acido folico può mascherare i sintomi di carenza – anche grave – di vitamina B12.

Elevati dosaggi di acido folico possono ridurre l’efficacia degli anticonvulsivanti. L’assorbimento dell’acido folico può invece essere inibito da molti altri medicinali, per esempio gli antidiabetici, i medicinali contro l’insonnia e alcuni antibiotici.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Al fine di garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

Flavonoidi

Che cosa sono i flavonoidi?

Con tale termine si indica un importante insieme di pigmenti vegetali, la cui struttura chimica è derivata da quella del flavone. Sono presenti nel mondo vegetale in maniera ampia e comprendono antociani, flavoni e altri pigmenti.

 

A cosa servono i flavonoidi?

Rientrano nell’elenco del Ministero della Salute “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico”. Il Ministero della Salute precisa che la dose massima quotidianamente consentita e relativa all’assunzione dei flavonoidi come complesso è di 1 gr (1000 mg) al dì, mentre – per quanto attiene ai singoli flavonoidi presenti nel medesimo elenco – le dosi massime quotidianamente consentite sono: rutina 300 mg; spireoside o spireina 300 mg; esperidina 600 mg; esperitina 300 mg; quercetina 200 mg; quercitrina 300 mg.

Le proprietà benefiche attribuite ai flavonoidi sono molteplici: alla luce delle ricerche sinora effettuate si ritiene siano un’ottima fonte di sostanze antiossidanti e antinvecchiamento, capaci di inibire l’azione dannosa dei radicali liberi. Sembrano inoltre:

essere in grado di intervenire in modo positivo sulla microcircolazione sanguigna e linfatica, favorendo la protezione dei piccoli vasi venosi;

concorrere al mantenimento di una buona salute del fegato nonchè alla protezione della pelle dalla nociva azione dei raggi ultravioletti;

essere capaci di rinforzare l’intero sistema immunitario;

giocare un ruolo fondamentale nella perdita di grasso viscerale e nel mantenimento di una buona condizione fisica;

essere coinvolti nella prevenire diverse patologie soprattutto infiammatorie, cardiovascolari e neoplastiche.

Non risultano esservi claim autorizzati dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specificatamente indirizzati a prodotti a base di flavonoidi. Le proposte delle indicazioni secondo cui tali sostanze sarebbero in grado di sortire i benefici sopra descritti sono state rifiutate per l’assenza di prove scientifiche sufficienti a giustificarle o perché gli asseriti benefici non sono sufficienti a soddisfare i criteri richiesti dall’Efsa.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Assunti in elevati dosaggi, essi possono arrivare a generare radicali liberi e ad agire come inibitori di enzimi fondamentali coinvolti nel metabolismo degli ormoni, dando vita a nocivi effetti che superano gli eventuali benefici che potrebbero derivare da una loro corretta assunzione. Atteso che i flavonoidi attraversano facilmente la placenta, il feto può essere particolarmente soggetto a possibili effetti collaterali: nello specifico, quindi, quando in un prodotto viene dichiarato genericamente come ingrediente il contenuto di “flavonoidi” come miscela e non quello degli specifici costituenti, è opportuno non assumerlo in fase di gravidanza.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata, è sempre consigliabile affidarsi al parere del proprio curante o di un esperto di nutrizione

 

Escina

Che cosa è l’escina?

E’ un composto vegetale che viene ricavato dalla miscela delle saponine contenute nei semi, nella corteccia e nelle foglie dell’ippocastano.

 

A cosa serve l’escina?

Numerose sono le proprietà che le sono attribuibili. Questa sostanza – contenuta talvolta anche in alcuni preparati medicinali – può aumentare la resistenza ed abbassare la permeabilità dei capillari (azione anti-edema): per tale sua caratteristica viene impiegata per curare vari tipi di edemi, in caso di vene varicose ed emorroidi, ematomi e contusioni e di fragilità capillare. L’utilizzo di prodotti a base di escina può generalmente aiutare in presenza sia di gonfiore che di pesantezza agli arti inferiori. Poiché essa è in grado di aumentare la tonicità delle pareti dei vasi sanguigni e favorire nel contempo la contrattilità delle vene – riducendo il ristagno di sangue negli arti inferiori ed agevolando invece il suo ritorno al cuore – questa sostanza può essere assunta anche in caso di insufficienza venosa periferica. L’escina sembrerebbe infine avere delle importanti proprietà antinfiammatorie.

Attualmente non risulta via sia alcun claim autorizzato dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specificatamente indirizzato a prodotti a base di escina.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Poiché un elevato dosaggio di escina può provocare danni sul glomerulo e sul tubulo renale, il suo utilizzo è controindicato in presenza di nefropatie o insufficienza renale. Gli effetti collaterali più comunemente riscontrati sono quelli a carico dell’apparato gastrointestinale. Atteso che l’escina potrebbe rallentare la coagulazione sanguigna, l’assunzione di tale sostanza potrebbe incrementare il rischio di lividi e di sanguinamento a carico di individui con disturbi emorragici. Tale sostanza potrebbe inoltre causare l’abbassamento della glicemia nel sangue. Infine, si precisa che potrebbe risultare irritante per il tratto gastrointestinale e nociva a livello epatico: è opportuno quindi non utilizzarla se si soffre di disturbi intestinali, di stomaco o al fegato. Se ne sconsiglia l’utilizzo nella fasi di gravidanza e di allattamento.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il   parere del medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

Eritritolo

Che cosa è l’eritritolo?

Si tratta di un sostituto dello zucchero. Ha difatti il suo stesso aspetto e il suo stesso sapore, ma è caratterizzato da un apporto calorico quasi nullo. Dal punto di vista chimico si tratta di un polialcol; ne esistono versioni sia in polvere che in forma granulata.

 

A cosa serve l’eritritolo?

Atteso che il suo apporto calorico è pressoché nullo, l’eritrirolo viene consigliato come alternativa al classico zucchero da tavola (il saccarosio, risultante dall’unione di glucosio e fruttosio); si adatta a chi è intenzionato ad abbassare il consumo di zuccheri, a chi sta seguendo un particolare regime dietetico (ipocalorico o a basso contenuto di carboidrati) e per i soggetti che soffrono di diabete. Infatti i polialcoli (come è l’eritritolo) in seguito alla loro assunzione, non causano un veloce aumento delle concentrazioni di glucosio nel sangue.

L’eritritolo può essere considerato un amico della salute dei denti perché il suo utilizzo non sviluppa la carie.

L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha approvato il claim secondo cui il consumo di cibi e/o bevande che contengono eritritolo, anzichè zucchero, contribuisce al mantenimento della mineralizzazione dei denti. Per poter aderire a questo claim è però necessario che la quantità di eritritolo aggiunta a cibi e bevande sia tale da non ridurre il pH della placca al di sotto di 5,7 (sia durante che nei 30 minuti successivi alla loro ingestione).

Inoltre l’Efsa ha autorizzato il claim secondo cui i cibi e/o le bevande contenenti eritritolo, anziché zucchero, inducono – dopo il loro consumo – un minore aumento del glucosio nel sangue rispetto ai cibi e alle bevande che contengono invece lo zucchero; l’eritritolo aiuta pertanto a ridurre la risposta glicemica post-prandiale. Per poter aderire a questo claim è però necessario che la quantità di eritritolo aggiunta a cibi e bevande sia tale da ridurre il contenuto di zuccheri nella quantità specificata dall’Allegato al Regolamento (CE) N. 1924/2006.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La sua assunzione ha dei possibili effetti collaterali; può difatti provocare diarrea, mal di testa e dolori allo stomaco in soggetti particolarmente sensibili o nel caso in cui venga assunto in dosaggio eccessivo.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il   parere del medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto in materia di nutrizione.

 

Fenilalanina

Che cosa è la fenilalanina?

E’ uno degli aminoacidi che formano le proteine dell’organismo umano; ne esistono tre forme: la D-, la L- e la DL-fenilalanina. L’unica presente nelle proteine umane è la L-fenilalanina, mentre la D-fenilalanina non è considerata un aminoacido essenziale e la DL-fenilalanina è una forma sintetica prodotta in laboratorio.

 

A cosa serve la fenilalanina?

Gli integratori a base di tale sostanza vengono consigliati per trattare artrosi, artrite reumatoide, sintomi dell’astinenza dall’alcol, vitiligine, depressione, disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), malattia di Parkinson e dolore cronico,. Il loro meccanismo d’azione non è tuttavia ancora stato chiarito.

L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ha sinora autorizzato l’utilizzo dei claim secondo cui la sua assunzione contribuirebbe al mantenimento della salute del cervello, stimolare la lucidità mentale e aiutare la memoria; ciò a causa dell’assenza di prove scientifiche attestanti la loro validità.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’assunzione di integratori a base di fenilalanina può interagire con quella di levodopa, principio attivo utilizzato per trattare il Parkinson; per questo motivo il suo impiego è sconsigliato nel caso in cui si sia sotto terapia con levodopa: potrebbe peggiorare i sintomi della malattia sopra indicata.

Potrebbe altresì interferire con le terapie contro la depressione a base di MAO inibitori, aumentando le concentrazioni di tiramina all’interno dell’organismo. L’accumulo di tale sostanza può far aumentare la pressione, ma è in genere evitato da meccanismi naturali attivi nell’organismo umano. Alcuni farmaci antidepressivi potrebbero però compromettere tali meccanismi; perciò – quando vengono utilizzati – è opportuno evitare un aumento delle concentrazioni di tiramina.

Infine, la fenilalanina potrebbe incrementare il rischio che l’assunzione di antipsicotici conduca alla comparsa di spasmi muscolari. Per questo è raccomandabile non impiegare integratori a base di fenilalanina quando si assumono questi farmaci.

Il suo utilizzo è controindicato nel caso in cui si soffra di fenilchetonuria o di altre condizioni che aumentano il livelli di fenilalanina presenti nell’organismo. E’ altresì importante prestare attenzione all’assunzione di fenilalanina in caso di schizofrenia.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in questo articolo rappresentano delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata, è sempre consigliabile affidarsi al parere del proprio curante o di un esperto di nutrizione

Torna su