Fistola

Fistola

 

Con il termine medico fistola su vuole evidenziare il profilo patologico di ogni tipologia di comunicazione che intercorre tra due o più cavità dell’organismo tra di loro o con le realtà proprie dell’esterno. Le fistole possono formarsi quasi in ogni organo del corpo attraverso meccanismi differenti.

 

Che cos’è una fistola?

Le fistole hanno la definizione di interne nel momento in cui esse fungono da mezzi di comunicazione tra due organi o cavità interne all’organismo, o esterne quando mettono in comunicazione una o più cavità con l’esterno.

E’ anche interessante notare che le fistole si classificano in semplici, quando si ha un unico canale di comunicazione, e multiple o ramificate quando esistono più canali differenti fra questi dati organi o cavità.

Si è in presenza di fistole incomplete nei momenti specifici che danno luogo a situazioni in cui le azioni di fissurazione non possono ancora generare dei canali comunicativi idonei ai loro scopi specifici.

 

Quali sono le cause della fistola?

Le fistole, generalmente, si formano a causa di un processo infiammatorio che viene aggravato da un’infezione con relativo ascesso, che in seguito si rompe provocando la fuoriuscita del pus e, una volta riassorbito lascia uno spazio a forma di tubo che costituisce la fistola.

La fistola può provocare ulteriori infezioni in due casi differenti, nel caso l’infezione sia il continuo regolare o anche meno di una corretta alimentazione organiza alla prosecuzioe dell’infiammazione o quando si debba attuare il passaggio di un dato materiale biologico che ha origine nell’organo o nella cavità fistolizzata. In alcune circostanze, la fistola può guarire lasciando al suo posto tessuto cicatriziale, in altri casi, è possibile che si ripresenti (recidiva) formando così ulteriori fissurazioni e canali. Questa è la causa più comune di fistole multiple o ramificate.

 

Sebbene le fistole possano formarsi in qualsiasi organo o cavità del corpo umano, le sedi più comuni sono:

fistole anorettali, che uniscono l’ano con il peritoneo o con il canale rettale e si formano solitamente dopo ascessi nella zona del retto o dell’ano

fistole sacrococcigee, che mettono in comunicazione l’ano con la zona coccigea e sono usualmente conseguenza delle cisti pilonidali. Sono spesso soggette a recidiva o a formazione di fistole multiple fistole colecisto-duodenali o colecisto-coliche che si formano quando la colecisti, per via dell’infiammazione e dei calcoli, aderisce al duodeno o al colon e si perfora, provocando la formazione di un tragitto attraverso il quale possono migrare i calcoli che saranno espulsi con le feci

fistole rettovaginali, enteroenteriche (fra intestino ed intestino), rettovescicali ed enterovescicali che si formano quando l’intestino è infiammato a causa di malattie come il morbo di Crohn, o i tumori maligni

 

Quali sono i sintomi della fistola?

I sintomi relativi alle fistole variano notevolmente a seconda della sede e della dimensione della fistola in oggetto.

Le manifestazioni più comuni possono variare fra il cattivo odore e la fuoriuscita di pus. In caso di fistole esterne, più evidenti, a dolore, gonfiore e infiammazione di intensità variabile, talvolta anche molto importante.

Fistola Carotido-Cavernosa

Fistola Carotido-Cavernosa

 

La fistola carotido-cavernosa è il effetto di una comunicazione non corretta tra l’arteria carotide e il seno cavernoso. Questo porta ad un aumento della pressione venosa che può provocare un’ischemia, una rottura dei vasi sanguigni, mettendo a serio rischio la capacità visiva.

 

Che cos’è la fistola carotido-cavernosa?

Esistono due forme di fistola: una forma diretta, che va a coprire circa il 70-90% dei casi e una forma indiretta. Nella fistola diretta, a seguito di un irregolarità della parete interna dell’arteria carotide, l’elevato flusso sanguigno arterioso si riversa direttamente nel seno cavernoso. Nella fistola indiretta, invece, (shunt durale) l’arteria carotide intracavernosa è integra, il sangue passa attraverso le branche meningee delle arterie carotidee interne o esterne nel seno cavernoso.

 

Quali sono le cause della fistola carotido-cavernosa?

Nella fistola diretta l’elevato fluire di sangue può portare ad una rottura spontanea o postraumatica.

 

Nel caso della fistola indiretta una malformazione congenita può essere la causa che determina la rottura spontanea in associazione ad un trauma anche lieve o ad uno stiramento. Particolarmente a rischio sono i pazienti affetti da ipertensione arteriosa.

 

Quali sono i sintomi della fistola carotido-cavernosa?

I sintomi della fistola diretta possono essere improvvisi e molto marcati:

chemosi e iperemia dei vasi episclerali

proptosi

oftalmoplegia

grave riduzione della capacità visiva

aumento della pressione intraoculare

ischemia del segmento anteriore

 

La sintomatologia nella fistola indiretta è certamente più lieve e sfumata rendendo quindi più difficile la sua diagnosi. In principio si presenta con:

rossore causato dalla dilatazione dei vasi congiuntivali di uno o di entrambi gli occhi

incremento della pressione intraoculare

fondo oculare normale o moderata congestione venosa

lieve proptosi

oftalmoplegia (da paresi del VI nervo cranico)

all’auscultazione meningea il timing del soffio è sincrono alla sistole

 

La diagnosi differenziale serve a distinguere la fistola congiuntivite cronica da altre patologie quali l’orbitopatia tiroidea e le malformazioni arterovenose orbitarie.

 

Diagnosi

La diagnosi della Fistola Carotido-Cavernosa effettua sottoponendo il paziente ai seguenti esami:

imaginig radiologico: ecografia oculare con ecocolordoppler, che evidenzia l’inversione del flusso causato all’arterializzazione del seno cavernoso;

la risonanza magnetica RMN e l’angio RMN, che evidenziano i segni della stasi.

Un consulto multidisciplinare con specialisti di neurochirurgia e neuroradiologia vanno a completare il percorso diagnostico.

 

Trattamenti

Nei casi in cui la fistola, sia essa diretta o indiretta, non si dovesse chiudere spontaneamente o dopo l’attuazione di opportune manovre compressive, si deve ricorre al trattamento embolizzante che consiste nell’inserimento di sostanze ad effetto trombotico nella zona soggetta ad anomala comunicazione andandola a chiudere. Tale sistema è eseguibile sia per via trans arteriosa (arteria femorale) che per via trans venosa (vena femorale) e viene chiamata radiologia interventistica.

Floxuridina

Floxuridina

 

S’impiega nella cura dei tumori allo stomaco o all’intestino che si sono estesi al fegato (nel caso in cui interventi chirurgici e altri trattamenti non abbiano sortito alcun effetto).

 

Che cos’è la floxuridina?

Si tratta di un profarmaco che viene rapidamente trasformato dall’organismo in 5-fluorouracile, principio attivo che interagisce con la sintesi del DNA e – in misura minore – con quella dell’RNA. Esso esplica la sua azione inibendo l’enzima uracil-riboside fosforilasi, interferendo anche in tal modo con la sintesi dell’RNA.

Inoltre un altro derivato della floxuridina (il monofosfato FUDR-MP) inibisce l’enzima timidilato sintasi, interferendo anche in tal modo con la sintesi del DNA.

 

Come si assume la floxuridina?

Si somministra tramite iniezioni.

 

Effetti collaterali della floxuridina

La floxuridina può abbassare il numero di piastrine e le capacità dell’organismo di combattere le infezioni.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

senso di stanchezza

stato di debolezza

perdita dei capelli

scomparsa dell’appetito

senso di nausea

dolori o crampi a livello muscolare

conati di vomito

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione o dolore al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

feci scure o con sangue

sangue nel vomito

stato febbrile

brividi

scariche di diarrea

frequenti scariche intestinali

infiammazione del cavo orale

dolore, arrossamento, sanguinamento o gonfiore al punto di iniezione

emorragie gravi

mal di stomaco forte o persistente

vomito grave o persistente

gravi debolezza o stanchezza

fiato corto

male alla gola

vesciche in bocca o sulle labbra

gonfiore a gola o bocca

lividi o emorragie

gonfiore, infiammazione e sensibilità alle vene

feci liquide

ittero

 

Controindicazioni e avvertenze

Può esserne controindicato l’impiego in caso di problemi al midollo osseo, di gravi infezioni malnutrizione o di assunzione di sorivudina nelle 4 settimane precedenti.

Prima della cura è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (citando in particolare leucovorin, sorivudina, acido folico, e farmaci che possono creare problemi di nutrizione o al midollo osseo)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di problemi epatici, renali o al midollo osseo o di varicella

se si è mai stati trattati con radioterapia o chemioterapia

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Fluocinolone

Fluocinolone

 

S’impiega per ridurre prurito, desquamazione, formazione di croste, arrossamenti, secchezza e infiammazioni o fastidi vari associati a problemi dermatologici.

 

Che cos’è il fluocinolone?

E’ un corticosteroide il cui esatto meccanismo di funzionamento non è noto.

 

Come si assume il fluocinolone?

Si somministra per via topica. È disponibile in forma di creme, soluzioni, unguenti, oli e shampoo in cui può essere presente in diverse concentrazioni.

La cura prevede di solito da 2 a 4 applicazioni al giorno.

 

Effetti collaterali del fluocinolone

Fra i suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

epidermide secca o screpolata

acne

prurito

bruciore

cambiamenti del colore della cute

 

È bene rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare o deglutire

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

respiro sibilante

infezioni della cute

 

Controindicazioni e avvertenze

Prima di utilizzare un prodotto a base di tale farmaco è importante informare il medico:

circa la presenza di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri farmaci, ad altre sostanze o ad alimenti

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (citando in particolare chemioterapici, altri medicinali ad uso topico e vitamine)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di cataratta, disturbi della circolazione, diabete, glaucoma o malattie immunitarie

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Flupentixolo

Flupentixolo

 

Viene utilizzato per la cura della schizofrenia e della depressione.

 

Che cos’è il flupentixolo?

E’ un farmaco antipsicotico il cui meccanismo d’azione non è stato ancora del tutto delucidato; si ritiene comunque che i suoi effetti antidepressivi, ansiolitici e stabilizzanti dell’umore dipendano dalla sua capacità di bloccare i recettori per il neurotrasmettitore dopamina presenti nel sistema nervoso centrale.

 

Come si assume il flupentixolo?

Può essere somministrato tramite iniezioni intramuscolari o per via orale.

 

Effetti collaterali del flupentixolo

Può anche aumentare la sensibilità della pelle alla luce solare e alterare il livello di glucosio nel sangue. Può aumentare altresì il rischio di istinti suicidi, soprattutto negli individui predisposti. Infine, può incrementare il rischio di sindrome neurolettica maligna.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

sensazione di sonnolenza

mal di testa

fauci secche

appannamento della vista

tempi di reazione rallentati

 

È opportuno contattare subito il curante in caso di:

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

perdita di liquidi dal capezzolo

problemi mestruali

battito accelerato

stato di costipazione

scariche di diarrea

minzione difficoltosa

rigidità a livello muscolare

febbre molto alta

sensazione di confusione

sudorazioni

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

istinti suicidi

irrequietezza o agitazione

movimenti incontrollati

variazioni del peso corporeo

stato d’insonnia

sbalzi d’umore

problemi alla sfera sessuale

aumento del volume delle mammelle

 

Controindicazioni e avvertenze

Prima della cura è importante informare il medico:

circa la presenza di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri farmaci, ad altre sostanze o ad alimenti

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di Parkinson, glaucoma, miastenia gravis, ittero, malattie del sangue, feocromocitoma, porfiria, malattie cardiache o vascolari, problemi epatici, renali, alla tiroide o alla prostata, disturbi respiratori, epilessia e diabete

in caso di donne gravide o in allattamento

 

È importante far sapere a medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di flupentixolo.

Il trattamento della schizofrenia prevede di solito l’assunzione di flupentixolo a lungo termine; la terapia non deve essere interrotta improvvisamente o senza alcun consenso medico.

La cura della depressione potrebbe richiedere anche dalle 2 alle 4 settimane prima di produrre significativi benefici. Anche in tal caso, non bisogna interrompere la terapia senza il consenso del medico.

Follitropina alfa

Follitropina alfa

 

Si utilizza maggiormente all’interno di trattamenti contro l’infertilità nei confronti di donne che non riescono a rimanere incinte.

 

Che cos’è la follitropina alfa?

Promuove lo sviluppo degli ovociti nelle ovaie.

 

Come si assume la follitropina alfa?

Di solito si somministra tramite iniezioni sottocutanee.

 

Effetti collaterali della follitropina alfa

Il trattamento con questo farmaco può determinare gravidanze multiple.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

seno dolente

fastidio, dolore o leggeri lividi a livello del sito di iniezione

mal di testa

lievi male allo stomaco o senso di nausea

infiammazione dei seni nasali

male alla gola

naso chiuso

 

È importante rivolgersi subito alle cure di un medico in caso di:

rash

anomale emorragie vaginali

dolore o sensibilità ai polpacci

stato di confusione

minzione ridotta

scariche di diarrea

stato febbrile

debolezza a un singolo lato del corpo

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza, oppressione o dolore al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

sbalzi d’umore o del comportamento

stato d’ ansia

attacchi di panico

difficoltà nel dormire

dolore, fastidio o gonfiore allo stomaco forti o persistenti

dolore pelvico o alla schiena forte o persistente

nausea forte o persistente

fiato corto

difficoltà nel parlare

improvviso e ingiustificato aumento di peso

prurito, perdite o cattivo odore vaginale

problemi visivi

conati di vomito

 

Controindicazioni e avvertenze

E’ controindicata in caso di cisti ovariche o ingrossamenti non associati a una sindrome dell’ovaio policistico e sospetta gravidanza, insufficienza ovarica primitiva, problemi alla tiroide o al surrene non controllati, tumori sensibili all’azione degli ormoni, tumori all’ipofisi, lesioni o tumori cerebrali, tumori agli organi femminili, emorragie irregolari o forti da utero o vagina.

Prima della cura è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di problemi al surrene o alla tiroide, emorragie delle vie urinarie, trombi o problemi respiratori

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

La follitropina alfa può compromettere le capacità di guida o di eseguire in sicurezza attività pericolose; questo effetto collaterale può essere aggravato dall’assunzione di alcol e da alcuni medicinali.

Follitropina beta

Follitropina beta

 

S’impiega al fine di aumentare le probabilità di ovulazione e gravidanza o per aumentare la produzione degli spermatozoi.

 

Che cos’è la follitropina beta?

Essa esplica la sua azione promuovendo la produzione e il rilascio di ovociti da parte delle ovaie e stimolando la produzione di spermatozoi da parte dei testicoli.

 

Come si assume la follitropina beta?

Viene somministrata mediante iniezioni.

 

Effetti collaterali della follitropina beta

Il trattamento con tale farmaco può essere associato a torsione ovarica, gravidanze ectopiche, sindrome da iperstimolazione ovarica e gravidanze multiple. Può anche incrementare il rischio di formazione di gravi trombi.

 

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

acne

senso di nausea

fastidi allo stomaco

sensazione di stanchezza

lievi dolori, lividi, gonfiori o arrossamenti al punto di iniezione

sensibilità della mammella o aumento del suo volume

mal di testa

lieve mal di stomaco

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

prurito

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

anomali emorragie vaginali

forte dolore pelvico

difficoltà a respirare

dolori o gonfiori allo stomaco

persistenti dolori, gonfiori, lividi o arrossamenti al punto di iniezione

 

Controindicazioni e avvertenze

Può esserne controindicato l’impiego in caso di impossibilità delle ovaie di produrre ovociti o dei testicoli di produrre spermatozoi, problemi non controllati alla tiroide, all’ipofisi o al surrene, emorragie vaginali abbondanti o di causa ignota, cisti ovariche o ingrossamenti delle ovaie non associate a una sindrome dell’ovaio policistico, tumori al seno, all’ovaio, all’utero, ai testicoli, all’ipotalamo o all’ipofisi.

Prima del trattamento è consigliabile far sapere al medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco (in particolare ad altri prodotti a base di ormoni – come la follitropina alfa – alla streptomicina o alla neomicina), ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di trombi, problemi alle tube di Falloppio, cisti ovariche, torsione ovarica o sindrome dell’ovaio policistico

in caso di forte sovrappeso

in caso di elevato rischio di trombi

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Fondaparinux

Fondaparinux

 

S’impiega al fine di prevenire la formazione di coaguli di sangue che può essere associata ad alcuni interventi chirurgici.

E’ altresì utilizzato – in combinazione con il warfarin – per trattare trombi presenti nei vasi sanguigni di gambe o polmoni.

 

Che cos’è il fondaparinux?

E’ un anticoagulante che inibisce uno dei passaggi del processo di coagulazione del sangue, riducendo così il rischio di formazione o ingrandimento di coaguli indesiderati.

 

Come si assume il fondaparinux?

Si somministra mediante iniezioni.

 

Effetti collaterali del fondaparinux

Può ridurre il livello di piastrine nel sangue e influenzare il risultato di alcune analisi di laboratorio.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

rash, irritazioni, lievi emorragie, o prurito al punto di iniezione

disturbi del sonno

 

È importante avvisare subito il medico in caso di:

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

feci scure o sangue nelle feci

stato di confusione

difficoltà nel camminare

svenimenti

stato febbrile

aumento delle perdite da una ferita

scomparsa dell’appetito

epistassi

debolezza da un singolo lato del corpo

pallore

urine rosa o rosse

capogiri o mal di testa (gravi o persistenti)

stanchezza, debolezza, nausea o vomito (forti o persistenti)

difficoltà a parlare

gonfiore a caviglie, piedi o mani

pizzicore o intorpidimenti (soprattutto a gambe e piedi) e debolezza muscolare

emorragie e lividi

vomito che sembra caffè

 

Controindicazioni e avvertenze

Può essere controindicato in presenza di problemi renali, piastrine basse e presenza di anticorpi antipiastrine, infiammazioni cardiache di origine batterica, emorragie o disturbi emorragici e se si pesa meno di 50 kg.

Prima della somministrazione è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (in particolare Fans, inibitori delle piastrine, proteina C attivata, anticoagulanti, inibitori diretti del fattore Xa, inibitori diretto della trombina, salicilati e qualunque altro farmaco che può influenzare le piastrine)

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di disturbi alla vista causati dal diabete, disturbi emorragici, emorragie cerebrali, problemi renali, epatici o gastrointestinali, malattie del sangue, pressione alta

in caso di recenti o programmati interventi chirurgici al cervello, alla spina dorsale o gli occhi

in caso di iniezioni spinali

in presenza di un catetere epidurale

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

se si pesa poco

in caso di ictus

È sempre importante far sapere medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di fondaparinux.

Formaggio di alpeggio o di malga

Formaggio di alpeggio o di malga

 

Che cos’è il formaggio di malga?

I formaggi di alpeggio (o di malga) sono prodotti derivati dal latte munto da vacche allevate nelle malghe di montagna. Qui gli animali sviluppano la loro muscolatura e godono di una salute circolatoria e polmonare migliore; per questo dal loro latte si possono ottenere dei formaggi considerati particolarmente appetitosi.

I formaggi di alpeggio prodotti in Lombardia, Veneto e Friuli sono caratterizzati da quel tipico sentore di vegetali fermentati o leggermente fruttati e dal sapore amaro; fra questi formaggi sono inclusi per esempio l’Asiago, il Montasio, il Bitto e il Casera. Fontina e Gruviera sono invece esempi di formaggio di malga provenienti dalle alpi valdostane, svizzere e francesi; in essi manca, in genere, quel gusto dalle note amare tipico di altre varietà di formaggio di alpeggio.

I formaggi di malga venivano originariamente prodotti direttamente in alpeggio. Oggi in alcuni casi vengono trasportati nei locali per la stagionatura a valle circa 20 giorni dopo la mungitura del latte; in altri casi, invece, il formaggio viene prodotto direttamente a valle, nei caseifici che quotidianamente ricevono il latte proveniente da altri alpeggi.

 

Che proprietà nutrizionali ha il formaggio di alpeggio o di malga?

100 grammi di formaggio di alpeggio tipo Asiago apportano:

263 Calorie

54,8 g di acqua

21,3 g di lipidi

17,3 g di proteine

0,5 g di carboidrati

0,22 mg di vitamina E

202 μg di vitamina A

100 grammi di formaggio di alpeggio tipo Bitto apportano:

410 Calorie

31 g di lipidi

26 g di proteine

1-1,2 g di calcio

 

Possibili effetti collaterali dei formaggi di malga

I latticini non dovrebbero essere assunti insieme alla ciprofloxacina e alle tetracicline. Per questo motivo è consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Reperibilità dei formaggi di malga

In genere l’estate è la stagione in cui i formaggi di alpeggio vengono prodotti; in molti casi, però, se ne permette la produzione anche in inverno, quando le vacche sono ricoverate in stalla e vengono alimentate con il foraggio. Questo però ha delle conseguenze sulle caratteristiche del prodotto finale che risulta diverso.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Il formaggio di alpeggio conserva e offre tutti i benefici del latte, in special modo la qualità elevata di proteine e di minerali alleati della salute delle ossa (in particolare il calcio) in esso contenuti. Non bisogna però dimenticare che i formaggi sono fonti di grassi saturi, di colesterolo e di sodio.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare

Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare

 

Le patologie dell’interfaccia vitreo-retinica sono un insieme di modificazioni fisiche dell’occhio che possono portare ad un danneggiamento grave della vista. Tra queste patologie ci sono il Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare. Il Foro Maculare consiste nella rottura della retina a causa di un distacco del vitreo posteriore (DVP).

 

Cos’è il foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Questa patologia si presenta più di frequente nelle donne, circa il 72% dei casi, ed è strettamente legata all’età: più del 50% delle pazienti hanno un’età tra i 65-74 anni. La probabilità che la malattia interessi entrambi gli occhi e di circa 8-10%.

Circa la metà dei fori maculari hanno una remissione spontanea entro un anno. Il 74% progredisce negli stadi III-IV. Allo stadio III-IV solo il 4 % dei casi si chiude spontaneamente.

 

Quali sono le cause del foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Alla base del foro maculare ci sono formazioni di cicatrici e cisti, l’accumulo di strati di cellule e di liquidi che possono provocare il distacco della retina.

Le cause più frequenti del distacco della retina vanno ricercate in:

L’invecchiamento dell’occhio

L’accumulo di liquidi al di sotto della retina

Traumi

Diabete

Malattie infiammatorie

 

Quali sono i sintomi del foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Sintomi principali delle patologie a carico dell’interfaccia vitreo-retinica sono:

Messa a fuoco alterata, detta anche metamorfopsia

Scotoma, cioè la comparsa di una macchia centrale, simile a un’ombra o ad un velo, in un’area del campo visivo con conseguente riduzione della vista con diversi gradi di intensità

 

Diagnosi

La diagnosi viene formulata in seguito a visita oculistica e seguente tomografia a coerenza ottica (OCT).

La tomografia permette di verificare il grado di avanzamento del danno a carico dell’occhio:

I.A: Presenza di trazione vitreo-maculare con una ciste di spessore parziale (retina interna) nella fovea.

I.B: Presenza di trazione vitreo-maculare con una ciste di spessore totale (coinvolge la retina esterna) nella fovea.

II: Foro maculare a tutto spessore con aderenza parziale dell’opercolo retinico. Ialoide posteriore parzialmente adesa in regione foveale.

III: Foro maculare a tutto spessore senza opercolo adeso e diametro inferiore a 400 microns. Ialoide posteriore non adesa in regione foveale.

IV: Foro maculare a tutto spessore senza opercolo adeso e diametro superiore a 400 microns. Ialoide posteriore non adesa in regione foveale.

 

Trattamenti

A seconda del danno rilevato all’occhio dipende l’urgenza di un intervento chirurgico. Solitamente si interviene quando i fori maculari raggiungono lo stadio II o superiore, mentre si mantengono in osservazione quelli nello stadio I. L’intervento di routine è la vitreoctomia che prevede il peeling della membrana limitante interna e l’uso di una sostanza tamponante, come aria, gas o olio di silicone, che favorirà la chiusura del foro.

Recenti studi hanno dimostrato che l’Ocriplasmina (JETREA) è di grande utilità nella cura della sindrome di trazione vitreo-maculare. Essa consiste in un’iniezione nella cavità vitrea di questo enzima.

 

Prevenzione

Con la griglia di Amsler, un test di autovalutazione attuato direttamente dal paziente, la percezione alterata delle immagini o la comparsa di metamorfopsie può essere agevolmente individuabile.

Nel caso in cui il paziente vedesse le righe ondulate, è importante che si rivolga all’oculista specialista in patologie retiniche.

 

Frattura del braccio o frattura del gomito

Frattura del braccio o frattura del gomito

 

Le fratture del braccio o del gomito sono un evento abbastanza frequente che implica la rottura di una o più ossa del braccio: ulna, radio e omero. Una delle cause più frequenti di frattura è una caduta violenta sul braccio teso. Il sintomo è un dolore acuto e la difficoltà a piegare il braccio.

L’intervento chirurgico, quando necessario, mira a ricomporre correttamente le ossa, riallineandole, con lo scopo di evitare la rigidità articolare e future deformazioni.

 

Che cos’è la frattura del braccio?

La frattura del braccio può coinvolgere una qualsiasi delle tre ossa che vanno dalla spalla al polso – omero, radio e ulna – e si congiungono nell’articolazione del gomito.

Il braccio è un’articolazione molto complessa quanto importante. Agire immediatamente permette di ridurre l’insorgenza di problemi nel futuro.

 

Quali sono le cause della frattura del braccio?

La caduta su braccio teso è sicuramente la causa più frequente di frattura. Ciò può avvenire dopo una caduta in casa o per strada, dopo un incidente alla guida di un veicolo o durante l’attività sportiva. Un’altra causa è l’osteoporosi.

 

Quali sono i sintomi della frattura del braccio?

I sintomi della frattura del braccio differiscono a seconda del punto di lesione. Generalmente la frattura provoca:

-dolore acuto

-difficoltà a piegare il braccio

-gonfiore

-presenza di lividi e tumefazioni

Le fratture non trattate adeguatamente possono dare luogo a complicazioni che comprendono artrosi post-traumatica, infezioni, infiammazione del nervo ulnare, rigidità articolare (la difficoltà a muovere correttamente il braccio).

 

Come prevenire la frattura del braccio?

Le fratture del braccio si prevengono ponendo particolare attenzione alla protezione delle articolazioni se si svolgono attività sportive. È buona norma non sottoporre l’articolazione a movimenti ripetuti e usuranti.

Per evitare le fratture dovute a osteoporosi si dovrebbe integrare l’alimentazione ricca di calcio e vitamina D e seguire le terapie mediche prescritte.

Per prevenire le cadute, le persone anziane dovrebbero indossare scarpe comode, con suole antiscivolo, rimuovere gli ostacoli presenti in casa, come tappeti, illuminare bene gli ambienti, fare attenzione se si cammina all’esterno su superfici scivolose.

Frattura del femore

Frattura del femore

 

Il femore è  l’osso più lungo e voluminoso del corpo umano e la sua frattura può verificarsi a tutte le età. Nonostante il femore sia un osso molto resistente, urti e traumi violenti nel giovane oppure l’osteoporosi nell’anziano possono provocarne la frattura.

Vista la sua funzione fondamentale per la struttura di tutto il nostro corpo, è fondamentale ricorrere subito a cure mediche in caso di frattura.

 

Che cos’è la frattura del femore?

Il femore è un osso particolarmente importante. Su di esso si inseriscono muscoli fondamentali per il movimento. Il femore comunica con l’anca, costituendo l’articolazione coxofemorale, e con la rotula e la tibia nell’articolazione del ginocchio.

La frattura può colpire il femore nella sua parte centrale o più frequentemente negli anziani nella testa del femore, vale a dire l’estremità che si congiunge con l’articolazione dell’anca. Si parla in questi casi di frattura a livello del collo femorale e di frattura pertrocanterica.

 

Quali sono le cause della frattura del femore?

Le cause di frattura del femore variano molto a seconda dell’età del soggetto.

Le cadute accidentali in casa sono la principale causa di frattura del femore nella persona anziana. La persona anziana va incontro a fratture più di frequente a causa dell’osteoporosi, una patologia che comporta la riduzione della forza delle ossa e le espone a un rischio maggiore di lesione. Negli anziani sono comuni le fratture da stress, che non sono provocate da traumi o urti violenti ma da una progressiva degenerazione della struttura ossea. Spesso sono associate anche ad altre patologie come diabete e artrite reumatoide. Altre cause sono infezioni e tumori che possono alterare la robustezza del tessuto osseo.

Nel giovane la frattura del femore è frequentemente associata a traumi sportivi o a incidenti stradali. Il femore è un osso molto robusto e quindi, in assenza di altre patologie, ha bisogno di un urto molto violento affinché si verifichi la rottura. La frattura si può presentare in diversi punti del femore e può essere composta o scomposta, a seconda che ci sia uno spostamento o meno dei frammenti lesionati che perdono, così, il naturale allineamento.

La frattura al femore può inoltre essere:

  • completa o non completa, a seconda che ci sia una lesione con o senza separazione dei segmenti
  • multipla, se c’è una rottura in più punti
  • trasversale, obliqua o spiroide.

 

Quali sono i sintomi della frattura al femore?

I sintomi della frattura del femore differiscono a seconda del punto di lesione. Generalmente la frattura provoca:

-dolore acuto e immediato, che si può irradiare verso l’inguine, ma può essere avvertito anche all’altezza del ginocchio e della caviglia

-sensazione di uno schiocco al momento del trauma

-difficoltà a stare in piedi e a muovere la gamba

-gonfiore

-presenza di lividi e tumefazioni

-deformazione e accorciamento dell’arto

Le fratture non trattate adeguatamente possono dare luogo a complicazioni che comprendono artrosi post-traumatica, infezioni, deformità, rigidità articolare ovvero la difficoltà a muovere correttamente l’arto.

 

Come prevenire la frattura del femore?

Le fratture del femore si prevengono ponendo particolare attenzione alla protezione delle articolazioni se si svolgono attività sportive. È buona norma non sottoporre l’articolazione a movimenti ripetuti e usuranti.

Per evitare le fratture dovute a osteoporosi si dovrebbe integrare l’alimentazione con calcio e vitamina D e seguire le terapie mediche prescritte.

Per prevenire le cadute le persone anziane dovrebbero indossare scarpe comode, con suole antiscivolo, rimuovere gli ostacoli presenti in casa, come i tappeti, illuminare bene gli ambienti, fare attenzione se si cammina all’esterno su superfici scivolose.

Frattura del piede e della caviglia

Frattura del piede e della caviglia

 

Le fratture della caviglia e del piede sono eventi abbastanza comuni  che comportano nella maggior parte dei casi un trattamento chirurgico molto delicato e una lunga riabilitazione.

Quando si parla di frattura del piede, ad esempio, ci si riferisce alla probabile rottura di ossa diverse che compongono l’articolazione. Le più esposte al rischio di frattura sono: l’astragalo, il calcagno, lo scafoide, le ossa che compongono il metatarso e le ossa delle dita, vale a dire le falangi.

 

Che cos’è la frattura del piede?

Quando si parla di frattura del piede spesso si fa riferimento a un solo osso di quelli che compongono l’articolazione, anche se in alcuni casi – schiacciamento, incidenti – possono essere coinvolte più ossa. La frattura può essere netta, con due soli frammenti, o creare più frammenti. Può essere inoltre composta o scomposta.

La frattura più complessa e grave riguarda l’astragalo, osso di collegamento tra tibia-perone e calcagno. Di difficile guarigione è anche la frattura del calcagno, l’osso su cui si scarica tutta la pressione del corpo. Le fratture dell’astragalo e del calcagno hanno una lenta guarigione perché si tratta di ossa scarsamente irrorate dai vasi sanguigni e quindi la saldatura dei frammenti è meno rapida.

Fratture frequenti sono quelle del metatarso e dello scafoide, il collo del piede. Le fratture di più semplice ricomposizione sono quelle delle falangi.

Le fratture delle ossa del piede rivestono un’importanza particolare, perché possono determinare deformità e difficoltà nel camminare e nello svolgere le più semplici azioni quotidiane. Il trattamento è molto delicato per la complessità dell’articolazione e deve essere eseguito da esperti in chirurgia del piede e in centri specializzati.

La caviglia a causa della sua collazione è sottoposta a diverse sollecitazioni dovendo sopportare tutto il peso corporeo. La frattura della caviglia consiste nella rottura delle parte distale della tibia o della parte distale del perone/fibula.

 

Quali sono le cause della frattura del piede?

Le fratture si possono determinare per varie cause. Le più frequenti sono gli incidenti, in particolare gli incidenti alla guida e quelli professionali, in seguito a schiacciamento o a caduta dall’alto. Seguono i traumi sportivi, le cadute, le fratture da stress determinate da usura e movimenti ripetitivi. Un’altra causa di frattura del piede è l’osteoporosi, condizione in cui le ossa sono fragili e possono lesionarsi da sole senza urti o traumi.

 

Quali sono i sintomi della frattura del piede?

I sintomi differiscono a seconda del punto di lesione. Generalmente la frattura provoca:

-dolore vivo

-difficoltà o impossibilità a reggersi in piedi senza provare dolore

-gonfiore

-presenza di lividi e tumefazioni

-deformità (pronazione)

 

Come prevenire la frattura del piede?

Le fratture del piede si possono prevenire ponendo particolare attenzione alla protezione delle estremità con calzature infortunistiche se si svolgono lavori pericolosi. Se si pratica attività sportiva bisognerebbe evitare di sottoporre i piedi a stress eccessivi ed è raccomandata la scelta di scarpe idonee al tipo di attività fisica. Per evitare le fratture dovute a osteoporosi si dovrebbe integrare l’alimentazione con fonti di calcio e vitamina D e seguire le terapie mediche per ripristinare la mineralità dell’osso.

 

Diagnosi

Gli esami per diagnosticare le fratture del piede includono:

-radiografia del piede, che consente di visualizzare le lesioni da angolazioni diverse.

-scintigrafia ossea, mediante un mezzo di contrasto che evidenzia le zone danneggiate.

-TAC (tomografia assiale computerizzata), fornisce informazioni preziose per individuare le lesioni e le interferenze con tessuti, muscoli e legamenti consentendo di pianificare meglio un intervento chirurgico.

-risonanza magnetica, per la valutazione dello stato dei legamenti che possono essersi danneggiati durante un incidente e complicare la guarigione dell’articolazione.

 

Trattamenti

Il primo trattamento della frattura consiste nell’applicare ghiaccio, nell’immobilizzare il piede e nell’eventuale riduzione del dolore attraverso la somministrazione di antidolorifici.

Per le tipologie di fratture più semplici (come quella dell’alluce) è sufficiente immobilizzare la parte con il gesso.

Generalmente, le fratture del piede richiedono un intervento chirurgico, finalizzato alla ricomposizione (riduzione) dei frammenti e alla saldatura tramite viti metalliche, perni o piastre che vengono rimossi dopo la guarigione. All’intervento segue nella maggior parte dei casi una immobilizzazione con gesso e un periodo di riposo.

La riabilitazione fisioterapica è molto importante nel caso di fratture della caviglia e del piede. Serve a ristabilire attraverso esercizi mirati e ripetuti nel tempo l’esatta configurazione dei movimenti e un equilibrio nei rapporti tra ossa, nervi e muscoli. Durante le sedute si eseguono esercizi propriocettivi e di rinforzo muscolare.

 

Frattura dell’alluce

Frattura dell’alluce

 

La frattura dell’alluce riguarda la rottura del primo dito del piede a causa di forti traumi.

 

Che cos’è la frattura dell’alluce?

La frattura dell’alluce è un problema piuttosto comune e che in molti casi può essere risolto senza particolari interventi medici o chirurgici. Si tratta, in ogni caso, di una situazione più delicata rispetto a quella in cui a essersi fratturato è un altro dito nel piede. Nelle situazioni più gravi il dito può deformarsi o presentare delle ferite aperte.

 

Quali sono le cause della frattura dell’alluce?

Per fratturarsi l’alluce è sufficiente un duro colpo al dito, ma anche la caduta di un oggetto pesante sul dito stesso. Inoltre alcuni movimenti ripetitivi, come quelli che si eseguono praticando alcuni sport, possono causare fratture da stress alle dita dei piedi.

 

Quali sono i sintomi della frattura dell’alluce?

I sintomi tipici di una frattura dell’alluce sono dolore, gonfiore, un bruciore che può durare anche per due settimane e difficoltà di movimento. I bruciori intorno all’unghia sono particolarmente frequenti nel caso in cui la frattura sia causata dalla caduta in un oggetto sull’alluce.

 

Come prevenire la frattura dell’alluce?

Per evitare le fratture dell’alluce è importante indossare sempre scarpe adatte all’attività che si sta svolgendo. Per alcune categorie di lavoratori l’uso delle scarpe antinfortunistiche è fondamentale.

 

Diagnosi

Per diagnosticare una frattura all’alluce può essere sufficiente una semplice visita medica.

Una radiografia può aiutare a localizzare il punto esatto della frattura, ma non è sempre necessaria.

Per riconoscere una frattura da stress può essere necessaria una risonanza magnetica.

 

Trattamenti

La maggior parte delle fratture delle dita dei piedi guariscono da sole in 4-6 settimane. Nel caso dell’alluce però potrebbero essere necessarie una stecca o un’ingessatura e i tempi di guarigione potrebbero allungarsi di un paio di settimane. Nei rari casi in cui parte dell’osso si fosse rotta e allontanata dalla sua sede potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.

Il dolore e il gonfiore scompaiono nel giro di qualche giorno o una settimana. Se necessario è possibile assumere degli antidolorifici.

Nelle prime 24 ore è utile applicare spesso del ghiaccio e per ridurre il gonfiore è utile tenere il piede sollevato. L’alluce può essere fasciato per aumentare la stabilità.

L’attività fisica può essere ripresa poco alla volta solo una volta che il gonfiore sarà svanito e che sarà possibile indossare senza dolore delle scarpe in grado di proteggere l’alluce.

 

Frattura dell’anca

Frattura dell’anca

 

La frattura dell’anca consiste nella rottura della parte del femore nota come collo del femore che unisce l’osso principale della gamba all’anca nell’articolazione coxo-femorale. Si tratta di una lesione molto grave, soprattutto se colpisce una persona anziana.

La frattura dell’anca può verificarsi a qualsiasi età, ma i casi aumentano dopo i 65 anni a causa del progressivo indebolimento delle ossa per l’osteoporosi. La causa più frequente, infatti, è una banale caduta.

 

Che cos’è la frattura dell’anca?

La frattura dell’anca è una delle maggiori emergenze sanitarie in ambito geriatrico. Il 30% dei pazienti con più di 65 anni che subisce una frattura dell’anca muore dopo un anno per una combinazione di problemi innescati dalla disabilità grave provocata dalla frattura, tra i quali principalmente la perdita di autonomia. È indispensabile un trattamento chirurgico eseguito tempestivamente, seguito dalla riabilitazione e da un monitoraggio costante della salute del paziente anziano.

L’anca è un’articolazione molto complessa e si parla di frattura quando la rottura si verifica tra la cartilagine dell’articolazione e un punto posto cinque centimetri sotto il piccolo trocantere, il punto del femore in cui si inseriscono importanti muscoli che rendono possibile il movimento.

Le fratture dell’anca si classificano a seconda del punto in cui è presente una lesione intra-capsulare o extra-capsulare.

Le fratture intra-capsulari si verificano nel punto in cui il femore si unisce all’anca, la capsula, formata da fibre legamentose. È la più grave delle fratture perché si tratta di un punto molto vascolarizzato e quindi esposto al rischio di morte (necrosi) del tessuto osseo.

Si distinguono anche le fratture intertrocanteriche e sottotrocateriche.

 

Quali sono le cause della frattura dell’anca?

La principale causa di frattura dell’anca, soprattutto nell’anziano, è la caduta accidentale. Se il paziente soffre di osteoporosi il rischio è molto più alto. Nel paziente giovane, la frattura è spesso legata a incidenti stradali o a traumi sportivi.

Tra le cause collegate non bisogna dimenticare il sesso (le donne in menopausa soffrono un più rapido indebolimento delle ossa), farmaci a base di cortisone, fattori nutrizionali (quali un’alimentazione povera di calcio e vitamina D), sedentarietà, fumo e abuso di alcol.

 

Quali sono i sintomi della frattura dell’anca?

I sintomi della frattura dell’anca differiscono a seconda del punto di lesione. Generalmente la frattura provoca:

-dolore acuto

-incapacità di muoversi subito dopo la caduta

-difficoltà di stare in piedi e di scaricare il peso sul lato dell’anca lesionata

-gonfiore

-presenza di lividi e tumefazioni

-rotazione verso l’esterno della gamba interessata

-deformazione e accorciamento dell’arto interessato

Le fratture non trattate adeguatamente possono dare luogo a complicazioni che comprendono artrosi post-traumatica, infezioni, deformità, rigidità articolare, vale a dire difficoltà a muovere correttamente l’arto, andatura claudicante. La frattura dell’anca comporta anche numerose complicazioni legate alla mancanza di autonomia e alla necessità di un lungo periodo di ricovero o di allettamento. Queste comprendono: trombosi venosa, pieghe da decubito, infezioni delle vie urinarie.

 

Come prevenire la frattura dell’anca?

Le fratture del femore si prevengono ponendo particolare attenzione alla protezione delle articolazioni se si svolgono attività sportive. È buona norma non sottoporre l’articolazione a movimenti ripetuti e usuranti. Per evitare le fratture dovute a osteoporosi si dovrebbe integrare l’alimentazione con calcio e vitamina D e seguire le terapie mediche prescritte.

Per prevenire le cadute le persone anziane dovrebbero indossare scarpe comode con suole antiscivolo, rimuovere gli ostacoli presenti in casa come i tappeti, illuminare bene gli ambienti, fare attenzione se si cammina all’esterno su superfici scivolose.

Gabapentin

Gabapentin

 

S’impiega in particolar modo nel trattamento delle nevralgie causate dall’herpes in età adulta, nel trattamento delle convulsioni (negli adulti e nei bambini che hanno già compiuto 3 anni) e nel trattamento della sindrome delle gambe senza riposo.

 

Che cos’è il gabapentin?

Esso agisce sulle molecole chimiche ed i nervi che sono coinvolti nella generazione delle convulsioni e di alcune forme di dolore.

 

Come si assume il gabapentin?

Si somministra via bocca. È disponibile in forma di soluzione, capsule e compresse. Alcune formulazioni richiedono l’assunzione a stomaco pieno.

 

Effetti collaterali del gabapentin

Fra i suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

capogiri

sensazione di sonnolenza

fauci secche

appannamento della vista

scariche di diarrea

mani o piedi gonfi

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza, oppressione o dolore al petto

emorragie o lividi

pizzicore, intorpidimenti, dolori o debolezza a livello muscolare

dolore alla parte alta dello stomaco

scomparsa dell’appetito

urine scure

ittero

dolore a livello toracico

battito irregolare

fiato corto

stato di confusione

senso di nausea

conati di vomito

gonfiori

rapido aumento di peso corporeo

minzione ridotta o assente

tosse, febbre o difficoltà respiratorie nuove o in peggioramento

rapidi movimenti degli occhi avanti e indietro

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

sbalzi d’umore o del comportamento

stato d’ansia o sintomi depressivi

irrequietezza, iperattività, agitazione, ostilità,

istinti al suicidio

convulsioni in aumento

febbre, ghiandole gonfie, dolori o sintomi simil-influenzali

gravi reazioni a livello cutaneo

Nel caso di bambini è opportuno contattare un medico anche in caso di:

mutamenti del comportamento

problemi alla memoria

difficoltà di concentrazione

comportamento aggressivo, ostile o irrequieto

 

Controindicazioni e avvertenze

Prima di assumerlo è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato, in particolare farmaci che inducono sonnolenza o che possono rallentare il respiro, idrocodone, morfina e naprossene

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di malattie ai reni, al fegato o al cuore

se si lavora in turni notturni

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

In caso di cura con antiacidi è necessario lasciar trascorrere almeno 2 ore tra la loro assunzione e quella di gabapentin.

E’ altresì opportuno rammentare che l’alcol può aggravare alcuni degli effetti collaterali del farmaco.

Può alterare le capacità di guida o di eseguire attività pericolose o che richiedono attenzione.

Gadobrutolo

Gadobrutolo

 

Viene impiegato per diagnosticare alcuni disturbi al sistema nervoso centrale.

Trova altresì utilizzo nella diagnosi del tumore al seno.

 

Che cos’è il gadobrutolo?

Si tratta di un agente di contrasto che produce effetti magnetici. Permette di visualizzare più chiaramente organi, vasi sanguigni e altri tessuti (esclusi quelli delle ossa) nel corso di una risonanza magnetica.

 

Come si assume il gadobrutolo?

Viene somministrato tramite infusione in vena.

 

Effetti collaterali del gadobrutolo

In caso di malattie renali in stato avanzato, il suo impiego può causare gravi problemi di salute; fra i sintomi che possono segnalarne la presenza si possono includere:

bruciore, prurito, gonfiore e ispessimento o indurimento della cute

debolezza a livello muscolare

rigidità delle articolazioni di braccia, mani, gambe o piedi

dolore alle ossa a livello di costole o anca

difficoltà nel movimento

arrossamenti o decolorazione dell’epidermide

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

mal di testa

insolito o sgradevole sapore in bocca

senso di nausea

sensazione di freddo, caldo, dolore o bruciore nel punto di iniezione

 

È importante ricorrere subito alle cure di un medico in caso di:

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

problemi ai reni

forti dolori, bruciori o irritazione alla zona di iniezione

 

Controindicazioni e avvertenze

Prima della somministrazione è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze (in particolare ai mezzi di contrasto)

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di pressione alta, malattie epatiche, malattie renali, diabete, asma, febbre da fieno, convulsioni

in caso di recenti traumi, interventi chirurgici o gravi infezioni

in caso di dialisi

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Gallinella di mare

Gallinella di mare

 

Che cos’è la gallinella di mare?

La gallinella di mare (o capone, Chelidonichthys lucerna) è un pesce che appartiene alla famiglia Triglidae. Vive nell’Oceano Atlantico, nel Mare del Nord e nel Mar Mediterraneo. Solitamente è lunga 20-30 cm, ma può raggiungere anche dimensioni maggiori, fino a 75 cm per 6 kg di peso.

 

Che proprietà nutrizionali ha la gallinella di mare?

100 g di filetto di gallinella apportano 80 Calorie.

Dal punto di vista nutrizionale, la gallinella di mare è una fonte di:

proteine

grassi

potassio

fosforo

calcio

vitamina A

vitamina D

 

Possibili effetti collaterali della gallinella di mare

Non si ha evidenza di una possibile interferenza tra il consumo di gallinella di mare e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità della gallinella di mare

La pesca della gallinella di mare dura per tutto l’anno, ma si concentra in estate e in autunno. La riproduzione del pesce si verifica nel periodo compreso tra i mesi di dicembre e aprile e a fine giugno nel Mar Nero; nel Mediterraneo, invece, la riproduzione è più estesa. In estate vengono pescati esemplari giovani, che hanno carni dal gusto più delicato, mentre con l’avvicinarsi dell’inverno si catturano esemplari di taglia maggiore, meno gustose. Fra il pescato italiano gli esemplari provenienti dal Mare Adriatico sono noti per la loro carne, più morbida rispetto a quella di esemplari di altra provenienza.

 

Possibili benefici e controindicazioni della gallinella

Con il consumo di gallinella di mare è garantita l’assunzione di proteine di qualità elevata associate a pochi grassi (di qualità migliore rispetto ad altri grassi di origine animale), a minerali che aiutano a ridurre il rischio cardiovascolare (il potassio, che controlla la frequenza cardiaca e la pressione del sangue) e a proteggere la salute di ossa e denti (il calcio e il fosforo) e di vitamine. Fra queste ultime, la vitamina A è fondamentale per la crescita, per le funzioni riproduttive e per proteggere la salute del sistema immunitario. La vitamina D è invece importante per la salute delle ossa.

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Gambero

Gambero

 

Che cos’è il gambero?

Il termine generico “gambero” indica una varietà di specie di crostacei, tra cui i gamberetti (fra cui sono ad esempio incluse specie appartenenti ai generi Alpheus e Crangon) e il gambero rosso (Aristeus antennatus, Aristaeomorpha foliacea e Aristaeopsis edwardsiana).

 

Che proprietà nutrizionali ha il gambero?

100 g di gamberi crudi (specie miste) apportano:

85 Calorie, circa

78,45 g di acqua

20,10 g di proteine

0,51 g di lipidi, fra cui: 0,101 g di grassi saturi, 0,086 g di grassi monoinsaturi, 0,152 g di grassi polinsaturi (fra cui 347 mg di omega 3 e 21 mg di omega 6), 0,004 g di grassi trans

161 mg di colesterolo

119 di sodio

264 mg di potassio

214 g di fosforo

64 mg di calcio

35 mg di magnesio

1,34 mg di zinco

0,52 mg di ferro

0,23 mg di rame

0,1 mg di vitamina B6

39,6 µg di selenio

1,53 µg di vitamina B12

80,9 mg di colina

2,6 mg di niacina

2,2 mg di vitamina C

1,4 mg di vitamina E

0,35 mg di acido pantotenico

225 UI di vitamina A

 

Possibili effetti collaterali del gambero

Non si ha evidenza di eventuali interazioni fra il consumo di gamberi e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità del gambero

La reperibilità dei gamberi cambia a seconda della specie. In Finlandia, per esempio, la stagione della pesca del gambero va da giugno a ottobre. In Italia, invece, i gamberetti rosa sono tipicamente disponibili in primavera (da marzo a giugno).

 

Possibili benefici e controindicazioni del gambero

L’introduzione dei gamberi nella propria alimentazione contribuisce a rifornire l’organismo di proteine di buona qualità, di nutrienti importanti per il buon funzionamento del metabolismo (in particolare vitamine del gruppo B e zinco), per la salute delle ossa e dei denti (calcio e fosforo), per il trasporto di ossigeno (il ferro) e per le difese antiossidanti (selenio). Essendo inoltre poveri di grassi saturi e fonti di omega 3 e potassio, i gamberi hanno caratteristiche che li rendono utili per la protezione della salute di cuore e arterie.

Purtroppo, però, i gamberi rappresentano delle fonti di notevoli quantità di colesterolo, nutriente fondamentale per l’organismo; il suo apporto deve però essere mantenuto entro certi limiti per evitare il rischio di aterosclerosi.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Ginnastica propriocettiva

Ginnastica propriocettiva

Nei casi più gravi di distorsione alla caviglia, il recupero progressivo della flessione e dell’estensione iniziano prima di appoggiare il piede a terra, per evitare rigidità e per riguadagnare elasticità a livello di muscoli e tendini. L’appoggio con peso progressivo del piede a terra è la seconda tappa riabilitativa. Di solito è attuata dal paziente autonomamente e nella fase finale prevede l’uso delle stampelle solo per salire e scendere le scale, in quanto questa attività è ancora difficile da eseguire con scioltezza.

Un ruolo che potremmo definire di rifinitura a tutto il processo riabilitativo è affidato alla cosiddetta ginnastica propriocettiva. Poco conosciuta e considerata, questa tipologia di ginnastica può essere l’elemento di distinzione tra una caviglia che funziona discretamente o bene per attività di vita quotidiana e una caviglia che torna a sopportare le sollecitazioni sportive senza dolore. La ginnastica propriocettiva è utilizzata recuperare quella che potremmo chiamare sensibilità articolare, cioè quella capacità di rispondere adeguatamente agli stimoli variabili che provengono sia dal terreno sia dall’attività sportiva in carico (cambi di direzione, arresti improvvisi, salti, contrasti con gli avversari). Viene eseguita con tavolette dette “tipo surf”, costruite sia per essere utilizzate con entrambi i piedi (bipodaliche), sia con un piede solo (monopodaliche). Su queste tavolette, che sono instabili o basculanti, va ricercato ed allenato l’equilibrio della caviglia; si deve iniziare da seduti prima di lasciare le stampelle e quindi proseguire in piedi quando viene concesso il carico. Le prime volte è consigliabile avere l’assistenza di un fisioterapista.