La prevalenza di noduli tiroidei, rilevati all’esame obiettivo nel 5% della popolazione, sale nettamente fino al 30-40% se si ricorre ad indagini strumentali accurate quali l’ecografia tiroidea.
L’approccio clinico al nodulo tiroideo richiede innanzitutto un’accurata raccolta della storia clinica ed un’accurata visita del paziente. Si deve poi ricorrere a due tipi di indagini diagnostiche differenti, le indagini di laboratorio e le indagini strumentali: le prime servono a valutare la funzione tiroidea (FT3, FT4 e TSH), la presenza di patologie autoimmuni della tiroide (anticorpi anti-TPO ed anti-Tg), la presenza di markers tumorali (il dosaggio della calcitonina riveste un ruolo di primo piano nella diagnosi del carcinoma midollare della tiroide); le indagini strumentali tiroidee si basano prevalentemente sull’utilizzo della ecografia ed esame citologico mediante agoaspirazione che permette di avere informazioni preliminari sulla “natura” del nodulo.
Trattamento dei noduli
Il trattamento del gozzo diffuso o nodulare può essere medico, chirurgico o radioterapico. Nei noduli con normale funzione tiroidea, spesso ci si pone come obiettivo della terapia medica quello di sopprimere la secrezione dell’ormone ipofisario tireostimolante (TSH), somministrando ormoni tiroidei in dosi tali da non causare comunque ipertiroidismo. E’ bene ricordare che esistono precise controindicazioni alla terapia soppressiva con L-tiroxina quali l’età avanzata, la presenza di cardiopatie aritmiche e/o ischemiche, la presenza di grave osteoporosi. La terapia chirurgica trova invece indicazione elettiva in tutti i noduli diagnosticati alla citologia come lesioni maligne o sospette o quando ci troviamo in presenza di voluminoso gozzo o di lesioni benigne che per sede o dimensioni causano significativi fenomeni di compressione. La terapia con radioiodio trova infine possibile applicazione in quei pazienti che, pur presentando fenomeni compressivi, non possono essere sottoposti ad intervento chirurgico.
L’atteggiamento più frequentemente utilizzato è comunque quello della semplice osservazione dell’evoluzione dei noduli nel tempo: questa forma di intervento sanitario non “attivo” trova giustificazione nel fatto che molti noduli citologicamente benigni hanno una storia naturale di dimensioni stazionarie, tanto da non richiedere intervento con farmaci.