Lo suggeriscono tutte le linee guida internazionali: una corretta alimentazione è fondamentale per prevenire l’insorgenza di moltissime patologie, oncologiche e non. Dalla revisione di tutti gli studi scientifici sul rapporto tra alimentazione e tumori, la World Cancer Research Fund ha pubblicato, con la collaborazione di numerosi ricercatori dei centri di ricerca di tutto il mondo, un decalogo per la prevenzione oncologica. Per seguire correttamente da un punto di vista nutrizionale queste semplici raccomandazioni, dobbiamo prestare molta attenzione a quello che mangiamo e quindi ai prodotti che acquistiamo quando facciamo la spesa al supermercato. Spesso, tra la fretta e la fiducia incondizionata nei prodotti, facciamo poco caso all’etichetta, che è invece uno strumento utilissimo e ricco di informazioni per noi consumatori: “L’etichetta dei prodotti confezionati, i cartellini espositivi della frutta, della verdura e quella del pesce – spiega il dott. Salvatore Gulizia, biologo igienista e componente del Nucleo Qualità di Humanitas Centro Catanese di Oncologia – rappresentano la carta di identità dei prodotti messi in vendita e sono regolamentati dalla normativa europea”.
La scadenza
La prima cosa fondamentale da controllare nei prodotti confezionati e preincartati è la scadenza. Circa il 60% della popolazione europea non conosce la differenza tra le diciture ‘consumarsi entro’ e ‘da consumarsi preferibilmente entro’: “La prima – chiarisce il dott. Gulizia – indica il termine oltre il quale il prodotto potrebbe diventare pericoloso per la salute di chi lo consuma; la seconda definisce invece la data entro la quale il prodotto conserva le sue caratteristiche specifiche, quali fragranza, friabilità, sapore, sapidità, colore, consistenza, ma solo se vengono rispettate le istruzioni di conservazione. Consumarlo dopo la data indicata non è pericoloso per la salute ma ad esempio il caffè può perdere parte dell’aroma, i biscotti frollini la friabilità, una bibita analcolica parte della frizzantezza”.
Gli ingredienti
La seconda indicazione fondamentale è la composizione del prodotto, ovvero i suoi ingredienti. Numerosi sono i prodotti quali pane, fette biscottate, crostini, merendine con la dicitura ‘integrale’. E’ facile pensare che venga utilizzata una farina integrale, in cui sia ancora presente il germe del grano e tutti i suoi nutrienti, ma non è così: “In realtà viene utilizzata una farina raffinata industrialmente di tipo “00” o “0” (la farina integrale rappresenta solo il 15-20%) a cui viene aggiunta crusca devitalizzata per renderli più morbidi ed appetibili, ma anche zuccheri di tutte le tipologie, fibre solubili, grassi saturi ed agenti lievitanti ed emulsionanti”.
Anche lo yogurt merita un’attenzione particolare: quello vero, bianco, è prodotto con latte e fermenti lattici vivi quali Streptococcus thermophilus, Lactobacillus bulgaricus e nient’altro. Tutti gli altri che contengono frutta, fibre alimentari, zuccheri, addensanti, correttori di acidità ed altro sono prodotti dolciari nei quali la quantità di zuccheri varia da 10 a 14 grammi per 100 grammi di prodotto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne consiglia per adulti e bambini meno del 5% delle calorie totali al giorno e quindi circa 25 grammi, pari a 6 cucchiaini da te.
Tutti gli insaccati (compresa la carne in scatola) ed alcuni prodotti caseari contengono nitriti e nitrati, conservanti consentiti dalla normativa europea, che rallentano lo sviluppo dei batteri e si trovano in etichetta con le sigle E249, E250, E251, E252. Non sono cancerogeni, ma possono subire delle modificazioni chimiche, sia a causa del metabolismo sia attraverso la cottura, che li trasforma in molecole considerate potenzialmente cancerogene: “Un consumo eccessivo e prolungato di nitriti – spiega il dott. Gulizia – è associato ad un aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell’esofago. Negli insaccati, affettati e confezionati, non vi sono solo conservanti, ma correttori di acidità (E325), stabilizzanti (E407) ed antiossidanti (E316)”.
L’olio di palma
Un’ultima considerazione sull’olio di palma, contenuto in tantissimi prodotti anche per bambini (merendine, torte, creme, biscotti). Contiene il 50% di grassi saturi (necessari per l’assimilazione di alcune vitamine) e non contiene il colesterolo. Si ritiene che faccia male alla salute e sia responsabile dell’insorgenza di malattie cardiocircolatorie, del diabete di tipo 2 e del cancro. Ad oggi, comunque, non vi sono evidenze scientifiche se non quelle riguardanti la quantità di grassi saturi da ingerire quotidianamente che, secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità , in una dieta di 2000 calorie, non devono superare il 10%. Quindi per evitare un sovraccarico di grassi saturi è necessario bilanciare i prodotti contenti olio di palma e formaggi, carne rossa e burro: basta leggere nelle etichette la dichiarazione nutrizionale dove sotto la voce ‘grassi’ è dichiarata la quantità dei grassi saturi.