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N-acetil-D-glucosamina

Che cosa è la N-acetil-D-glucosamina?

La N-acetil-D-glucosamina (o N-acetilglucosamina, sigla NAG) è un derivato della glucosamina presente nell’eparina, nella chitina, in alcuni polisaccaridi della parete batterica e in alcune glicoproteine. Insieme all’acido glucuronico costituisce l’acido ialuronico. Viene sintetizzata dall’organismo a partire dalla D-glucosamina-6-P.

La glucosamina è presente in numerose sostanze naturali (chitine, glicoproteine, glicolipidi, polisaccaridi complessi) ed è coinvolta nella sintesi di lipidi e proteine glicosilate. Esistono varie forme di glucosamina: tra le più conosciute ci sono, oltre alla N-acetilglucosamina (che va a costituire l’acido ialuronico), la glucosamina solforato (glucosamina-N-solfato, presente nell’eparina) e la glucosamina idrocloridrato.

 

A cosa serve la N-acetil-D-glucosamina?

La N-acetil-D-glucosamina rientra nell’elenco stilato dal Ministero della Salute “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico” e in particolare nell’elenco “Altre sostanze senza apporto massimo giornaliero definito”. L’indicazione fornita dal Ministero in merito all’utilizzo di integratori a base di questa sostanza è “sintesi dell’acido ialuronico”.

Secondo alcune ricerche, la N-acetil-D-glucosamina potrebbe essere utile per la terapia della degenerazione delle articolazioni dovuta all’artrosi e per curare patologie infiammatorie croniche intestinali come la rettocolite ulcerosa e la Malattia di Crohn. Altri studi hanno evidenziato l’importante ruolo giocato da questa sostanza nel combattere la sclerosi multipla e altre patologie autoimmuni.

Attualmente l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) non ha approvato nessun claim specifico sui prodotti a base di N-acetil-D-glucosamina.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Attualmente non ci sono prove sufficienti per stabilire la sicurezza relativa all’assunzione della N-acetil-D-glucosamina. In via precauzionale, si sconsiglia di assumere questa sostanza in caso di gravidanza e allattamento. È bene tener presente che la N-acetil-D-glucosamina potrebbe influenzare i livelli di zuccheri presenti nel sangue.

 

Disclaimer

Le indicazioni riportate nel presente documento valgono solo come indicazione generale e non sostituiscono il consulto medico. Per essere certi di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è bene seguire sempre i consigli del proprio medico o di un nutrizionista.

 

Norvalina

Che cosa è la norvalina?

La norvalina è un amminoacido non essenziale (acido alfa-aminovalerianico) solubile in acqua. Si tratta di un isomero (un composto con la stessa formula molecolare, ma struttura diversa) della valina, un aminoacido a catena ramificata. È presente in numerosi alimenti come carne, latticini, cereali, legumi e noci. Spesso viene sintetizzata artificialmente.

 

A cosa serve la norvalina?

La norvalina rientra nel documento redatto dal Ministero della Salute “Altri nutrienti e altre sostanze ad effetto nutritivo o fisiologico” e in particolare nell’elenco “Altre sostanze senza apporto massimo giornaliero definito”.

Sebbene attualmente non siano stati effettuati molti studi su questa sostanza, le proprietà che vengono attribuite al suo consumo e che le valgono l’inserimento in diversi integratori sono numerose. La proprietà attualmente ritenuta più importante è quella di inibire l’azione dell’enzima arginasi, responsabile della scomposizione dell’arginina in urea e ornitina, facilitando così l’accumulo nell’organismo di arginina, un aminoacido dotato di proprietà anaboliche, immunostimolanti e antietà. Studi finora condotti hanno dimostrato che la norvalina è in grado di aumentare il flusso sanguigno, con ricadute positive sui valori della pressione sanguigna e, più in generale, sull’intero apparato cardiovascolare. Inoltre, questa sostanza è nota in ambito sportivo per migliorare le prestazioni fisiche e la crescita muscolare (l’aumento dei livelli di arginina nel corpo provoca l’incremento della quantità di ossido nitrico, sostanza coinvolta nell’aumento del flusso sanguigno, garantendo maggiori ossigenazione e nutrimento del tessuto muscolare, a tutto vantaggio delle prestazioni fisiche e della crescita muscolare).

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Attualmente sono stati effettuate poche ricerche sugli effetti della norvalina, e i risultati raccolti non hanno messo in evidenza effetti avversi degni di nota dovuti all’assunzione di prodotti contenenti tale sostanza. Le quantità presenti negli integratori attualmente in commercio sembrerebbero essere ben tollerati. Poiché tra gli effetti della sostanza c’è l’aumento del flusso sanguigno, l’assunzione della sostanza potrebbe causare vertigini o sensazione di leggero stordimento (testa leggera).

 

Disclaimer

Le indicazioni riportate nel presente documento valgono solo come indicazione generale e non sostituiscono il consulto medico. Per essere certi di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è bene seguire sempre i consigli del proprio medico o di un nutrizionista.

 

Olio di fegato di merluzzo

Che cos’è l’olio di fegato di merluzzo?

Si tratta di un prodotto derivato dal fegato fresco di pesci appartenenti al genere Gadus.

 

A cosa serve l’olio di fegato di merluzzo?

L’olio di fegato di merluzzo è rinomato per la sua ricchezza in grassi polinsaturi (in particolare omega 3) associabili a proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche e anticoagulanti. La sua assunzione viene ad esempio indicata per combattere l’artrosi, la depressione, il lupus eritematoso sistemico, colesterolo e trigliceridi alti, i problemi renali associati al diabete, la pressione alta, le malattie cardiache, il glaucoma e l’otite media.

Le informazioni scientifiche ora disponibili sembrerebbero suggerire come potrebbe essere veramente utile al fine di favorire la riduzione dei trigliceridi e della pressione nonché per fare abbassare i livelli di proteine nell’urina in presenza di problemi ai reni associati al diabete. Non risulta però che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia sinora approvato alcun claim che giustifichi queste proposte d’impiego. Inoltre l’Efsa ha rifiutato le proposte di claim secondo cui l’olio di fegato di merluzzo sarebbe benefico per la salute sia della pelle che delle articolazioni.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La sua assunzione potrebbe potenziare gli effetti dei medicinali antipertensivi, degli anticoagulanti e degli antiaggreganti. Infatti la sua asserita capacità di abbassare la pressione e di rendere più lenta la coagulazione del sangue potrebbe assommarsi all’azione dei principi attivi di questi farmaci; nel dubbio, è opportuno chiedere consiglio al proprio medico. Inoltre è consigliabile non assumerlo a gravidanza in corso o durante l’allattamento di propria iniziativa e senza che sia stato un medico a prescriverlo.

Tra i suoi possibili effetti collaterali sono inclusi alito cattivo, eruttazioni, bruciori di stomaco e perdita di sangue dal naso; assumerlo durante i pasti potrebbe però ridurre il rischio di avere questi fastidi.

Infine, a dosi elevate, l’olio di fegato di merluzzo potrebbe sviluppare un maggiore rischio di emorragie, senso di nausea e feci molli e causare un accumulo eccessivo di vitamina A e di vitamina D.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate all’interno di questo articolo sono solo delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del proprio curante. Al fine di garantirsi un’alimentazione equilibrata e corretta è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico o di un esperto di nutrizione.

 

Muira puama

Che cos’è la muira puama?

La muira puama (o Ptychopetalum ovata) è una pianta appartenente alla famiglia delle Olacaceae. Originaria della Foresta Amazzonica, questa specie è conosciuta anche come “albero della potenza” per i suoi supposti effetti afrodisiaci.

 

A cosa serve la muira puama?

La muira puama è una sorta di afrodisiaco. Sebbene non sia chiaro quali principi attivi siano responsabili dei benefici che le vengono attribuiti, le radici e il legno vengono utilizzati per ottenere prodotti a uso medicinale consigliati per prevenire i disturbi della sfera sessuale e, appunto, in qualità di afrodisiaci. Inoltre, la muira puama è indicata in caso di disturbi allo stomaco, dolori mestruali, dolori alle articolazioni, paralisi dovute alla poliomielite e come tonico o stimolante dell’appetito.

Non ci sono però prove scientifiche sufficienti a dimostrare l’efficacia di questi prodotti. Alcuni dati preliminari suggeriscono che abbinata a estratti di gingko potrebbe migliorare almeno modestamente il desiderio sessuale e la frequenza dei rapporti sessuali nelle donne che soffrono di calo del desiderio.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), però, non ha ancora approvato alcun claim che autorizzi questo o altri usi della muira puama.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Attualmente non risulta che l’assunzione di muira puama possa interferire con le terapie farmacologiche o con l’assunzione di altre sostanze. In caso di dubbi si consiglia comunque di consultare il proprio medico per un consiglio specifico e personalizzato.

Attualmente non ci sono informazioni sufficienti a poter accertare la sicurezza dell’assunzione di prodotti a base di questo rimedio vegetale. In particolare, non si hanno dati scientifici che permettano di valutare i rischi associati all’assunzione di muira puama durante la gravidanza o l’allattamento al seno. Per questo motivo, come in tutti gli altri casi in cui si intenda assumere prodotti a scopo medicinale durante questi delicati periodi della vita, è necessario chiedere consiglio al proprio medico o pediatra.

Infine, studi condotti sui roditori suggeriscono che la muira puama può causare ansia.

 

Disclaimer

Le indicazioni riportate nel presente documento valgono solo come indicazione generale e non sostituiscono il consulto medico. Per essere certi di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è bene seguire sempre i consigli del proprio medico o di un nutrizionista.

 

Olio di pesce

Che cos’è l’olio di pesce?

E’ un prodotto che si ottiene dai pesci particolarmente ricchi in grassi che sono considerati alleati della salute: gli omega 3.

 

A cosa serve l’olio di pesce?

I benefici che gli sono attribuiti dipendono dal suo contenuto in grassi omega 3 dalle proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie e anticoagulanti. Nello specifico, gli integratori a base di olio di pesce vengono indicati al fine di ridurre il livello di trigliceridi nel sangue, il rischio di complicanze cardiovascolari ed il calo di peso associato alle terapie antitumorali nonchè per prevenire l’ipertensione e i danni ai reni associabili ai trattamenti con ciclosporina. Vengono inoltre proposti per curare svariati problemi di salute (dall’osteoporosi alla dismenorrea, passando per problemi di origine psichiatrica e la cirrosi epatica).

Le prove scientifiche circa la validità di tali proposte non sembrano tuttavia sufficienti a certificare l’efficacia della sua assunzione. La Food and Drug Administration statunitense ne ha approvato l’impiego per ridurre i trigliceridi, mentre l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ha sinora approvato i claim secondo i quali potrebbe essere benefica contro l’osteoporosi, problemi a livello articolare, per controllare il livello di lipidi nel sangue, per favorire una buona salute del cuore, del sistema immunitario e della pelle, per far abbassare il numero di vampate e come anticoagulante.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’effetto dell’olio di pesce potrebbe sommarsi a quello degli aggreganti, antipertensivi, degli anticoagulanti; l’assunzione di orlistat potrebbe invece abbassare l’assorbimento dell’olio di pesce. E’ stato altresì sollevato il dubbio che quest’ultimo possa essere sconsigliato in presenza di diabete, di depressione, disturbo bipolare, malattie epatiche, condizioni che riducono le risposte a livello immunitario o un defibrillatore impiantabile. Infine, è stato ipotizzato che l’olio di pesce potrebbe alzare il rischio di cancro in chi già soffre di poliposi adenomatosa familiare.

Negli altri casi (incluse le fasi di gravidanza e allattamento) l’olio di pesce è considerato sicuro purché sia assunto in dosaggio non eccessivo, mentre assumerne più di 3 grammi al dì potrebbe ostacolare la coagulazione sanguigna ed aumentare il rischio di emorragie.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate all’interno di questo articolo sono solo delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del proprio curante. Al fine di garantirsi un’alimentazione equilibrata e corretta è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico o di un esperto di nutrizione.

 

Olio di borragine

Che cos’è l’olio di borragine?

La Borago officinalis è una pianta erbacea annuale facente parte della famiglia delle Boraginaceae. Dai suoi semi viene estratto un olio che viene utilizzata a scopo medicinale.

 

A cosa serve l’olio di borragine?

L’olio di semi di borragine contiene un acido grasso – l’acido gamma-linolenico – che sembrerebbe esercitare un’azione antinfiammatoria. Il suo impiego è indicato nel trattare dei problemi dermatologici come la dermatite seborroica (anche nei bambini), le neurodermatiti e gli eczemi. Inoltre esso viene consigliato in caso di infiammazione, diabete, stress, sindrome premestruale, disturbo da deficit di attenzione-iperattività, sindrome da distress respiratorio acuto, artrite reumatoide, alcolismo. Infine, l’olio di semi di borragine viene indicato come mezzo preventivo nei confronti di malattie cardiache e ictus.

Non risultano però esservi claim approvati dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) specificatamente rivolti a tale prodotto. La proposta dell’indicazione secondo cui questa pianta supporterebbe l’integrità e la fluidità della membrana cellulare, giocherebbe un ruolo determinante nel ringiovanimento naturale dell’epidermide e contribuirebbe a migliorare la funzione di barriera della cute nelle persone anziane, mantenere l’equilibrio idrico transepidermico e a mantenere la sua elasticità, è stata rifiutata per l’assenza di prove scientifiche sufficienti a giustificarla. In senso più generale, nessuna delle attuali proposte d’impiego è basata su prove certe circa l’efficacia della pianta.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’assunzione di olio di semi di borragine potrebbe interagire con quella degli anticoagulanti, degli anestetici medicinali metabolizzati dal citocromo P450 3A4, degli antiaggreganti, e – in minor misura – degli antinfiammatori non steroidei (i Fans).

È fondamentale che esso non sia contaminato da alcaloidi che potrebbero mettere in pericolo la salute umana. E’ inoltre opportuno ricordare che non si hanno prove certe sulla sicurezza della sua assunzione né durante la gravidanza né durante l’allattamento. Infine, l’impiego di tale integratore potrebbe essere controindicato nel caso di disturbi emorragici o di programmati interventi chirurgici.

 

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Le informazioni riportate all’interno di questo articolo sono solo delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del proprio curante. Al fine di garantirsi un’alimentazione equilibrata e corretta è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio medico o di un esperto di nutrizione.

Mannite

Che cos’è la mannite?

La mannite è uno zucchero conosciuto anche con il nome di D-mannitolo. È ottenuto in modo naturale dalle alghe marine e dalla manna prodotta dal Fraxinus ornus, o in laboratorio a partire dal saccarosio; oggi viene prodotta industrialmente per via semisintetica.

 

A cosa serve la mannite?

La mannite ha effetti lassativi. Per questo motivo, in caso di assunzione, non viene digerita e assorbita, e una volta nell’intestino richiama acqua aumentando così la massa in transito nell’intestino, il che stimola i movimenti intestinali, favorendo l’evacuazione della massa fecale.

La capacità della mannite di richiamare acqua viene impiegata in medicina anche per altri scopi. La mannite, per esempio, è stata sperimentata nel trattamento di alcune patologie a carico dei bronchi, come la fibrosi cistica. Inoltre, il mannitolo viene somministrato anche come diuretico.

Infine, il mannitolo trova impiego come dolcificante. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha approvato i claim secondo cui il consumo di alimenti o bevande contenenti mannitolo al posto della zucchero contribuisce al mantenimento della mineralizzazione dei denti e induce un minor aumento del livello di glucosio nel sangue rispetto a quello indotto dai cibi e dalle bevande contenenti zucchero. Il mannitolo potrebbe quindi contrastare la demineralizzazione dei denti e aiutare a ridurre la risposta glicemica. Per poter utilizzare questo claim, però, è necessario che la sostituzione dello zucchero con il mannitolo sia sufficiente a non far scendere il pH della placca al disotto di 5,7 durante il consumo e nei 30 minuti successivi – nel primo caso – e a ridurre la dose di zuccheri almeno della quantità indicata nell’Allegato al Regolamento (CE) n. 1924/2006 – nel secondo.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

La mannite, se assunta nelle dosi consigliate, è ben tollerata anche dai bambini e sembra non essere associata né alla comparsa di coliche né a quella di nausea. In quantitativi elevati, invece, può causare dolori addominali e flatulenza.

Trattandosi di un lassativo può essere controindicato in presenza di certi disturbi intestinali come le occlusioni. Inoltre, potrebbe interferire con l’assorbimento di alcuni farmaci assunti per via orale. Per escludere tutte le possibili controindicazioni è necessario chiedere consiglio al proprio medico.

 

Disclaimer

Le indicazioni riportate nel presente documento valgono solo come indicazione generale e non sostituiscono il consulto medico. Per essere certi di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è bene seguire sempre i consigli del proprio medico o di un nutrizionista.

 

Lactilolo

Che cos’è il lactilolo?

Il lactilolo è un carboidrato, un polialcol derivato dal lattosio. Il suo potere dolcificante è inferiore del 40% rispetto a quello dello zucchero da tavola comune (il saccarosio), ma rispetto a quest’ultimo e al lattosio non viene digerito dall’apparato digerente umano ma dai batteri che si trovano nell’intestino crasso; per questo motivo il suo apporto di calorie è pari solo a poco più della metà di quelle apportate dalla stessa quantità di altri carboidrati.

 

A cosa serve il lactilolo?

Il lactilolo è utilizzato come sostituto dello zucchero per ottenere cibi a basso apporto calorico e sugar free. Non assorbendo acqua consente anche di mantenere i prodotti più croccanti e di aumentarne i tempi di conservazione. Inoltre, è indicato per promuovere il benessere dei batteri alleati della salute presenti nell’intestino, per ridurre l’indice glicemico dei cibi e per prevenire le carie.

 

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha approvato il claim secondo cui il consumo di cibi o bevande contenenti lactilolo anziché zucchero contribuisce al mantenimento della mineralizzazione dei denti. Per poter utilizzare questo claim, però, è necessario che la quantità di lactilolo aggiunta a cibi e bevande non riduca il pH della placca al di sotto di 5,7 sia durante che nei 30 minuti successivi al loro consumo.

Inoltre, l’EFSA ha autorizzato il claim secondo cui cibi e bevande contenenti lactilolo anziché zucchero inducono un ridotto aumento del glucosio nel sangue dopo il loro consumo rispetto ai cibi e alle bevande contenenti altri zuccheri; il lactilolo aiuta quindi a ridurre la risposta glicemica dopo i pasti. Per poter utilizzare questo claim, però, è necessario che le quantità di lactilolo aggiunte a cibi e bevande riducano il contenuto di zuccheri della quantità specificata nell’Allegato al Regolamento (CE) N. 1924/2006.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

Studi scientifici hanno dimostrato la sicurezza del consumo di lactitolo. Un’assunzione fino a 20 g al giorno è considerata sicura anche dal punto di vista del rischio di possibili effetti lassativi.

 

Disclaimer

Le indicazioni riportate nel presente documento valgono solo come indicazione generale e non sostituiscono il consulto medico. Per essere certi di seguire un’alimentazione sana ed equilibrata è bene seguire sempre i consigli del proprio medico o di un nutrizionista.

 

Lattasi

Che cosa è la lattasi?

Si tratta di un enzima necessario per la digestione del lattosio (lo zucchero tipico di latte e derivati). Può essere assunto sotto forma di integratore o essere aggiunto direttamente al latte.

 

A cosa serve la lattasi?

Il suo impiego è consigliato in caso di intolleranza al lattosio. Questo problema di salute è, difatti, causato da una carenza dell’enzima lattasi. Naturalmente presente dall’organismo dei bambini piccoli, con l’avanzare dello sviluppo questa molecola tende a essere prodotta in minori quantità, che sono però insufficienti a garantire la completa digestione del lattosio assunto con gli alimenti. Ciò può portare a meteorismo, gonfiori e altri disturbi intestinali, in particolar modo diarrea. La sua assunzione permette di sopperire a questa carenza perché l’integratore digerisce il lattosio – che altrimenti si accumulerebbe nell’intestino – evitando la sintomatologia tipica dell’intolleranza e consentendo di assumere latte e derivati.

L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha approvato il claim secondo il quale la lattasi migliora la digestione del lattosio in soggetti che hanno difficoltà a digerire questo zucchero. Il claim può però essere utilizzato solo nel caso di prodotti contenenti una dose minima di 4500 unità FCC (Food Chemical Codex) e solo se seguiti della raccomandazione di utilizzarli ad ogni pasto che contenga lattosio. Il consumatore deve altresì essere informato che l’intolleranza al lattosio può presentarsi con gravità variabile e che è sempre necessario chiedere un parere a un esperto circa l’introduzione di questa molecola all’interno del proprio regime alimentare.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’uso di lattasi è considerato sicuro per la maggior parte degli individui. Tuttavia, ad oggi, non sono state raccolte adeguate informazioni sul suo utilizzo in gravidanza e durante l’allattamento; prima di assumerla in queste fasi è quindi raccomandabile consultarsi con il proprio medico.

Non risultano interazioni tra l’impiego di lattasi e il trattamento con medicinali o altre sostanze. Se si hanno dubbi su eventuali interferenze è consigliabile chiedere un parere specialistico medico.

 

Disclaimer

Le informazioni qui riportate rappresentano solo delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi al consulto del proprio curante o di un esperto in materia di nutrizione.

Lattobacilli

Che cosa sono i lattobacilli?

Sono batteri benefici per la salute umana naturalmente presenti nell’organismo e che possono essere assunti sotto forma di alimenti (in particolare yogurt e altri latti fermentati) o di integratori.

 

A cosa servono i lattobacilli?

Essi svolgono diverse funzioni utili per la salute umana. Possono ad esempio contribuire alla digestione degli alimenti, all’assorbimento dei nutrienti e a controllare microrganismi patogeni che possono causare problemi come la diarrea. La loro assunzione viene consigliata proprio nel caso di disturbi intestinali e per prevenirli durante terapie antibiotiche; i lattobacilli trovano anche impiego nel trattamento delle coliche nei bambini, della malattia di Crohn, della diarrea, della sindrome dell’intestino irritabile e dell’enterocolite necrotizzante. Inoltre vengono consigliati contro le infezioni gastriche da Helicobacter pylori, quelle vaginali e quelle delle vie urinarie. Infine, vengono talvolta assunti per prevenire il raffreddore, per migliorare le difese immunitarie e in caso di vesciche, ulcere orali, dermatite allergica e acne, contro colesterolo alto, malattia di Lyme, orticaria e in caso di intolleranza al lattosio.

L’unico claim che risulta essere sinora stato autorizzato dall’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) è quello secondo il quale i lattobacilli presenti nello yogurt o nei latti fermentati migliorerebbero la digestione del lattosio nei soggetti che hanno difficoltà a digerirlo. Tale claim può però essere utilizzato solo se il prodotto contiene almeno 108 Unità Formanti Colonia vive di Lactobacillus delbrueckii subsp. bulgaricus e di Streptococcus thermophilus per grammo.

 

Avvertenze e possibili controindicazioni

L’uso di antibiotici può uccidere anche i lattobacilli. Inoltre l’efficacia di un trattamento a base di tali batteri potrebbe essere ridotta nel caso in cui si assumano farmaci immunosoppressori.

I trattamenti a base di lattobacilli sono di solito considerati sicuri, ma è sempre opportuno consultarsi con il proprio medico prima di iniziarne uno, soprattutto durante le fasi di gravidanza e di allattamento. L’assunzione di tali microbi potrebbe essere sconsigliata in caso di indebolimento del sistema immunitario e di sindrome dell’intestino corto.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate in questo articolo rappresentano solo delle indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre opportuno affidarsi ai consigli del proprio curante o di un esperto di nutrizione.

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