La congestione digestiva è un argomento di cui si parla soprattutto d’estate. Si tratta, purtroppo, di uno di quei disturbi legati agli sbalzi termici che determinano un blocco della digestione e che, in alcuni casi, può risultare mortale. L’esempio più conosciuto è quello del rischio di congestione se si entra in acqua, mare o piscina, senza avere rispettato la pausa di due ore dal pasto.
Dopo un pasto, infatti, l’afflusso del sangue verso lo stomaco aumenta copiosamente e, nel caso in cui ci si esponga ad uno sbalzo termico improvviso, la circolazione sanguigna subisce una modifica importante. La vasocostrizione, determinata dal cambiamento improvviso di temperatura, fa defluire il sangue dall’apparato gastrointestinale su “ordine” del cervello, per tenere il corpo ad una temperatura corretta, con richiamo del sangue che era stato precedentemente indirizzato all’addome. Per questo è fondamentale, dopo un pasto, evitare sia i passaggi da un ambiente troppo freddo ad uno troppo caldo o viceversa sia di bere bevande troppo ghiacciate dopo avere mangiato.
Come si riconosce una congestione? I sintomi più evidenti sono una copiosa sudorazione, brividi di freddo, nausea, vomito, dolori addominali, senso di svenimento fino ad una effettiva perdita di sensi e coscienza.
La tempestività di intervento è fondamentale per evitare le conseguenze più gravi. La persona “vittima” di congestione va fatta sdraiare e le sue gambe portate verso l’alto in maniera tale da favorire l’afflusso del sangue di nuovo verso l’addome, contemporaneamente è bene porre in essere quelle azioni che permettono di riportare ad un livello normale la temperatura corporea, come asciugare la persona o coprirla con un telo e, in caso di svenimento, trasportarla al pronto soccorso.